Gli infermieri sono una figura fondamentale
Il 2020 rimarrà nei nostri ricordi per molto, moltissimo tempo. All’improvviso, come un ciclone, è arrivata la pandemia. Ci ha travolti tutti, creando scompiglio nella nostra vita privata e lavorativa. Potremmo parlare di molte cose. Si potrebbe analizzare il drammatico aumento dei femminicidi durante la quarantena forzata. Potremmo evidenziare le fasce della popolazione maggiormente colpite dal virus, oppure ancora parlare di come si sta cercando di salvaguardare l’economia, gravemente indebolita.
Eppure, questa volta vogliamo soffermarci su una figura a dir poco fondamentale: quella degli infermieri. Anche solo analizzando il loro operato prima della pandemia, potremmo dire che questo mestiere è molto impegnativo. Risulta necessaria molta devozione e amore per il proprio lavoro. Nel bel mezzo della pandemia, inoltre, questo lavoro è risultato imprescindibile. Gli infermieri e tutti gli operatori sanitari hanno dovuto entrare in stretto contatto con i pazienti, rischiando il contagio. Le ore di lavoro sono aumentate, come anche il carico di stress e di pressione.
Non è un caso se gli infermieri e i dottori sono stati descritti come dei veri e propri “angeli”, sempre in prima linea durante questa fase emergenziale. “Gli infermieri sono i membri dell’equipe assistenziale che trascorrono la maggior parte del tempo con i pazienti”, dovendoli assistere anche e soprattutto dal punto di vista emotivo. Proprio il 2020, inoltre, è stato inoltre nominato “Anno internazionale degli infermieri” dall’OMS.
L’infermiera Alessia Bonari e la fotografia virale
Se non lo si prova, si può solamente immaginare il carico di stress accumulato da infermieri e personale sanitario. Eppure, c’è stata un’immagine che ha fatto il giro del web. In apparenza è un’immagine molto semplice, un selfie di una giovane ragazza. Eppure, osservandola bene si capisce perché è diventata virale.
La ragazza ritratta è Alessia Bonari, una giovanissima infermiera, che si è scattata una fotografia al termine del suo turno in ospedale. Il suo volto è ricoperto dai segni della mascherina, che ha dovuto tenere addosso per molte ore. Il viso è stanco e provato. Una realtà che lei, come i suoi colleghi, vivono ogni giorno dal 2020. Questa fotografia ha contribuito a puntare i riflettori sul sacrificio degli infermieri. Tanto che Alessia è diventata un vero e proprio simbolo. Lei stessa racconta:
“Della pandemia mi porto dentro l’immagine delle strade deserte, quando mi muovevo per andare a lavoro. Da sola, in macchina, in una Milano vuota. Il coprifuoco, quelle file lunghissime al supermercato. Ero neolaureata quando è scoppiato il Covid: non dimentico la paura, l’incertezza, la preoccupazione dei miei genitori lontani da me”.
Mancano gli infermieri
Lo spirito del sacrificio e la devozione per il proprio lavoro, però, non sono abbastanza per poter affrontare un mestiere tanto impegnativo. Ed ecco che siamo di fronte ad un grande problema: mancano gli infermieri. Basta guardare le ultime notizie, e ci si rende conto di quanto la situazione sia allarmante. Qualche titolo esemplificativo? “Pronto soccorso di Civitanova, mancano infermieri e ci sono 9 positivi“, “Mancano infermieri, sospeso il Servizio 118: è polemica nel Sud fiorentino“, “In Campania mancano 11 mila unità fra medici e infermieri“.
Ebbene, l’emergenza del personale sanitario è diffusa in tutta Italia. I lavoratori decidono di abbandonare la propria mansione, poiché stanchi dei turni massacranti, dei rischi che corrono dal punto di vista della salute e delle basse paghe.
Dati e cause alla mano
Secondo la CGIL, “in Italia mancano 60.000 infermieri per mantenere gli attuali standard ed almeno altri 140.000 per arrivare agli standard europei”. Ma come si è arrivati a ciò?
Prima di tutto, l’età media degli infermieri sta aumentando, portando irrimediabilmente il personale con esperienza a diminuire. Inoltre, i corsi di laurea in Infermieristica sono a numero chiuso. Ciò comporta, oggettivamente, un numero di laureati minore. Inoltre, i turni a cui sono sottoposti gli infermieri sono, come abbiamo già sottolineato, molto rigidi e rischiano di ledere la vita privata e la psiche dei lavoratori. La pandemia ha, quindi, semplicemente aggravato un fenomeno già sviluppato.
Alle cause scatenanti di questa carenza si può aggiungere anche un fenomeno molto grave: le aggressioni fisiche e verbali ai danni degli infermieri. Infatti, un terzo degli infermieri viene aggredito sul posto di lavoro e la maggior parte di essi non denuncia. Spesso gli infermieri aggrediti si assentano dal lavoro, aggravando la mancanza di personale e quindi la pressione sui pochi infermieri presenti. La maggioranza di casi di violenza ai danni degli infermieri si registra in ambienti d’urgenza e nelle aree di salute mentale.
Un lavoro gravoso
Il mestiere di infermiere è stato inserito nella categoria di “lavori gravosi“, insieme agli operai, gli insegnanti delle scuole dell’infanzia, i facchini, i camionisti e altre mansioni. Questi lavori si distinguono dai “lavori usuranti“, di cui fanno parte i lavoratori delle gallerie e delle miniere, i palombari, coloro i quali lavorano in spazi stretti. Ebbene, queste due categorie di lavoratori possono beneficiare di diversi vantaggi, per quanto riguarda il pensionamento anticipato. Tuttavia, per approfondire questo argomento è necessario consultare con attenzione i vari requisiti e stare al passo con le ultime direttive.
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