Violenza di (trans)genere

Con il termine violenza di genere, si intendono tutte le diverse forme di violenza verbale, fisica, sessuale e psicologica perpetrate nei confronti delle donne. Le donne transgender, per le quali il sesso biologico, assegnato loro alla nascita, non coincide con l’identità di genere, ossia come esse percepiscono e riconoscono il proprio genere di appartenenza, vengono discriminate non solo in quanto donne, ma anche come persone transessuali. Questo tipo di discriminazione è noto come trans-misoginia. La radicata convinzione sociale dell’identità individuale come cisgender, ovvero della corrispondenza tra il sesso biologico e l’identità di genere, contribuisce a negare l’esistenza della transessualità stessa.

Cos’è la transfobia?

L’esistenza della transfobia intrinseca alla società è, invece, innegabile. Quasi ogni persona transgender ha sperimentato, in prima persona, violenze di carattere transfobico. Nonostante sia chiaro che questo tipo di discriminazione esista, non ne è ancora chiara la natura. Cos’è la transfobia? Si potrebbe associare a sentimenti fortemente negativi come l’odio, il risentimento, la disapprovazione, nei confronti delle persone transgender per il solo fatto che esistano. La parola stessa contiene il suffisso fobia, dal greco phobos, temere. Implica quindi uno stato di avversione, ripugnanza, timore. Sul calco della parola omofobia, il termine suggerisce una paura irrazionale, immotivata. La transessualità viene percepita come una violazione delle norme di genere, della natura binaria dell’identità umana.

Mascolinità tossica

Questi sentimenti si sono tradotti in una discriminazione sistematica, estremamente estesa e pervasiva a livello sociale. La transessualità femminile, trasposta a una società misogina, sessista ed etero normativa, sembra non trovare alcun collocamento. Il pregiudizio che vede le donne transgender nel ruolo di sex workers, contribuisce alla percezione del corpo trans come oggetto di mercificazione, dal quale trarre profitto e piacere.

La transmisoginia ha come concausa, oltre all’ignoranza, la mascolinità tossica. Si parla di mascolinità tossica come diretto effetto del modello patriarcale. Una serie di comportamenti imposti forzatamente sull’individuo in quanto maschio, con lo scopo ultimo di renderlo l’archetipo del vero uomo. Caratterizzati da sessualità aggressiva, acuita dalla percezione di uomo in quanto predatore e donna come preda, distacco dalla propria sfera emotiva, dalle sensazioni e dai sentimenti, l’utilizzo della violenza come mezzo per esercitare il proprio potere, dal machismo esasperato. Esacerbata mascolinità che vede, nella figura della donna transessuale, una minaccia. Minaccia dello status quo, della propria sessualità. Non è infatti concepibile l’attrazione per ciò che viene considerato innaturale. Numerose testimonianze riportano come queste donne siano state uccise, violentate da compagni, fidanzati e mariti. Il femminicidio, in questa istanza, riporta l’aggravante della transfobia.

Transfobia in Italia

L’Italia detiene il triste primato europeo per il numero di vittime transessuali, 42 dal 2008 a oggi. Si tratta certamente di una sottostima in quanto vengono riportati dal TMM, Trans Murder Monitoring, curato da Transrespect versus Transphobia Worldwide, solo gli omicidi dei quali si è avuta copertura mediatica. Non sembra essere nell’interesse delle istituzioni porre l’accento sulle violenze e occuparsi attivamente e concretamente della questione. “Il modo in cui (non) si parla di noi dopo la morte è speculare a come (non) si parla di noi mentre siamo in vita”, afferma Storm Turchi, attivista transessuale non-binaria, cofondatrice, nel 2017, di Trans Media Watch Italia. La transfobia in Italia non è percepita come una problematica sociale, nonostante i dati forniti dalla Commissione europea dimostrino come il nostro Paese sia al di sotto della media internazionale per l’accettazione della comunità LGBTQ+.

Importantissime sono le associazioni presenti sul territorio italiano come il Movimento identità trans, Mit, le quali si propongono di sensibilizzare il Paese sulle tematiche di identità di genere e transessualità.

Legge Zan

Cruciale all’interno del panorama politico attuale è il discusso DDL contro l’omotransfobia. Nota anche come Legge Zan, ha come proposito quello di combattere le discriminazioni e violenze a causa del genere, dell’orientamento sessuale o disabilità. Essa ha come obiettivo, inoltre, la modifica dell’Art. 604-bis del Codice penale, relativo alla “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”, tramite l’aggiunta delle seguenti parole “oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”. Approvata dalla Camera nel novembre 2020, è tornata al centro del dibattito tra le forze politiche. Diversi partiti del centrodestra hanno, infatti, definito il provvedimento “non prioritario”, impedendo così al disegno di legge di arrivare alla commissione Giustizia del Senato.

Fonti:

Transrespect.org

Europa.eu

Mit-italia.it

Senato.it

Repubblica.it


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