Disoccupazione ed emigrazione interna: le differenze tra nord e sud Italia

In Italia, Paese in cui, apparentemente, è presente unitarietà, le differenze economiche e gestionali formano una crepa enorme. Disoccupazione ed emigrazione sono due fenomeni che interessano da vicino la penisola e che sottolineano le diversità, così come le diseguaglianze, evidenti nella dicotomia Nord-Sud.

Disoccupazione giovanile

La differenza occupazionale ed economica tra Nord e Sud Italia rimane oggi uno dei limiti strutturali meno affrontati.

Questa conclusione deriva da uno studio di Eurispes.

In particolare, i riscontri riguardano la disoccupazione giovanile e le condizioni economiche e sociali. Queste differenze mostrano una parte d’Italia totalmente distaccata, come se si trattasse di un’altra nazione.

Inoltre, non si riflette minimamente sulle potenzialità che il Sud possa sviluppare, così come sulle opportunità turistiche che garantirebbero all’Italia di posizionarsi tra le più potenti Nazioni al mondo nel settore.

Sud ed economia

Far crescere il Sud sarebbe un modo per far riscattare il Sud stesso.

Gli stereotipi che uccidono il meridione d’Italia sono ancora troppo frequenti e allo stesso tempo obsoleti.

Proprio questi pregiudizi e stereotipi portano il Sud a essere il fanalino di coda dell’Italia.

Infatti, negli ultimi cinquanta anni, nessuna delle otto regioni d’Italia ha superato per reddito e attività produttive il centro-nord.

Al divario economico si aggiunge poi quello che riguarda i servizi finanziari e il benessere dei cittadini.

Studiare la geografia e la storia per conoscere il presente

Le regioni del meridione, partendo dalla Campania, costituiscono un accrescimento del Sud Italia, ma l’ignoranza a volte blocca l’economia.

Infatti, a scuola si studia solamente la superficie della storia. In pochi sanno che le isole Eolie valorizzano il Sud: il turismo di cui godono tutto l’anno attrae persone da tutto il mondo.

Moltissimi affermano ancora che Palermo, da panormus, ossia tutto porto, sia una città piccola. In realtà il centro città è il più grande d’Europa.

Si dovrebbe perciò insegnare la realtà e non solo quello che conviene per formare menti vuote, imbuti senza contenuto e forma.

Migrazioni

A partire dal dopo guerra, Torino è al centro di importanti flussi migratori: molti giovani, proprio come oggi, emigrano in cerca di lavoro e speranza.

Tra il 1958 e il 1963 più di 1.300.000 meridionali abbandonano le proprie case per trasferirsi al Centro e Nord Italia.

Discriminazione e accoglienza

Una discriminazione storica, che si perpetua in parte ancora oggi, riguarda l’affitto.

È tristemente noto quindi che molti meridionali si siano sentiti discriminati e isolati. Le frasi loro riferite sono, per esempio: “Non si affitta ai meridionali” o “Ai terroni“.

L’industria al Nord è nata solo nel secondo dopoguerra.

Motivazioni dell’emigrazione

Le motivazioni per cui si emigra sono molteplici, molte volte riguardano problemi economici ma anche familiari.

Oggi i giovani tendono a emigrare maggiormente nel resto d’Europa e poi al Nord Italia.

La maggiore libertà di movimento data dalla velocità dei mezzi di trasporto ha consentito quindi un maggiore spostamento.

Lavoro e discriminazioni

Oltre alla differenza tra Nord e Sud Italia, ci sono anche molte discriminazioni tra uomini e donne.

Secondo le statistiche, le donne faticano a trovare lavoro poiché discriminate a prescindere dalle proprie conoscenze.

Infatti, molti imprenditori e aziende preferiscono assumere gli uomini per diversi motivi, tra cui la maternità.

Inoltre, si aggregano anche coloro che hanno problemi motori.

Giovani e futuro

Se prima il Nord era il fulcro del lavoro e del futuro, oggi, a causa anche della pandemia, non è più così o almeno in parte.

Molti giovani sono tornati al Sud in seguito alle chiusure delle attività commerciali, alcuni hanno iniziato a lavorare da casa, utilizzando i computer e la tecnologia.

Questa potrebbe essere una speranza per il Sud, per un futuro migliore.

Il problema principale è mantenere i giovani che sono rientrati, ripopolare i paesi dell’entroterra e permettere la continuazione del lavoro da remoto.

Il lavoro in nero

Il lavoro in nero rappresenta un ulteriore problema e divario tra il Nord e il Sud Italia.

Quest’ultimo è più accentuato al Sud con percentuali molto alte.

Solamente nel 2017, la percentuale effettiva è arrivata al 20%, con numeri più alti al Sud, nelle regioni della Sicilia e della Calabria in particolare.

La speranza è l’ultima a morire, ma la pazienza e la dignità delle persone dovrebbe essere direttamente proporzionale al lavoro e alle possibilità di trovarlo.

Valorizzare il nostro paese significa valorizzare le persone, le loro capacità e la voglia di intraprendere un’attività nonostante tutte le difficoltà.

Fonti:

repubblica.it

agi.it

museotorino.it

eleaml.org

vita.it

informagiovaniitalia.com


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