Il giorno 5 Novembre 2019 la Corte Costituzionale, con la sentenza n.254, ha bocciato due disposizioni della Regione Lombardia riguardanti il cosiddetto “piano Moschee“. Secondo la Consulta queste regole violano la libertà di culto, disciplinata dall’articolo 19 della Costituzione Italiana, creando così una compressione della libertà religiosa.
Il “piano Moschee” non è altro che un aspetto del piano urbanistico in materia di localizzazione di luoghi di culto sul territorio Lombardo. Il piano corrisponde alla nuova legge regionale n.2 del 2015, voluta dalla giunta del centro destra, che modifica la legge regionale n.12 del 2005. Una delle due disposizioni prevedeva come condizione all’apertura di nuovi luoghi di culto l’esistenza del piano per le attrezzature religiose (PAR). La Corte, annullandola, ha fatto riferimento al carattere assoluto della norma che riguardava qualsiasi nuova attrezzatura religiosa, senza alcuna distinzione, a prescindere dal loro effettivo impatto urbanistico. La Corte aggiunge che tale disposizione vincola irragionevolmente solo le attrezzature religiose e non le altre opere di urbanizzazione secondaria.
Inoltre, come prevedeva la seconda disposizione, il PAR poteva essere adottato solo unitamente al piano di Governo del territorio (PGT). La Consulta boccia questa necessaria contestualità e il carattere del tutto discrezionale del Comune nel formare il PGT. Secondo la sentenza tali vincoli rendevano incerta e aleatoria la possibilità di creare nuovi luoghi di culto.
La Corte Costituzionale si pronuncia affermando che “le norme censurate finivano così per determinare una forte compressione della libertà Religiosa, senza che a ciò corrispondesse un reale interesse di buon Governo del territorio”. Sempre secondo la Consulta, la legge anti-Moschee “limita irragionevolmente la libertà di culto”.
La legge della Regione Lombardia è in contrasto con la Costituzione Italiana
L’Articolo 19 garantisce la libertà di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, e nella sfera pubblica o privata. Di conseguenza, assieme alla libertà di culto, si ha anche il diritto a disporre di spazi adeguati al fine di poterla effettivamente esercitare.
Non mancano, ovviamente, i commenti da parte del centro destra
Matteo Salvini sui suoi profili social afferma: “reciprocità e rispetto delle nostre leggi e regole, chiediamo troppo?” Per poi aggiungere: “Non si sente certo bisogno di un’altra Consulta Islamica…”. L’attuale Governatore della Lombardia, Attilio Fontana, di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale, afferma che la legalità e la sicurezza dei cittadini sono la sua priorità.
Il commento della comunità Islamica
Intervistato dai giornalisti del TG3, si rende portavoce della comunità Islamica Italiana l’Imam di Firenze Izzeddin Elzir, con queste parole: “Qui si afferma il valore della libertà Religiosa, che qualche politico ha voluto cancellare dalla realtà“.
Creare una compressione della libertà religiosa ha delle conseguenze
Non garantire dei luoghi destinati all’esercizio della fede, in questo caso musulmana, potrebbe avere delle conseguenze importanti sul piano legale. Attilio Fontana stesso, facendo l’esempio di un paese in provincia di Cremona, ha parlato di locali che di giorno erano “macellerie islamiche” e di notte moschee abusive. Effettivamente l’adattamento illegale di determinati spazi a luoghi di culto è abbastanza frequente, ma bisognerebbe chiedersi il perché, per poi operare affinché ciò non accada. Secondo la Corte Costituzionale, ad esempio, il cosiddetto “piano anti-moschee”, non sarebbe una soluzione plausibile al fine di allontanare lo spettro dell’illegalità. Garantire luoghi di culto controllati e riconosciuti dallo Stato permetterebbe ai fedeli musulmani di pregare in totale legalità, evitando la clandestinità e la possibile diffusione di ideologie pericolose tra chi ha intenzioni criminali.
Secondo la nostra Costituzione avere un luogo comune in cui ritrovarsi e pregare è un diritto di qualsiasi cittadino. Creare quindi delle distinzioni fra le diverse appartenenze religiose è un grave illecito, nonostante la destra Italiana continui a negarlo.
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