La Spagna potrebbe ridurre la settimana di lavoro a quattro giorni
Nel mese di marzo 2021, in piena pandemia globale, il mondo del lavoro in Spagna è stato interessato da una grande novità. Infatti, il mondo politico spagnolo ha proposto una settimana lavorativa composta da quattro giorni. In questo modo, le ore di lavoro e la loro spartizione settimanale sarebbero notevolmente stravolte. Tutto ciò, però, senza alcun tipo di taglio per quanto riguarda lo stipendio.
Questa proposta sembra, per alcuni aspetti, enormemente difficile da realizzare nel concreto. Non mancano, inoltre, le voci che si sono opposte a questa novità. Al contrario, i sostenitori dell’idea si sono mostrati enormemente determinati a raggiungere il loro obiettivo.
Chi ha voluto la riduzione della settimana di lavoro in Spagna
Ad accendere la miccia della proposta in Spagna è stato Íñigo Errejón, fondatore del partito Más País. Si tratta di un partito di centro sinistra, fondato solamente nel 2019. L’idea di Errejón è sicuramente molto curiosa e innovativa, specialmente se si considera il contesto lavorativo e politico spagnolo.
L’approvazione e la sperimentazione
Questa proposta è stata approvata in un’ottica di sperimentazione. Infatti, per quanto le premesse siano molto positive, bisogna osservare come il meccanismo si evolverà. Lo Stato spagnolo, tramite fondi europei, si è incaricato di sostenere a pieno le aziende che vorranno aderire a questo esperimento. Seguendo l’andamento di alcune centinaia di aziende per una durata di tre anni, bisognerà capire se la produttività ne risentirà, oppure se al contrario ne beneficerà. Le aziende che decidono di far lavorare i propri dipendenti esclusivamente per quattro giorni a settimana dovranno mantenere la stessa tipologia di stipendio adottata in precedenza. Non possono quindi attuare tagli alle paghe.
Meno ore di lavoro portano a una maggiore produttività
Sono in tanti a sostenere che lavorando di meno si riescano a ottenere maggiori risultati in termini qualitativi. Inoltre, le condizioni mentali dei dipendenti ne potrebbero giovare altamente. Un lavoratore che ha maggiore tempo da dedicare ai propri affetti e al proprio tempo libero, andrà al lavoro con maggiore voglia di fare. Concentrandosi sul lavoro in ufficio, inoltre, è logico pensare che stare dietro a un computer per innumerevoli ore non sia benefico. Questo né per la salute né quantomeno per l’attenzione che si dedica alla propria mansione, che tende a diminuire con il passare delle ore.
Quanto si lavora nei diversi Paesi del mondo?
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, con sede a Parigi, lavora per l’integrazione tra diversi Paesi, che passa attraverso la cooperazione economica e finanziaria. Prendendo come riferimento una ricerca condotta da questa organizzazione nel 2017, si scopre che in Messico si lavora un quantitativo di ore settimanali maggiori rispetto agli altri Paesi monitorati. Infatti, in questo Stato le ore raggiungono quota 43. Seguono poi la Costa Rica e la Corea del Sud, che viaggiano anche loro sulle 40 ore circa.
Se consideriamo l’Italia, la situazione non è poi così tragica. Il nostro Paese, infatti, si posiziona nella parte centrale della graduatoria. Ci sono Paesi in cui la situazione è di gran lunga peggiore della nostra, come ci sono anche Paesi in cui il quantitativo di ore lavorative è nettamente minore. Ci riferiamo alla Germania, in cui si lavora in media per 26 ore alla settimana. Nonostante ciò, la Germania è uno dei Paesi maggiormente sviluppati economicamente in Europa e nel mondo. Un’altra dimostrazione di come le tante ore di lavoro non siano sinonimo di fioritura economica.
Non solo Spagna: gli altri Stati e le aziende che hanno adottato lo stesso metodo
Ci sono Stati che hanno proposto metodologie simili all’esperimento spagnolo. Infatti, nell’ormai lontano 2015, la Svezia si è dimostrata avanguardista in questo ambito. Invece di ridurre i giorni di lavoro, a essere ridotte sono state le ore. Nella cittadina di Göteborg, la diminuzione delle ore è avvenuta all’interno degli uffici pubblici. Andando indietro negli anni, troviamo sempre in Svezia il caso dei dipendenti di Toyota, che hanno visto il loro orario ridotto da otto a sei ore già nei primi anni del 2000.
Per quanto riguarda le aziende che hanno proposto una riduzione della settimana lavorativa, possiamo annoverare nella lista sicuramente Unilever. Infatti, la multinazionale ha deciso di sperimentare questa novità nella propria sede situata in Nuova Zelanda. Ciò per la durata di un anno, senza nessun tipo di cambiamento per quanto riguarda gli stipendi. I dirigenti dell’azienda hanno promesso di rendere di pubblico dominio i risultati di tale sperimentazione.
«Avere flessibilità nell’equilibrio tra lavoro e vita privata permette a donne e uomini, giovani e meno giovani, di prendersi del tempo libero per stare con la famiglia e gli amici e di avere l’energia e la concentrazione per seguire le proprie ambizioni di carriera» ha spiegato l’amministratore neozelandese della Unilever
I risultati dell’esperimento di Microsoft
Sulla stessa scia, nel 2019, si è messo alla prova un altro colosso mondiale. Ci riferiamo a Microsoft, che ha deciso di chiudere la propria sede a Tokyo, in Giappone, per un mese, ogni venerdì, sabato e domenica. I risultati sono stati poi rivelati pubblicamente e hanno dimostrato ancora una volta come la settimana lavorativa ridotta sia un’ottima idea da diversi punti di vista. I dipendenti sono contenti, poiché hanno più tempo per la propria vita privata. La loro contentezza si riversa poi sul luogo di lavoro, dove sono maggiormente stimolati e riescono a produrre maggiori risultati, da tutti i punti di vista.
Ore di lavoro e smart working
Se prendiamo in considerazione la situazione di emergenza sanitaria in cui ci troviamo a vivere, non possiamo non notare un’analogia tra questo argomento e lo smart working. Da quando è iniziata la quarantena, moltissime persone si sono ritrovate a dover svolgere il proprio lavoro d’ufficio in collegamento da casa, tramite il proprio lavoro. Ciò ha permesso una maggiore flessibilità, ma anche diversi disguidi. Infatti, il tempo che prima era riservato al tempo libero e alla propria famiglia, sembra essersi ridotto in maniera massiccia. I luoghi della propria intimità si sono trasformati a tutti gli effetti in un ufficio, togliendoci tempo e spazio. Siamo portati a lavorare un quantitativo maggiore di ore rispetto a quando ci recavamo in ufficio, proprio giustificando il tutto con la maggiore comodità che comporta il lavoro da casa. Spesso però ci scordiamo il nostro benessere psicologico.
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