Giovani e partecipazione politica

I giovani di oggi e la loro relativa (se esiste ancora) partecipazione alla vita politica sono cambiati sicuramente rispetto a quelli del passato. Ma come? In che modo? E soprattutto, perché?

Il lontano ’68

Ci sono alcuni aspetti e cambiamenti di questo fenomeno che sono visibili quasi a occhio nudo. Banale è, per esempio, il fatto che, finora, di anni come il ‘68 non se ne sono più visti. Dal punto di vista del movimento studentesco che aveva obiettivi e fini ovviamente politici e sociali. In quel periodo storico delicato la volontà dei ragazzi di provare a cambiare le cose era forte e aveva influenzato gran parte di quel gruppo di cittadini. Senza ombra di dubbio il periodo era molto diverso rispetto a quello attuale e c’erano delle questioni che non potevano non essere quanto meno fortemente criticate.

Ma anche oggi, anche se in forme e in modi diversi, sussistono problematiche che ci toccano da vicino e che devono essere affrontante. A maggior ragione dai giovani, che ne vivono le conseguenze e le finalità sulla propria pelle. Forse, quello che manca è quella volontà e possibilità di poter effettivamente dare una svolta ai problemi che ci circondano come lo è stato allora. C’è mancanza, alle volte, non di idee, ma di concretezza.

Cos’è esattamente?

Prima di analizzare la tematica, facciamo una precisazione. Per partecipazione politica intendiamo qualsiasi atto avente come obiettivo quello di influenzare il policy-making, ovvero le decisioni politiche. Perciò, se ci pensiamo, ci sono una miriade di modi per arrivare all’obiettivo. Partecipare a una manifestazione di piazza è un modo. Iscriversi a un partito un altro. Votare all’elezioni un altro ancora e via dicendo. E quindi, i giovani in che modo e in che misura sono attivi politicamente?

I dati in Italia

Nel nostro Paese purtroppo si è riscontrato un dato negativo. L’Istat riporta che la percentuale di giovani che non partecipa politicamente è in aumento nei ragazzi tra i 18 e i 34 anni.  Corrisponde a circa il 30% della fascia appena riportata. Nonostante ciò, allo stesso tempo l’Italia si colloca tra i Paesi europei con una percentuale di partecipazione giovanile più alta rispetto ad altri.

Da sottolineare che la partecipazione politica avviene per quasi il 75% in via indiretta, cioè informandosi singolarmente e parlando tra coetanei e non. Solo il 15% circa della partecipazione è in forma attiva, quindi, per esempio, si fa parte di un partito o si è presenti a forum e manifestazioni. Ciò è strettamente collegato al sempre minor tasso di partecipazione. La partecipazione indiretta tende a essere alle volte non costante e intermittente. A differenza di quella diretta, che comporta maggior presenza e impiego di risorse.

Mezzi di informazione

Chi si informa e partecipa indirettamente lo fa attraverso i media più comuni: televisione, social network, radio e infine settimanali. la maggior parte dell’informazione avviene grazie a internet e appunto ai social network. Fondamentale quindi il supporto che le testate giornalistiche italiane devono dare ai cittadini e ancora di più ai giovani. Essi si aspettano, giustamente, notizie aggiornate h. 24, articoli e approfondimenti esaustivi e news il più possibile neutre e che rispettino la realtà dei fatti nella loro totalità.

Come affermato, Internet, ma soprattutto i social network, sono il terreno di caccia più favorevole e usato dai ragazzi per approcciarsi e sviluppare il loro senso critico in merito alle questioni sociali e politiche che ci riguardano. Anche a scuola ovviamente viene rivolta attenzione all’attualità, ma forse non in maniera così automatica o curiosa come avviene magari a casa davanti al PC o grazie allo smartphone. Di fatto, vengono quasi totalmente abbandonati i giornali cartacei.

Il ruolo dei social network

Ora si concepisce l’appartenenza a un partito o a un ente non tanto (come si faceva una volta, mi verrebbe da dire) grazie a una tessera associativa, ma seguendo o meno le pagine ufficiali dei gruppi sui social. Sembrerebbe un’assurdità, ma se ci riflettiamo non è così lontano dalla realtà. Il tasto segui di Facebook, Twitter o Instagram ha scavalcato, per semplicità e comodità, per esempio, l’iscrizione al partito stesso. Soprattutto nella mente delle giovani generazioni, che, forse, soprattutto in età adolescenziale e quando si è appena maggiorenni, trovano la partecipazione diretta un’attività fin troppo spinta o non da ragazzi.

Proteste e movimenti

Sono relativamente poche le occasioni al giorno d’oggi che vedono i giovani essere coinvolti in azioni politiche. Tra le più recente ricordiamo la protesta pacifica di centinaia di ragazzi in diverse città d’Italia a favore del rientro in presenza a scuola e dello stop alla DAD. Tornando indietro di un paio d’anni ripeschiamo per esempio la nascita del movimento delle Sardine ideato da ragazzi universitari. Movimento cresciuto sempre di più che ha visto la partecipazione di numerosi giovani. Sono esempi diversi l’uno dall’altro che testimoniano sia la pluralità di modi della partecipazione, sia magari la sporadicità di iniziative a carattere giovanile appunto in ambito politico o sociale.

Ci sono, allo stesso tempo, iniziative permanenti e stabili come la Gioventù Federalista Europea, ovvero la sezione italiana degli Jeunes Européen Fédéralist, divisa in altrettante sezioni locali. Oppure all’interno di giunte paesane o cittadine abbiamo sempre la presenza di qualche giovane disposto a mettersi al servizio del Paese per passione e dedizione. Anche se la maggior parte delle figure politiche che i media ci mostrano sembrano essere antiquate o diversamente giovani, se scaviamo più a fondo all’interno delle organizzazioni partitiche territoriali troviamo facilmente un’età media più giovane e fresca.

Sarà la sfiducia?

La tendenza della scarsa partecipazione è collegata in molti casi a un fenomeno in stretto contatto: la sfiducia nelle istituzioni. Demotivati e alle volte frustrati dalle vicende quotidiane del nostro Paese, i giovani perdono spesso lo stimolo di dare un contributo per un cambiamento. Convinti del fatto che non cambi nulla in qualsiasi caso e delusi dai comportamenti sempre più irritanti della classe dirigente provano alle volte quasi un senso di impotenza che li spinge a non attivarsi.

Del fenomeno trattato finora in linea generale, non se ne parla granché. Qualche articolo ogni tanto, ma raramente la questione viene affrontata in sedi istituzionali, nonostante ci sia un dipartimento governativo, quelle delle Politiche Giovanili, che ha il compito, fra gli altri, di incrementare il coinvolgimento dei giovani nella società e anche nel contesto politico stesso. È importante avere una sezione ministeriale di questo tipo? Altroché! Serve sempre, soprattutto in Paesi come il nostro, nuova linfa che porti idee innovative, moderne, sostenibili e al passo con i tempi. E in questo i giovani sono quasi esclusivamente gli unici a poter portare tali novità. Il punto però è che sia i giovani che le istituzioni devono credere in questo e rendere più dinamica e coinvolgente qualsiasi tipo di attività di partecipazione.

Fonti:

Glistatigenerali.it

Istat.it

Politichegiovanili.gov.it


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