Come siamo cambiati in un anno di pandemia

Un anno fa iniziammo a vedere per la prima volta città deserte, negozi con le serrande abbassate, persone irriconoscibili per le mascherine e immagini trasmesse dai telegiornali che rasentavano la distopia. Un anno di reclusione, di solitudine e desolazione. Il tutto accompagnato dal litanico sottofondo dei dati degli infetti e dei morti, che ogni giorno rimbombava nelle case delle persone, aumentando la preoccupazione. Questo accumularsi di disagi, ovviamente, ha segnato indelebilmente la società e la struttura economica del paese. Niente è stato risparmiato.

Nuovi metodi di socializzazione

A causa del distanziamento sociale, dei nuovi DPCM e dei relativi lockdown, socializzare, in questo ultimo anno, si è trasformato in un’impresa mistica, al limite del reale. Le persone ritrovatesi private, quasi del tutto, della possibilità di rapporti sociali dal vivo, si sono spostate sulle piattaforme digitali, cercando, almeno virtualmente, di colmare, per quanto possibile, quella distanza che il virus ha dolorosamente reso tanto necessaria.

In una situazione di isolamento come quella che stiamo vivendo, la voglia di intrattenersi, informarsi e socializzare aumenta, causando una sostanziale crescita della fruizione virtuale di questi servizi. L’indagine Digital 2020, condotta da We are social, Hootsuite e Kepios, ha constatato che, nell’ultimo anno, il tempo passato sui social network è aumentato del 70%. Dagli ultimi dati riguardanti l’Italia, si evince un sostanziale aumento (del 1000%) dell’utilizzo di Messenger per videochiamate di gruppo e un aumento del 70% di nuovi utenti di Facebook.

Siamo diventati più tristi

Questo anno di pandemia e di conseguente isolamento ha incrementato i casi di disagio mentale. Uno studio condotto in Italia dall’Istituto Mario Negri ha constatato che l’emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo ha generato un aumento dello stress nelle persone, le cui cause sono principalmente queste:

  • preoccupazione per la propria salute;
  • percezione di non potersi proteggere;
  • paura di poter infettare le altre persone;
  • isolamento sociale;
  • incertezza generale;
  • crisi economica.

I risultati dello studio sono stati pubblicati a giugno 2020 ed è stato riscontrato che per un italiano su due il lockdown è stato un trauma. Tuttavia, la reazione dipende molto dalla personalità.

Colui che presenta tratti narcisistici tenderà a prendere le necessarie precauzioni ostentando noncuranza e sentendosi superiore al virus. Mentre chi presenta tratti ossessivi, tendenzialmente, sarà incline a seguire con precisione e scrupolosità le norme anti-contagio: disinfettarsi le mani, portare la mascherina, mantenere una distanza sufficiente, ecc. Coloro che presentano tratti paranoici tenderanno a pensare che l’emergenza sanitaria sia una congettura per controllarci.

Invece, per chi presenta tratti evitanti, l’impossibilità di contatto e socializzazione sarà considerata come una manna dal cielo. Infine, gli individui, che presentano caratteristiche borderline, da una parte sentiranno il peso delle restrizioni, dall’altra saranno consapevoli di quanto queste siano fondamentali. In modo più o meno lieve, tutti presentano questi tratti.

Tutto questo stress ha portato inevitabilmente a un aumento significativo dei disturbi mentali. Nell’ultimo anno i sintomi depressivi nella popolazione sono quintuplicati: ben il 32% della popolazione li presenta. Nei prossimi mesi si stimano circa 150.000 casi di depressione in più.

Cosa è cambiato nell’ economia?

La stretta della pandemia ha colpito anche l’economia, causando effetti devastanti. L’istituzione di blocchi e restrizioni da parte dei Governi mondiali ha spinto l’economia mondiale nella peggiore recessione dalla Seconda guerra mondiale. Fenomeno che, oltre a impattare direttamente sul lato economico, indirettamente si ripercuote su ciò che è stato trattato sopra, andandosi ad aggiungere a quella concatenazione di eventi che sta lentamente stremando le persone.

L’Italia, essendo uno degli Stati europei che più è stato colpito dal virus, soprattutto per quanto riguarda contagi e morti, ha subito un decremento del PIL pari all’8,8% nel 2020. Questa esorbitante perdita è stata causata anche dall’impalcatura economica italiana, che si fonda soprattutto su servizi come il turismo, uno dei settori più colpiti dalla stretta del virus.

Quasi tutti i reparti del nostro Paese sono stati colpiti in modo molto debilitante da questa emergenza sanitaria. Nell’ultimo anno la percentuale che indica i settori più a rischio è aumentata notevolmente, passando da 35% a 65%. Quelli che più sono stati lesi da questo blocco generale sono: il turismo, il settore dell’automobile e quello dei trasporti. Si presume che coloro che usciranno indenni, o lievemente colpiti, da questa situazione saranno pochi, veramente pochi. Nelle analisi trimestrali effettuate sul profilo di rischio settoriale solo la farmaceutica, per ora, mantiene dei risultati che la pongono nella fascia a basso rischio.

Fonti:

Puntosicuro.it

D-com.it

Agi.it

Eulerhermes.com


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