L’Unione Europea e le accuse sui vaccini

L’Unione Europea non sta gestendo correttamente la distribuzione e la somministrazione dei vaccini: rispetto all’America, la campagna vaccinale in Europa è ancora agli esordi e l’Italia ne soffre parecchio.

L’inizio della campagna vaccinale

All’inizio di Dicembre 2020, in Europa ha avuto inizio la più grande vaccinazione di massa della storia attuale.

L’obiettivo è ambizioso, poiché la pianificazione per le somministrazioni è complessa e articolata. Si deve ricordare, inoltre, che nessuno tra i Paesi europei ha imposto il vaccino come obbligatorio, lasciando libertà di scelta ai singoli cittadini.

In alcuni Paesi, i Governi hanno agito da subito con decisione: in Spagna, il ministro della salute Salvador Illa ha dichiarato di “voler creare un registro in cui annotare i nomi di coloro che rifiutano il vaccino”. La funzione principale del registro sarebbe quella di condividere con l’Europa i dati relativi alle persone non ancora vaccinate.

In Gran Bretagna, è invece obbligatorio, secondo quanto stabilito dal Public Health Act del 1984, che assegna allo Stato il potere di agire per prevenire le malattie infettive.

La Germania, all’inizio della campagna vaccinale, ha registrato sentimenti di timore da parte dei novax e scetticismo generale nei confronti del Governo.

In Italia, invece, l’ormai ex presidente del consiglio Conte ha negato, durante un’intervista, la possibilità di rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid.

Le accuse all’Unione Europea

Il giornale spagnolo «El Paìs» ha individuato in un articolo di Woff (dirigente del think tank «Bruegel») cinque cause che spiegano la lentezza dell’Unione Europea nella somministrazione dei vaccini.

Tra queste risultano le poche dosi ordinate in ritardo, contratti non molto chiari con le aziende farmaceutiche e una politica industriale poco attiva.

L’UE ha ordinato troppo tardi i vaccini BioNtech/Pfizer e i Paesi membri non hanno richiesto una maggiore quantità di dosi a causa della novità tecnologica del prodotto farmaceutico. La Commissione europea, del resto, non ha insistito nell’acquisto.

Quando le finanze sono insufficienti

Il denaro stanziato dall’Unione Europa per l’acquisto delle dosi di vaccino è insufficiente: difatti, l’anno scorso l’UE ha previsto 2,7 miliardi di euro per gli acquisti anticipati, la ricerca e la produzione di vaccini.

A settembre le cifre sono aumentate di 1,09 miliardi di euro.

Queste cifre sono minime rispetto a quelle stanziate dagli Stati Uniti, che ne hanno investito 18 miliardi.

Probabilmente tutto ciò ha rallentato di molto le consegne.

I leader europei sono stati positivi al riguardo fin da luglio, pensando che la crisi sanitaria fosse quasi alla fine.

Aziende farmaceutiche e Unione Europea

Tra le aziende farmaceutiche e l’Unione Europea si sono verificati molti problemi.

L’Unione Europea si è opposta al fatto di concedere un’autorizzazione di emergenza anticipata, poiché ha addossato la colpa dei ritardi alle aziende farmaceutiche.

I movimenti anti-vaccini hanno influenzato le decisioni dei politici, che hanno dunque agito sotto pressione.

Contratti non rispettati

Recentemente è nato un dibattito tra l’Unione Europea e le aziende farmaceutiche, poichè accusate di aver violato i termini contrattuali.

L’Unione Europea vorrebbe intraprendere un progetto di trasparenza vaccinale per garantire il rispetto dei contratti.

L’amministratore delegato di Astrazeneca ha ammesso che il Regno Unito, fuoriuscito dall’Unione Europea da pochi mesi, ha acquistato i vaccini in anticipo rispetto all’Europa: perciò la fornitura nei confronti di questo Paese è maggiore.

Inoltre, secondo la società inglese, il contratto con l’Europa non richiederebbe consegne immediate.

In sostanza, la trasparenza e la pubblicazione del contratto rappresenterebbero l’unico modo per uscire da questa controversia.

Poco dinamismo e capacità produttiva

In Europa, capacità produttiva e politica industriale non vanno di pari passo: infatti, quest’ultima è poco dinamica.

Per risolvere il problema, le fabbriche dei Paesi concorrenti alle grandi case farmaceutiche dovrebbero attivarsi il prima possibile.

L’azienda francese Sanofi, sotto richiesta della Francia, ha accettato di usare la sua fabbrica di Francoforte per produrre vaccini Pfizer/BioNtech. L’ex fabbrica della Novartis, in Germania, inizierà a produrre vaccini in grandi quantità.

Perchè tutto ciò non è stato fatto prima?

Unione europea poco preparata

L’Unione Europea non era preparata alla pandemia, i singoli Stati hanno autorizzato l’azione della Commissione molto tempo dopo l’inizio della crisi.

Gli Stati Uniti, invece, hanno agito prima, tramite enti come la Barda (agenzia per lo sviluppo e ricerca), che ha finanziato studi in merito già da febbraio 2020.

Molti Paesi europei non hanno avuto la prontezza di negoziare più velocemente con le aziende e, d’altro canto, le aziende farmaceutiche hanno insistito nella produzione dei vaccini durante l’ex presidenza Trump.

Lezioni da imparare

L’Unione Europea deve ancora migliorare molti suoi aspetti burocratici e dinamici, seguendo la lezione dell’America.

L’Hera, ossia l’Autorità europea per le emergenze sanitarie, deve essere sostenuta maggiormente dai cittadini europei. Per migliorare occorrono più preparazione, meno fallimenti politici e presenza maggiore delle istituzioni.

I prossimi mesi saranno decisivi per l’Europa, per correggere gli errori e migliorare senza sosta, affinché si possa ritornare a una vita ed a un’Europa migliore rispetto al passato.

 

Fonti:

Linkiesta.it

Startmag.it


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