Confine polacco-bielorusso: cosa sta succedendo?

Lungo il confine polacco-bielorusso, ormai da molti mesi dell’estate scorsa, un numero indefinito di persone in cerca di speranza tenta di attraversare diversi paesi per giungere alla tanto agognata Europa. Questi migranti vengono dal Medio Oriente e fuggono da guerre e povertà.

La strategia della Bielorussia consiste nel mettere in difficoltà l’Unione Europea, di cui non fa parte. L’Unione Europea, difatti, è un avversario politico del regime autoritario bielorusso di Alexander Lukashenko, che sfrutta l’ostilità della Polonia nei confronti dei migranti.

In questa drammatica situazione sono proprio questi ultimi a subire le decisioni di Stati egoisti e ciechi di fronte la sofferenza umana.

In numeri

Come riporta «il Post», secondo le stime della Polonia, sono stati circa 30000 i tentativi, molto spesso non riusciti, di persone che invano hanno tentato di attraversare il confine.

I migranti affermano che il loro viaggio è incoraggiato dalla Bielorussia. Questo stato agevola burocraticamente le procedure per fornire i visti “turistici” in Iraq. Infatti, la Bielorussia avrebbe appaltato le procedure burocratiche per produrre visti da agenzie di viaggio esterne affinché pubblicizzassero viaggi organizzati attraverso i social.

Quando la disperazione umana raggiunge l’apice, molti fuggiaschi si lasciano convincere da persone senza scrupoli, col solo obiettivo di ricevere soldi. Una volta arrivati a Minsk, capitale della Bielorussia, i migranti devono attraversare a piedi il confine in una zona boscosa. Per sicurezza personale si affidano a trafficanti poiché i luoghi da affrontare sono impervi, pullulano spesso di animali selvatici, borseggiatori e il gelido freddo dell’inverno non aiuta.

Gli attivisti

Gli attivisti di oggi, i partigiani moderni, aiutano i migranti portandogli acqua e venendo loro in soccorso. I partigiani, cittadini della città di Michalowo, organizzano tentativi di solidarietà. Portano materiale di sopravvivenza ai fuggitivi, coperte per sopravvivere al freddo, cibo. In altri casi, favoriscono l’intervento di medici e operatori sanitari.

Il problema principale è che al confine regna la paura e molti attivisti preferiscono tenersi nell’anonimato. Affermano, difatti, che “si rischia la galera” solo per aiutare vite umane a sopravvivere.

Disperdersi e sopravvivere

I profughi che sopravvivono al confine si disperdono in paesi come la Lituania. Le autorità di Varsavia però affermano di , seppur di fronte a cotanta sofferenza, non voler modificare la direzione delle proprie scelte.

Istituzioni europee

Le istituzioni europee, a novembre 2021, hanno approvato il quinto pacchetto di norme sanzionatorie nei confronti della Polonia e in particolare di Minsk. Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha affermato che “questa decisione riflette la determinazione da parte dell’Europa a resistere alla strumentalizzazione dei migranti politici“. Cioè coloro che scappano per motivi di guerre interne e povertà.

La presidentessa della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha affermato che “il regime bielorusso deve smettere di adescare persone, mettendo a rischio la vita delle persone”.

Inoltre, l’Unione Europea ha stanziato molti fondi per aiutare in questa emergenza, circa 700mila euro per cibo, coperte e kit di primo soccorso. Tuttavia, le azioni svolte dalle istituzioni non sono immediate, ma risultano spesso frammentate, lente ed ostacolate dalla lentezza burocratica.

ONG e cooperative

Alessandro Metz, militante nell’associazione di volontari “Mediterranea“, è arrivato al confine con un’altra cooperativa sociale “Nuova Ricerca Agenzia Res” e afferma che “la Polonia è uno stato in cui si criminalizza il soccorso, servirebbe dunque subito un salvacondotto europeo”. Anche perché il governo polacco ha affermato recentemente di voler innalzare un muro per bloccare i migranti al confine.

Se da una parte l’Europa dimostra di voler sostenere i profughi che vengono da Siria e Afghanistan fino al confine con essa stessa, dall’altra parte si riscontra la scarsa intenzione ad accettare ed aiutare i migranti.

Il lungo e tormentato viaggio

Le differenti tratte che i profughi attraversano per arrivare in Europa sono innumerevoli. Il Mar Mediterraneo, infatti, è campo di morte ormai da molti anni, ma proprio in quel mare, numerose Organizzazioni Non Governative lavorano ogni giorno per salvare più persone possibili.

Sulla terraferma, invece, in cui sarebbe più semplice salvare le vite umane, i profughi annegano nell’egoismo e nell’indifferenza della politica, velata da strategie apparentemente attive ma che in realtà non si dimostrano inefficaci.

Conclusioni

Infine, un ruolo rilevante in questa situazione, viene svolto dalla Germania e dalla Cancelliera Merkel, che è in contatto col Presidente bielorusso e ha affermato che la “questione dovrebbe essere discussa a livello bielorussoUE“.

Alla luce di ciò che è stato riportato, fino a quando questa situazione dovrà continuare, imperterrita sotto gli occhi della morte?

 


Fonti:

sky.it

editorialedomani.it

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