L’infanzia rubata, ovvero il dramma dei bambini soldato

Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.

ANTOINE DE SAINT-EXUPERY

I bambini soldato: stime e visione generale

Una delle realtà di cui si sente meno parlare è quella dei bambini soldato. Si definisce tale un individuo minorenne che è o è stato reclutato da forze armate. Ciò significa che tutti i minori che si trovano o si sono trovati all’interno di una milizia armata, anche nel ruolo di cuochi, si considerano bambini soldato. Nella maggior parte dei casi, questi individui subiscono atrocità che anche un adulto faticherebbe a sopportare, sperimentando con i propri occhi il dramma della guerra.

Secondo un articolo de «La Repubblica» del 17 dicembre 2020, si stima che ci siano circa 250 mila bambini soldato nel mondo, che vengono usati come combattenti, facchini, spie o che sono costretti a compiere azioni suicide, mentre spesso le ragazze vengono sfruttate sessualmente. Inoltre, i poveri bambini vengono spesso drogati o costretti ad assumere alcol, per sopportare gli orrori cui sono costretti a partecipare. Secondo Unicef e Intersos, le stime non sono attendibili né sufficienti, poiché molti più bambini di quelli che si pensi potrebbero essere coinvolti in questo fenomeno.

Un dramma umanitario nascosto

Il 12 febbraio prossimo sarà la giornata internazionale contro l’impiego dei bambini soldato, ma il dramma è tutt’altro che risolto. Sebbene siano tante le associazioni che si battono per debellare il fenomeno, le guerre continuano ugualmente a flagellare numerosi Stati e, secondo uno studio delle Nazioni Unite e come riportato da Save the Children Italia, i seguenti Paesi perpetrano questo crimine:

  • Afghanistan
  • Repubblica Centrafricana
  • Colombia
  • Repubblica Democratica del Congo
  • Iraq
  • Mali
  • Birmania
  • Nigeria
  • Filippine
  • Somalia
  • Sudan
  • Siria
  • Yemen
  • Sudan del Sud

Lo scenario è complicato dal fatto che risulta difficile scovare i responsabili e le vittime reali, nonostante il reclutamento di minori sia considerato illegale da diverse convenzioni internazionali. Basti pensare che dal 2012 al 2020 gli arruolamenti registrati risultano essere solo 30 mila. Ma è “la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso”, come scrive Intersos sul suo portale. Inoltre, è difficile adottare provvedimenti verso i Paesi sopra menzionati, in quanto le convenzioni sono vincolanti solo per i contraenti.

bambino guerra

La centralità dei bambini nel futuro

In un mondo dove si parla tanto di miglioramento, di sviluppo e di benessere, questa realtà, ancora troppo frequente, deve cessare di esistere immediatamente. Salvaguardare i bambini dovrebbe essere un atto prioritario per qualunque legislazione, al di là di ogni compromesso, ma a oggi non è ancora così. Inoltre, un dramma di tale portata e gravità dovrebbe essere raccontato più spesso dai media, che sono la cassa di risonanza per ogni questione, ma che spesso trattano di storie banali e di poca utilità.

I bambini sono coloro ai quali è necessario garantire un futuro, che spetta loro di diritto, e ai quali è bene ispirarsi per alcune piccole cose della quotidianità. Sono capaci di vedere il buono in tutte le cose e sanno trasformare una banalità in gioia. Per questo sfruttarli per la peggiore delle barbarie messa in atto dagli adulti è un crimine immorale e deplorevole, da condannare con forza, al di là di qualsiasi interesse.

Quale futuro per i bambini soldato?

Ma quale idea di futuro può avere un bambino che ha visto e vissuto sulla sua pelle l’orrore della guerra? Come potrà essergli restituita la fiducia negli esseri umani dopo tali atrocità? Come potrà sopravvivere a se stesso e alle incertezze, se uscirà vivo dai conflitti?

Fortunatamente esistono associazioni che cercano di fornire assistenza ai minori vittime delle violenze della guerra, attraverso programmi di salvataggio e reintegro. Per esempio, dal 2020 Intersos si occupa di reinserire ex bambini soldato nelle società somale e centroafricane e promuove le proprie iniziative attraverso il sito web dedicato. Ma anche realtà più note, come Save the Children, raccolgono fondi, testimonianze ed elaborano piani per aiutare a risolvere tali problemi. Visitando le piattaforme online di queste organizzazioni umanitarie e il portale interamente dedicato al fenomeno in questione, bambinisoldato.it, si può comprendere meglio perché sia così importante abbattere questo problema.

La reintegrazione

Il percorso di reintegrazione messo in atto dalle ONG citate è volto a sottrarre dalla guerra, curare e reinserire nella loro comunità locale i minorenni con questo passato doloroso. I programmi si articolano i diverse fasi e sono lunghi e faticosi, poiché spesso per i bimbi che hanno vissuto la guerra è difficile socializzare e, per le comunità stesse, non è facile accettare e far crescere individui con un simile trascorso. Per questo si cerca di offrire loro il migliore supporto psicologico possibile, affiancando tutori alle famiglie delle vittime, reinserendo in un secondo momento i bambini a scuola o insegnando loro un mestiere. Unicef, tra le altre, ha contribuito al rilascio e reintegro di 3677 bambini dal 2015 ad oggi.

Tuttavia, da circa un anno è sorto un grave problema di scarso finanziamento di iniziative simili, rischiando così che il fenomeno continui ad aumentare. Non solo, i Paesi amici dei bambini e i media rischiano di mettere in secondo piano un’emergenza tanto grave e di vitale importanza.

La nostra redazione vuole ancora una volta dare rilievo a questo tema, poiché crede che senza bambini non ci sia futuro.

 

Fonti:

INTERSOS

La Repubblica – 17.12.20

La Repubblica – 12.02.20

 

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