La Crusca a difesa dell’italiano sulla questione del linguaggio inclusivo

Stoccata finale dell’accademia della Crusca sul tema del linguaggio inclusivo.

Il celebre istituto, in una lunga lettera in risposta ai numerosi quesiti linguistici posti di recente, difende l’utilizzo dell’italiano:

“Lingua non predisposta ad un genere neutro, è importante tutelare le proprie radici culturali”

La questione

È difficile trovare qualcuno che negli ultimi tempi non abbia espresso la sua sul fortemente discusso tema dell’inclusività.

La situazione che si pone agli occhi dei pochi, pochissimi ignari alla vicenda, ha poco da invidiare al più celebre, ma sicuramente meno edificante pop-fight show americano della royal rumble.

In sostanza, un tutti contro tutti, dove ognuno porta acqua al suo mulino.

Il tutto in uno scenario semi-anarchico, quello dei social network costantemente alimentato dal varie vicende che prendono di mira enti o istituzioni anche solo minimamente.

Ultima in ordine temporale quella che ha coinvolto la Commissione Europea dopo la proposta di far adottare dai propri dipendenti, un linguaggio inclusivo nel rispetto di tutte le religioni, gli orientamenti sessuali e di genere dei cittadini dell’Unione.

Premessa

La lettera di risposta della Crusca, potrebbe risultare di difficile lettura per i non avvezzi a termini linguistici di particolare specificità. Il proposito di questo articolo è, quindi, quello di parafrasare, in termini comprensibili anche ai non addetti ai lavori, quanto sostenuto dall’Accademia.

Questo non esclude la possibilità che nel corso della lettura si incontrino vocaboli di cui si è ignari, possibilmente accompagnati da un esempio per favorire la comprensione dei temi trattati.

Genere naturale e genere grammaticale

La prima tematica affrontata è quella riferita alla questione di genere. Stando ai sostenitori dell’inclusività: è da considerare discriminatoria e deprecabile, una lingua che nella varietà delle sue espressioni vocaboli di dire, mostri una forte tendenza a maschilizzare qualsiasi tipo di argomentazione.

Risposta della Crusca:

È opportuno sottolineare e specificare che in tutte le lingue, e a maggior ragione, in quella italiana, il genere grammaticale non corrisponde a quello naturale. 

I vocaboli sono assegnazioni artificiali dell’uomo, essi non corrispondono necessariamente alla realtà delle cose.

Alcuni di essi possono avere un’accezione maschile per cause storiche, e antichi retaggi culturali, ma occorre ricordare che le parole sono una creazione dell’uomo ed in quanto tali vanno riferite soltanto alla concezione che l’uomo ha delle cose.

Nei cambiamenti linguistici verificatisi in questi anni, ad esempio, molti termini originariamente soltanto maschili, come “modello” – “modella” hanno subito delle femminilizzazioni.

In particolare, quando ci si riferisce a persone, si tende a far coincidere le due categorie in coppie come il padre e la madre, il fratello e la sorella, oppure il maestro e la maestra, il principe e la principessa, ecc.

Ma questo non vale sempre: guidasentinella e spia sono nomi femminili, ma indicano spesso (anzi, più spesso) uomini, mentre soprano e contralto sono tradizionalmente nomi maschili che da oltre due secoli si riferiscono a cantanti donne.

Il neutro

Altro argomento avvallato dai sostenitori del linguaggio inclusivo, è quello riguardante l’utilizzo del neutro nel rispetto delle persone che si definiscono non binarie.

Risposta della Crusca:

Dal punto di vista strutturale e morfologico, cioè per ciò che riguarda le strutture e la forma, l’italiano non è una lingua predisposta al linguaggio neutro. 

In essa, a differenza del greco o del latino, non vi sono parole o espressioni idiomatiche che possono indicare generi neutri.

Fa parte del suo DNA strutturale, che deriva da secoli di cambiamenti e influenze linguistiche.

D’altra parte, per venire all’attualità, anche in inglese il rifiuto dei pronomi he (maschile) e she (femminile) da parte delle persone non binarie non ha comportato l’adozione del pronome neutro it, presente in quella lingua ma evidentemente inutilizzabile con riferimento a esseri umani.

Ad esso è stato preferito l’uso del “singular they”, cioè del pronome plurale ambigenere.

Lingue naturali, processi di standardizzazione e dirigismo linguistico

Ulteriore osservazione dell’Accademia:

Occorre fare distinzioni tra lingue naturali e artificiali, e lingua orale da lingua scritta.

Esistono lingue artificiali, come l’esperanto, costruite a tavolino che si evolvono a passo con i ritmi e gli usi dei parlanti.

Esse risultano un’eccezione rispetto alla stragrande maggioranza delle lingue naturali, che hanno sì, subito processi di standardizzazione, ma in archi temporali lunghissimi, e conservando parole e intercalari del passato.

Soltanto nel caso della scrittura, che infatti non si apprende naturalmente ma va insegnata, è possibile imporre norme ortografiche che si discostino dalla pronuncia reale.

La grafia è più suscettibile a cambiamenti della pronuncia, tuttavia il legame sistematico tra grafia e pronuncia, così tipico dell’italiano, non dovrebbe essere spezzato.

Conclusioni

Per questioni di spazio, in questo articolo sono stati analizzati tradotti ed introdotti, soltanto alcuni dei tanti quesiti ai quali l’Accademia della Crusca ha ampiamente e specificamente risposto nel corso della sua lettera consultiva.

Si è deciso di analizzare soltanto alcuni dei quesiti inerenti a tematiche, già precedentemente trattate e approfondite dai nostri editoriali, come ad esempio la grafia inclusiva, il maschile esteso, e la predisposizione naturale delle lingue.

Doveroso è inoltre sottolineare l’intenzione consultiva dell’Accademia, ribadita dai suoi stessi redattori nel corso della lettera.

Come espresso nel documento, la Crusca non detiene alcun potere legislativo, e le sue argomentazioni si basano su meri fatti oggettivi. Il che vuol dire che per quanto le risposte possano essere veritiere e tecnicamente valide, esse non hanno alcun peso politico.

La presa di posizione, tuttavia, è chiaramente in difesa della lingua italiana, nel rispetto delle sue tradizioni, delle sue origini ed evoluzioni scolari e, in ultimo, della bonarietà del popolo che la esercita.

 


Fonti:

accademiadellacrusca.it

Credits:

Copertina

 

 

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