Violenza e abusi verbali

Esistono tanti tipi di violenza (fisica, verbale o psicologica) e tutte queste possono essere provate guardando Settimo cielo. 

La violenza è sbagliata, non dovrebbe mai essere usata e questo dovrebbe essere alla base della nostra società, eppure non è così. 

Dove troviamo la violenza 

Quando parliamo di violenza non sempre ci rendiamo conto di quanto possa essere diffusa. 

Lo schiaffo non è mai giustificato, a meno che nel mezzo non ci sia una safeword o una zanzara gigante oppure entrambi: ognuno ha i suoi gusti. 

In troppi casi i primi episodi di violenza iniziano in famiglia o quella che dovrebbe esserlo.

Gli abusi verbali talvolta sottovalutati sviliscono e distruggono l’autostima e la psiche di una persona, tanto quanto le botte. 

Ovunque possiamo trovare atti di violenza, per strada, a scuola e soprattutto nelle partite di calcetto dei pulcini (può sembrare una cazzata, ma i genitori durante questi eventi danno dimostrazione di come forse le loro madri e i loro padri sarebbero dovuti andare al cinema la fatidica sera del concepimento). 

Educazione 

A molti bambini non viene insegnato bene quanto sia sbagliata la violenza. 

Non so se vi è mai capitato di andare a un parco giochi, per qualsiasi motivo: magari si hanno dei figli, si portano i nipoti oppure si distribuiscono le famose caramelle fatte di droga per garantirsi dei clienti dipendenti fissi per almeno venticinque anni. 

Vi descrivo una scena: bambini che giocano al parco tutti felici, le risate riempiono l’aria primaverile, il sole scalda con quel tipico tepore che ti riempie il cuore. Un urlo intenso lacera l’aria, l’odore del sangue ti riempie le narici: ti giri e la scena è grottesca, un bambino con la bocca piena di sangue tiene tra i denti l’orecchio di un altro bambino colpevole di averlo sorpassato sullo scivolo. 

Il malcapitato urlante e in lacrime tiene le mani sulla testa dove una volta c’era il suo orecchio e ora rimane solo un buco sanguinante, cercando di capire cosa sia successo. 

Il genitore del bambino, ormai soprannominato orecchio da foca, urla, chiedendo chi sia il genitore responsabile di quella piccola bestia cannibale. 

Da una panchina si alza una figura che si avvicina svogliata alla scena del delitto e lentamente afferma: “Sì, dai, sono cose che succedono, sono bambini”. 

Adesso la situazione potrebbe essere un pochettino esagerata, però il punto è chiaro e se avete mai visto una partita dei pulcini non siamo neanche così lontani. 

La società 

A livello sociale, succede una cosa interessante, cioè tendiamo a giustificare alcuni tipi di violenza. 

Gli abusi verbali sono quelli di cui proprio non frega un cazzo a nessuno: usiamo le parole come se avessero tutte lo stesso peso per tutti. 

Pronunciamo parole come “puttana”, “troia”, “down” ecc. senza alcuna cognizione di causa, senza pensarci. 

Non viene sempre insegnato il vero peso delle parole, alle prese in giro, anzi, si vede debolezza in coloro che gli danno troppo peso.

La violenza fisica spesso viene giustificata con un “Se lo meritava…”, abbinato a qualsiasi descrizione: “È frocio”, “È negro/a” scegliete voi, troveranno sempre una giustificazione. 

Quando sentiamo una notizia di un episodio violento, insieme ci sarà sempre una ricerca della spiegazione e di una giustificazione. 

Sottovalutiamo 

La violenza viene sottovalutata, cerchiamo di minimizzarla. 

Succede con le violenze, con il catcalling, con il bullismo. Spesso si sentono o si leggono affermazioni che hanno alla base il concetto che in fondo non è così grave o che te lo sei meritato. 

Testimonianze di persone che magari hanno subito episodi di bullismo, ma di come loro non freghi un cazzo o di come abbiano risposto e non si siano fatti bullizzare e che quindi anche il resto del mondo debba fare così. 

Non insegniamo l’educazione e la difesa di coloro che non riescono a reagire per qualsiasi motivo, no. Lasciamo che i bulli facciano i bulli perché “Ehi, che ci vuoi fare” e colpevolizziamo tutte le vittime. Effettivamente è la cosa più facile. 

Come quelle situazioni in cui vedi un anziano attraversare una strada e sta per scattare il rosso: giustamente mica lo aiuti, ti metti a lanciargli le arance. 

Insegnare e dare il buon esempio è sempre la cosa più difficile, però dai, in fondo che ci vuoi fare, “Sono ragazzi”.

 


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