Lo shitposter è il dadaista del XXI secolo

Cos’è lo shitposting?

In un momento storico in cui, grazie all’esplosione dei social media e all’evoluzione di quella cultura digitale che tanto sta segnando la nostra epoca, emergono nuove figure all’interno della rete. Troviamo il classico e ormai consolidato youtuber, lo streamer, il gamer, l’influencer e così via. Ma tra tutte queste non possiamo non nominare una figura che molto spesso passa in secondo piano, ovvero lo shitposter. Da ormai diverso tempo gli shitposter si sono affermati sui social media, come individui o amministratori di pagine di meme che scrivono e postano contenuti che si potrebbero collocare su una sottilissima linea che divide ciò è politicamente corretto e scorretto da dire. Nel 2017 lAmerican Dialect Society stilò una lista di parole ritenute le più utilizzate e significative per rappresentare l’anno a cui fa riferimento la lista, e proprio in questo particolare anno emerse la parola ‘shitposting’ (tradotto letteralmente come ‘caccapostaggio’) che si guadagnò il titolo di parola digitale dell’anno. Ma cos’è effettivamente lo shitposting?

Una forma di espressione all’interno dei social media

Lo shitposting possiamo descriverlo brevemente come una pratica digitale nata nel 2016 sui vari social media più comuni che nasce in stretto contatto con la divulgazione delle fake news che al tempo stavano spopolando durante la corsa alla Casa Bianca tra Donald Trump e Hillary Clinton. Nel giro di poco tempo, però, lo shitposting diverrà un fenomeno a sé stante ponendosi come una sorta di nemesi (ironica) per eccellenza dalle sempre più comuni e insistenti fake news. Lo shitposting, in questo contesto, nasce proprio come atteggiamento e approccio in cui, utilizzando meme, battute e contenuti totalmente fuorvianti in una determinata discussione, si veniva a creare una sorta di spostamento del topic in corso. In altre parole, l’intento era quello di dirottare una discussione (ad esempio a sfondo politico), partecipando ad essa con un linguaggio quasi spregiudicato, sfociando apparentemente nel grottesco e in una sorta di trolling.

Differenze

Seppure possa sembrare una modalità simile a quella della veicolazione delle fake news, in realtà il fine dello shitposting era totalmente differente. Se le prime tendono a gonfiare e alimentare l’opinione pubblica attraverso una serie di contenuti che mirano ad avere un certo effetto e una certa influenza su coloro che li leggeranno, i secondi smontano questo processo tramite un sabotaggio metodico. Lo scopo non è quello di sindacalizzare o trasformare una tale notizia, ma decostruire il potere che possono avere determinate notizie se trattate e comunicate in modo sbagliato, utilizzando proprio le armi predilette dei social media, che sono per lo più i meme. Dunque, lo shitposting nasce come reazione a un certo tipo di atteggiamento (ritenuto sbagliato da molti utenti) sui social media. Inizialmente con questa pratica si faceva riferimento alla pubblicazione di contenuti ritenuti inutili o irrilevanti con il semplice scopo di provocare altri utenti che prendevano troppo sul serio determinate notizie.

Shitposting e Dadaismo: parallelismi a confronto

Proprio nel corso degli ultimi anni, si è affermato di conseguenza un rappresentante per questa pratica che potremmo definire reazionaria, ovvero lo shitposter, che può essere presentato come colui che in maniera quasi compulsiva sviluppa un rapporto di posting seriale sui social media. Lo shitposter altro non è che colui che ironizza in maniera consapevole e sincera su qualsiasi fenomeno che abbia rilevanza nel mondo social, sviluppando una certa attitudine a tratti reazionaria. Questo atteggiamento rappresenta una modalità di comunicazione che in un certo senso smonta le modalità e le prassi tradizionali della comunicazione sui social media, proprio per questo, lo shitposter, a tratti, potrebbe essere inteso come un sorta di dadaista dei social. La relazione con il Dadaismo, e con i dadaisti consisterebbe nella medesima attitudine che coinvolge i partecipanti.

Dadaismo

Il Dada nasce in un contesto storico e sociale in cui le guerre e le ingiustizie sociali schiacciavano il singolo, ma anche la collettività, alimentando una rabbia culturale che fu, successivamente, convertita e utilizzata come strumento per creare un movimento che permettesse ai partecipanti di prendere una posizione distante e contrastante da ciò che stava succedendo nel mondo. Il Dadaismo rappresentava l’anti-movimento artistico e culturale per eccellenza, caratterizzato dalla spregiudicatezza e dalla sfrontatezza totale in cui venivano smontate le norme artistiche convenzionali ma anche sociali. Un altro aspetto del Dadaismo era relativo alla possibilità in cui tutto potesse diventare potenzialmente arte – in un mondo che andava distruggendosi – e tra le figure principali non possiamo non nominare Marcel Duchamp e i suoi ready-made che hanno sancito uno strappo senza precedenti nella produzione artistica convenzionale. Lo shitposting si pone come una sorta di nuovo dadaismo, in cui – proprio come allora – la società e i singoli individui si ritrovano in uno stato di sconvolgimento, di caos e di certezze che vengono sempre di più a mancare. Ma se all’epoca pochi potevano permettersi di fare arte e contribuire a contrastare il sistema, ora siamo circondati da strumenti che possono consentire a tutti di dar sfogo ai propri pensieri, alla propria rabbia e alle proprie angosce esistenziali.

Gli strumenti contemporanei

Ovviamente questi strumenti sono i social media e i meme che, un pò come i ready-made di Duchamp, non sono nient’altro che strumenti digitali che possono essere utilizzati per mettere in discussione un dato fenomeno o una notizia, tramite un approccio rivoluzionario. L’analogia tra lo shitposting e l’attitudine puramente nichilista e anche anarchica dei dadaisti può essere rintracciata nella stessa spregiudicatezza con cui gli shitposter comunicano i loro messaggi, dalla loro comune aspirazione volta a voler esprimere senza costrizioni sociali e morali ciò che vogliono e nel loro rifiuto a convenzionarsi alle norme imposte dalla società. Gli shitposter non sono altro che utenti che scrivono e condividono ciò che vogliono, quando vogliono e anche come vogliono, non hanno paura di ‘dire la loro’ o di prendere posizioni contrastanti e distanti da quelle più convenzionali e di (ri)scoprire una libertà di pensiero che sempre di più viene a mancare. 

Conclusione

Lo shitposting attualmente può risultare una pratica estremamente utile per comunicare il proprio disagio e la propria rabbia nei confronti del mondo circostante e della società nel quale ci troviamo sommersi. Tuttavia, è anche un modo per dar sfogo ai propri pensieri e alle proprie opinioni tramite una modalità di comunicazione ed espressione del tutto semplice e immediata. Lo shitposting non è nient’altro che un modo per poter parlare a cuore aperto ma al tempo stesso ironico, il cui slogan potrebbe essere ‘shitposto perché in realtà non mi sento a posto’.

 


Fonti:

not.neroeditions.com

huffingtonpost.it

Credits:

Copertina

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