Le crisi di insegnamento non sono crisi di insegnamento, sono crisi di vita. Una società che non insegna è una società che non si ama; E questo è precisamente il caso della società moderna.
Charles Peguy
In quest‘epoca, scriveva Oscar Wilde negli ultimi decenni dell‘Ottocento, tanti sono così ansiosi di educare il prossimo, che non hanno tempo di educare se stessi. Sarebbe curioso leggere cosa avrebbe scritto oggi, se avesse potuto assistere all’inesorabile declino culturale che sembra prendere piede nel nostro paese, dove a risaltare, non è tanto il disinteresse verso la propria educazione, quanto la noncuranza in merito all’educazione delle società future.
Capita spesso di udire frasi cariche di biasimo rivolte a quella che, nel cliché, è definita gioventù bruciata. Una generazione accusata di inciviltà e maleducazione, di prepotenza e ignoranza celate da una effimera parvenza di superbia. Una generazione la cui colpa, forse, è solo quella di essere figlia del progressivo disgregarsi dei valori fondanti della civiltà. Testimoni del declino sono le vicende riscontrate di recente in Europa. Episodi che vedono protagonista lo svilimento della figura dell’insegnante.
IL MAESTRO
Da sempre pilastro della società, il maestro si è oberato della più grande e sublime responsabilità umana, quella di istruire gli uomini del futuro: prepararli alla vita, non stabilendo la rotta da seguire, ma mostrando gli strumenti con cui costruire il veliero per poterla percorrere. Tuttavia, a questa concezione sembra contrapporsi un diffuso dissenso. Secondo alcuni, infatti, i professori dovrebbero rappresentare una mera fonte di sapere scolastico; dunque, non dovrebbero assumere, in alcun modo, né il ruolo di educatori né quello di dispensatori di valori etico-morali.
I FATTI
Jean Willot: un maestro che ha provato a farsi rispettare, scrive il Corriere della Sera. La scorsa primavera, a Parigi, il docente ha deciso di togliersi la vita. Aveva esortato uno dei suoi alunni a spostarsi perché ostruiva il passaggio agli altri bambini. Richiamò più volte l’alunno che gli rispose male e non si mosse, pertanto lo sollecitò prendendolo per il braccio. Il bambino riportò un graffio sulla schiena. Da qui lo scatto della denuncia per violenze aggravate su minore da parte dei genitori. Jean Willot incredulo e sconcertato dal doversi difendere da accuse assurde, incapace di sostenerne il peso, decise di compiere l‘atto estremo.
È del febbraio dell’anno scorso la notizia secondo cui un diciassettenne avrebbe accoltellato al volto la professoressa di italiano. Accade all’istituto superiore Ettore Majorana di Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta. La donna, riporta Il Fatto Quotidiano, voleva interrogarlo per fargli recuperare una insufficienza. Così il ragazzo, in disaccordo, l‘avrebbe aggredita.
Un altro episodio, accaduto a Foggia, risale ad un paio di anni fa: l‘aggressore stavolta è un adulto. Il vicepreside della scuola secondaria di I grado Murialdò è stato assalito dal genitore di un alunno che il giorno prima era stato rimproverato. Nella società attuale la figura del docente – scrive in una nota la dirigente scolastica – e la stessa Scuola sono percepiti come poco autorevoli e non come espressione diretta di un sistema formativo che rappresenta lo Stato.
Molti altri sono i casi che vedono coinvolti professori sbeffeggiati da alunni e genitori; docenti minacciati ed esortati ad alzare le valutazioni. Se si ponesse maggiore attenzione al sistema scolastico e si avvalorasse l‘importanza dell‘istruzione e dell‘educazione alla consapevolezza, molti di questi episodi non avrebbero modo di verificarsi.
UNA NUOVA INCONSAPEVOLEZZA
Insegnare è – senza forse – la più grande delle arti perché i mediatori sono la mente e lo spirito umani.
John Steinbeck
I fatti di cronaca mostrano come l‘atteggiamento degli studenti nei confronti dei professori sia negativamente mutato nel tempo. Ma quel che maggiormente preoccupa è l’ostilità adoperata dai genitori per far scudo ai propri pargoli: interminabili liste di giustificazioni, accuse di incompetenza, insulti, e talvolta percosse. Come si è giunti a questo? La spiegazione potrebbe risiedere nell’inconsapevolezza che sembra circondare questo tema.
Infatti, è con aria di fredda sufficienza che ci si limita a lanciare, sporadicamente, lamentele rivolte a quella che forse è l’unica e reale crisi di questo paese: il crollo dei valori portanti della cultura. Gli insegnanti dovrebbero essere i portatori e i rappresentanti di quei valori, poiché sono le sole figure a possedere gli strumenti e le conoscenze per educare le giovani menti al giudizio critico.
La scuola è un prezioso luogo di confronto e di crescita, infatti, fino al raggiungimento della maturità, le aule sono l‘ambiente più frequentato dai giovani. Costituiscono, inoltre, dopo la famiglia, il nucleo sociale più vicino. Occorre quindi che l‘istituzione scolastica mantenga il suo ruolo sociale, ovvero quello di formare le menti e forgiare gli animi del domani.
AMIAMOCI
Plinio il Vecchio diceva che l‘uomo è l‘unico animale che non apprende nulla senza un insegnamento: non sa parlare, né camminare, né mangiare, insomma non sa far nulla allo stato di natura tranne che piangere. In una società che non impara, a causa del mancato insegnamento, l‘arte del lamentarsi prevarrà su qualsiasi altra reazione; lo sconforto e l’arresa domineranno l’animo più dell’impeto di riscatto; l’atavico anelito di essere chi realmente si è neppure avrà modo, né motivo alcuno di nascere, poiché queste sono le sorti di una società che avrà solo saputo piangere.
L‘uomo ha creato la civiltà e combattuto in onore dei valori più belli. È doveroso e necessario proteggerli. Amare il mondo, anche per i più solitari, è amare se stessi, per questo occorre creare una società che ne esalti le innate caratteristiche di creatività e di libera spontaneità. Per far sì che questo accada non si può fare a meno del ruolo sociale dell‘insegnante.
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