Il voto dei fuorisede

L’Italia è in fermento: ormai si parla solo delle elezioni del prossimo 25 settembre. Tra scontri politici ed ideologici, c’è però una questione molto spinosa da risolvere: il voto dei fuorisede.

Prima di addentrarci in questo argomento, che è al centro dei dibattiti pubblici, facciamo il punto della situazione. Infatti, a metà agosto sono stati depositati tutti i contrassegni dei vari partiti e movimenti candidati. Successivamente sarà il turno delle presentazioni delle liste. Inoltre, la campagna elettorale è ufficialmente partita ed è a dir poco infuocata. Basterebbe accendere la televisione o fare un giro sui social per rendersene conto.

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Il voto a settembre

Agosto, canonicamente, è il mese delle ferie e del relax assoluto. Quest’anno, invece, la situazione nella politica italiana è molto diversa, a causa della recente crisi di governo che ha spinto il paese verso il voto anticipato. Si tratta, infatti, della prima volta che gli italiani sono chiamati alle urne a settembre. Le prime elezioni della Repubblica Italiana si sono svolte nell’aprile del 1948. Da quel momento in poi, gli italiani sono stati chiamati a votare a giugno, maggio, marzo e aprile. Solo nel 2013 le elezioni sono state fissate a febbraio, ma a settembre non è mai successo. Eppure, c’è sempre una prima volta.

Il problema dei fuorisede

Ebbene, sicuramente vi starete chiedendo: cosa c’entrano i fuorisede in tutto questo discorso? Beh, sicuramente la vita di un fuorisede è già dura di per sé. Basti pensare al discorso riguardo l’esorbitante prezzo degli aerei e dei treni che collegano le varie regioni italiane. Spesso, chi vuole tornare nella propria regione di appartenenza deve affrontare non poche difficoltà, tra enormi quantità di soldi e di tempo spesi.

Eppure, penserete voi, votare dovrebbe essere semplice, no? Con tutti i mezzi tecnologici a nostra disposizione, non dovrebbe essere necessario recarsi nel proprio comune di residenza per votare. Ebbene, in Italia è ancora obbligatorio. Chi è domiciliato in una regione diversa da quella di residenza, per studiare o lavorare, non può votare. L’unico modo per poterlo fare è armarsi di pazienza, intraprendendo un viaggio verso la propria regione di residenza.

Chi è impossibilitato, perché magari non può assentarsi dal lavoro, non può far altro che astenersi dal voto. Rinunciando, in questo modo, a un proprio diritto, che dovrebbe essere assicurato in ogni maniera. Rendere impossibile il diritto al voto a milioni di cittadini non farà altro che penalizzare i vari schieramenti politici, eppure ciò non sembra smuovere alcun cambiamento.

La situazione degli italiani all’estero

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La questione dei fuorisede ha creato una situazione a dir poco paradossale. Infatti, come titola Rolling stone: “Se vivi in Sudamerica potrai votare, se studi fuorisede no“. Ebbene si, perché i cittadini italiani, nel caso in cui siano residenti all’estero, potranno votare per corrispondenza. Come si legge sul sito del ministero dell’interno, infatti:

Quella del voto per corrispondenza è la modalità ordinaria di voto. In alternativa il cittadino italiano residente all’estero può optare, entro il termine fissato dalla legge, per votare in Italia, presso le sezioni elettorali del comune nelle cui liste elettorali è iscritto. L’opzione si esercita con una comunicazione scritta indirizzata al Consolato di residenza“.

Ebbene, ciò significa che chi risiede all’estero può scegliere se votare tramite corrispondenza o in patria, mentre chi risiede in una regione diversa deve, per forza, spostarsi a proprie spese. Questo solo poiché non è stata istituita semplice organizzazione di seggi per i fuorisede. Eppure, di soluzioni ce ne sarebbero, anche tante. Basterebbe guardare ai modelli esteri.

Il voto per corrispondenza

L’Italia potrebbe prendere spunto dalle norme elettorali presenti nel resto del mondo. Anche solo per rendersi conto di come, all’estero, i cittadini votino comodamente, scegliendo liberamente come farlo.

Il voto per corrispondenza, per esempio, prevede l’invio della scheda elettorale tramite posta. Essa arriva comodamente a casa, per poi essere rispedita al mittente una volta completata. Questa modalità risulta molto comoda, specialmente nel caso in cui il cittadino sia impossibilitato a spostarsi dalla propria abitazione. Inoltre, negli stati che lo adottano, il voto per corrispondenza è risultato il giusto compromesso in tempo di pandemia. In questo modo si è evitato un inutile assembramento alle urne. In Italia, come già specificato, possono votare per posta solamente i cittadini residenti all’estero. Secondo l’opinione pubblica, infatti, il sistema di voto postale non è sicuro e può portare facilmente a brogli.

Il voto via internet

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In Estonia, dal 2007, è possibile votare comodamente da casa propria, tramite delle credenziali digitali e l’ausilio di internet. Basta essere in possesso della propria carta d’identità, che è dotata di un chip che il computer dovrà leggere e identificare. Si tratta della pratica dell’i-voting, che semplifica di molto la pratica elettorale e funziona in questo modo:

“L’elettore naviga l’interfaccia web del sistema. La sua identificazione può avvenire mediante l’autenticazione sul sito web o con altri metodi. Il sistema web presenta sullo schermo la scheda elettorale elettronica; l’elettore esprime le sue preferenze e ne verifica la corrispondenza sul video. La conferma del votante trasmette la scheda compilata al server delle elezioni”.

Altre nazioni che utilizzano il voto via internet sono il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Svizzera.

Ovviamente è doveroso sottolineare come le nuove modalità elettorali debbano, sempre e comunque, garantire che il voto sia segreto e personale. Tuttavia, la tecnologia fa costantemente passi da gigante, come anche i nuovi sistemi di sicurezza e di identificazione. Non è utopia pensare che la tecnologia possa garantire il diritto al voto, in qualsiasi luogo e condizione, rispettando la sicurezza e la legalità.


Fonti: 

rollingstone.it

interno.gov.it

it.wikipedia.org

polyas.it

Credits: 

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