Perché il paragone tra No GP e comunità ebraica è sbagliato

Nelle ultime settimane, e in particolare il 30 di ottobre, a Novara un corteo di manifestanti No Green Pass ha sfilato per le vie del centro. I manifestanti camminavano ed erano aggrappati ad una corda, indossavano una pettorina a strisce verticali simile a quella che la comunità ebraica portava nei lager nazisti.

Un po’ di storia

Dal primo settembre 1939, il governo tedesco ha imposto nuove restrizioni agli Ebrei rimasti in Germania. Le prime restrizioni imposero coprifuoco e proibì loro di accedere a determinate zone in città tedesche. 

Gli ebrei si ritrovarono quindi senza beni di prima necessità. In brevissimo tempo le restrizioni aumentarono, questa popolazione divenne ben presto punto di bersaglio dei tedeschi che ne sterminarono sei milioni nel periodo dell’Olocausto.

La libertà, quella a cui molti oggi aspirano, pensando di essere in una dittatura, a quei tempi era solamente un lontano ricordo.

Liliana Segre, le sorelle Bucci, Edith Bruck e (purtroppo) pochi altri, soprattutto italiani, appartenenti alla comunità ebraica e sopravvissuti all’Olocausto, raccontano spesso le loro storie, fatte di lacrime e tanta paura.

Nei secoli

La storia ci insegna che nei secoli molte vicende sono cambiate, molti uomini e donne hanno lottato per ottenere i propri diritti.

Fin dall’epoca delle colonizzazioni, ci sono state deportazioni e schiavitù, e non si deve finire mai di ricordare.

Oggi…

Ad organizzare la manifestazione il 30 ottobre a Novara è stata proprio un’infermiera, una tra le tante che ha visto coi propri occhi morire molte persone. In Italia sono state moltissime le vittime a causa del covid-19 ed ancora oggi il numero è alto, i vaccini hanno agito moltissimo rallentando l’epidemia ma la strada è ancora in salita.

La donna è stata sospesa dal sindacato e l’ospedale sta pensando di avviare un’azione di denuncia nei suoi confronti.

Anche il Ministro Speranza si è espresso a riguardo, affermando di essere “basito e scioccato di fronte a tale azione”.

Il problema sussiste ancora poiché nelle piazze italiane si declamano valori, spesso rinnegati, secondo i manifestanti. Dittatura sanitaria, libertà e molti altri termini sono declamati ad alta voce.

La verità

Forse molte persone non conoscono il significato di questi termini: il concetto di libertà, deriva dal latino lībertās e indica in primis la facoltà di agire, pensare, operare, scegliere in modo autonomo.

Il significato esteso riguarda anche la possibilità di scegliere il proprio destino ed è affrontato da prospettive diverse nella cultura occidentale.

Invece, il termine dittatura, derivante anch’esso dal latino dictātūra indica un regime politico caratterizzato dall’assunzione di tutto il potere in un solo organo, rappresentato da una o più persone.

Analisi contestuale

Per cui, quello che accade ogni fine settimana in Italia e quello che è accaduto in particolare il 30 di ottobre, rappresenta non solo la possibilità di manifestare, ma anche di dichiarare il proprio dissenso.

Quest’ultimo però, ha notevolmente superato ogni limite e ogni forma di rispetto verso la democrazia. L’ha superato perché coloro che non avevano possibilità di pensare diversamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, ed in generale nel corso della storia umana, sono stati eliminati, da regimi nazisti ma anche dai colonizzatori.

Queste persone non erano considerate più tali: erano oggetti, schiavi, numeri.

Questi numeri, che i sopravvissuti hanno inciso sul braccio, non sono solo un segno fisico ma anche mnemonico. Una parte della loro dignità e identità sarà per sempre tormentata e associata a quel marchio.

Basti pensare al fatto che Primo Levi, sopravvissuto all’Olocausto, non abbia retto per il resto della vita il fatto di essere considerato un numero. Si è infatti suicidato, nel silenzio dell’oblio, buttandosi da una scala nella casa di Torino in cui ha vissuto gli ultimi anni.

Concetti e chiarimenti

Dunque, queste persone hanno calpestato ogni tipo di libertà e di valore democratico.

La comunità ebraica, profondamente offesa nella Memoria, che celebriamo ogni anno, sta perdendo valore. Infatti, dati i riscontri attuali, si è sentita profondamente offesa e non è il primo caso di umiliazione.

Finché ci sarà qualcuno che protesterà senza rendersi conto che manifestare è il primo principio di libertà, ci sarà una mancanza di rispetto verso tutti coloro che hanno subito violenza, fisica e morale, durante il corso della propria vita, tra cui la comunità ebraica (ma non solo).

Conclusioni

Dunque, affinché non avvengano più manifestazioni che calpestino secoli di storia e di lotte, è necessario rimembrare il passato e cercare di discernere i concetti che mettiamo a confronto.

 


Fonti:

skytg24.it

corriere.it

Credits:

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