Il victim blaming è il fenomeno secondo il quale la vittima di un reato o un torto viene messa sotto accusa al posto del carnefice, venendogli quindi riconosciuta la colpevolezza, totale o parziale, per quanto accaduto. Questo accade soprattutto in casi nei quali un crimine, a detta di coloro che accusano la vittima, poteva essere “prevenuto”.
Just-word hypothesis
Il victim blaming si manifesta in molteplici forme. Alcuni studiosi hanno dimostrato come uno dei maggiori fautori del fenomeno sia la nota teoria del “just-word hypothesis” secondo la quale “alle persone accade ciò che meritano”. Vi è quindi un forte bisogno, da parte di terzi, di giustificare in qualche modo quanto avvenuto e le conseguenze che ne derivano. Questo perché si è spesso convinti che il sistema sociale all’interno del quale viviamo sia giusto, legittimo. Questa convinzione può essere messa a dura prova quando interagiamo con persone vittime di un crimine immotivato e violento. Di conseguenza, la vittima, ed il suo essere tale, la sua condizione di vittimizzazione, viene percepita come una colpa autoinflitta. In questo modo si colpevolizza chi ha subito un torto nella convinzione che se lo sia, in qualche misura, meritato.
Il victim blaming può assumere le sembianze di micro-aggressioni, risposte negative relative all’accaduto anche da parte di professionisti come medici, psicologi, forze dell’ordine o familiari e conoscenti. Nonostante questo, il fenomeno non è universale. Vi sono categorie all’interno della nostra società esponenzialmente più soggette a questo tipo di trattamento. Diversi aspetti individuali come il sesso, l’etnia, il background culturale possono concorrere o meno al victim blaming.
In numerosi casi può essere considerata una risposta del tutto naturale quando si viene a conoscenza di un crimine e spesso non è un’aperta accusa alla vittima per quanto le è capitato. Tuttavia, anche affermare di aver potuto prevenire l’accaduto se ci si fosse trovati nella stessa situazione è una forma di victim blaming.
Rape culture e victim blaming
La rape culture, o cultura dello stupro è un teoria sociologica che trova triste riscontro nella società contemporanea nella quale lo stupro e la violenza nei confronti delle donne sono normalizzate e giustificate. La rape culture è perpetrata e sostenuta da comportamenti misogini che vedono la donna mercificata, preda dell’uomo rapace, cacciatore. Attraverso la glorificazione della violenza, fisica e sessuale, si crea una società cieca della salvaguardia e della sicurezza delle donne. Chiari esempi di cultura dello stupro sono certamente la trivializzazione della violenza sessuale, spesso condonata o ridotta ad un atteggiamento goliardico giustificato dal “sono ragazzi”.
La rape culture è certamente legata al victim blaming poiché statisticamente il fenomeno si concretizza con maggiore frequenza quando la vittima è donna e ha subito abusi sessuali. Ha inizio quindi uno spietato scrutinio destinato a concludersi con la colpevolizzazione della vittima stessa. Cardine della cultura dello stupro è la legittimazione dell’atto quando questo è apparentemente motivato da un atteggiamento o abbigliamento ritenuto, in modo del tutto arbitrario e personale, “provocante”. Facendo riferimento alla teoria del “just-word hypothesis”, le vittime di stupro avrebbero quindi attivamente concorso a farsi violentare a causa di come erano vestite o di come hanno interagito con i loro aguzzini. Processo analogo viene messo in atto quando si parla di impossibilità di dare consenso poiché sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti. L’attenzione è quindi rivolta ad un comportamento ritenuto convenzionalmente “irresponsabile” e non alla violenza subita.
Questione di colpevolezza
Nel caso delle violenze e degli abusi il fenomeno del victim blaming è estremamente pericoloso. La stigmatizzazione che segue uno stupro, l’emarginazione sociale e il senso di colpa porta sempre meno donne a denunciare. La rape culture, affonda le sue radici così in profondità da non permettere, molto spesso, alle donne di riconoscere quando si è state vittime di stupri o molestie. Lo stesso atteggiamento adottato da numerosissime donne, caratterizzato da una femminilità fortemente tossica, il bisogno di interporre una certa distanza tra sé stesse e la vittima, assume le caratteristiche del victim blaming: “a me non potrebbe mai succedere, non sono come lei”. Questo fenomeno permette inoltre a chi è realmente colpevole di non essere ritenuto responsabile per ciò che ha fatto, spostando effettivamente la colpa su chi, invece, al contrario andrebbe protetto e tutelato.
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