Viviamo ormai da anni nell’era digitale. La nostra esistenza si compone di una parte reale, analogica, e di una parte digitale che prende forma sul web. Internet e i social network sono passati dall’essere un ausilio alla nostra vita a costituire un vero e proprio mondo parallelo. La nuova realtà alternativa ha ovviamente le proprie dinamiche, regole, organizzazioni e crimini. Essendo però il mondo analogico l’unico auto-esistente, ciò che avviene in rete finisce spesso per avere un impatto molto importante sulla vita reale. É il caso delle cosiddette fughe di dati o data breach, ossia la diffusione di informazioni riservate e protette a seguito della violazione dei sistemi di sicurezza informatica da parte di soggetti di varia natura.
Cybersecurity e fughe di dati
I fini dietro un’azione di data breach possono essere molto diversi. Gli hacker che compiono questi atti possono essere degli attivisti politici intenzionati a diffondere delle verità scomode per i governi, oppure a paralizzare le risorse informatiche degli avversari. Nelle ultime due elezioni presidenziali americane si sono anche sollevate ipotesi di coinvolgimento di potenze straniere avversarie che avrebbero manipolato direttamente o indirettamente la sfida elettorale attraverso azioni di hackeraggio. In altri casi coloro che violano i sistemi di sicurezza sono hacker black hat ossia mossi da finalità criminali o da scopo di lucro. I dati personali possono infatti essere molto fruttuosi da un punto di vista economico per fini pubblicitari.
Sicurezza informatica
Sorge quindi una domanda su quanto sia ancora realistico, oggi, pensare di avere una privacy. Il diario segreto nel quale mettiamo, talvolta con leggerezza, ogni informazione circa la nostra vita (le nostre preferenze, gusti, opinioni e informazioni) ha un lucchetto che sempre più sovente viene aperto con troppa facilità.
Molto spesso le persone comuni iscrivendosi a siti, social network o facendo acquisti online accettano le condizioni contrattuali riguardo alla privacy senza neanche leggerle, dando per scontato che si tratti di banali inezie burocratiche. In realtà la tutela dei dati personali rappresenta una questione di fondamentale importanza. I nostri dati possono infatti essere utilizzati per azioni criminali. Il furto delle password, inoltre, può comportare conseguenze economiche gravi data la sempre maggiore diffusione di homebanking e dei pagamenti online. Il concetto di cybersecurity nasce proprio per fornire dei sistemi di protezione contro gli attacchi informatici, per garantire la sicurezza e la privacy dei cittadini.
La gara per la privacy
Si tratta di azioni di potenziamento dei sistemi informatici di tutela dei dati sensibili per rendere più difficile la vita agli hacker; oltre che di azioni politiche e giuridiche a tutela della privacy online. Negli ultimi anni molti esperti di informatica hanno dato vita ad una vera e propria competizione. Aziende, privati e stati sono sempre alla ricerca di sistemi all’avanguardia per tutelare maggiormente i propri utenti ed i dati interni dei server. L’agenzia dell’Unione Europea per la Cybersicurezza organizza addirittura dei veri e propri campionati di cybersecurity. Durante queste gare, delle squadre di esperti competono per trovare la migliore struttura di difesa per i propri sistemi informatici.
Dati e democrazia
Come detto, gli hacker che minano alla sicurezza informatica hanno i fini più disparati. I casi più eclatanti saliti all’onore delle cronache negli ultimi anni sono però caratterizzati dalla natura politica di queste azioni. La competizione tra i candidati politici si è da tempo focalizzata sulla comunicazione social come principale piattaforma per accaparrarsi voti. Sappiamo che sui social networks, e su internet in generale, le pubblicità e i contenuti vengono indirizzati all’utente in base ai suoi gusti tramite l’utilizzo di cookies. Da qui l’ovvia considerazione per cui attraverso il controllo dei dati personali si possano produrre anche effetti politici non indifferenti. Tutto ciò rappresenta un evidente vulnus per il concetto di democrazia liberale che abbiamo sviluppato, per cui ogni potere deve essere controllato e controbilanciato.
La detenzione di enormi quantità di dati personali costituisce a tutti gli effetti un potere politico ed economico che fino ad ora non ha incontrato delle adeguate codifiche e limitazioni. La sfida per i prossimi anni sarà quella di passare da una difesa passiva dagli attacchi informatici ad una regolamentazione attiva delle policies di cybersecurity riguardo alla privacy e alla gestione dei dati. Si sono già fatti molti passi in questa direzione, soprattutto a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica, tuttavia la strada da percorrere verso una regolamentazione veramente efficiente è ancora lunga.
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