L’Italia e il problema delle infrastrutture

Le infrastrutture italiane rappresentano un problema attuale, la loro costruzione e il loro apparato non sono più mezzi attraverso cui viaggiare per godersi un tragitto, bensì luoghi in cui si perde la vita, a causa di coloro che sono avidi di denaro e corrotti.

Una tragedia dopo l’altra

Le infrastrutture italiane stanno subendo problemi di gestione e corruzione, soprattutto negli ultimi anni.

Secondo indagini scientifiche ed evidenze agli occhi di tutti, moltissimi sono i ponti caduti negli ultimi anni, a partire dal Ponte Morandi e passando ai ponti minori.

Mancanza di restauri strutturali

Il problema principale non riguarda solamente la costruzione delle strutture attraverso materiali scadenti, in cui la malavita prende il sopravvento, ma anche la manutenzione.

La mancanza di quest’ultima sui 26.400 km di rete autostradale ed extra autostradale, costituisce l’incuria peggiore da parte del potere pubblico e dei privati.

Secondo l’ANASla società che ha in carico la gestione e la manutenzione delle infrastrutture italiane, gli investimenti necessari per garantire sicurezza e stabilità dovrebbero essere all’incirca 2,5 miliardi ogni anno.

Però il piano finanziario prevede solamente 1,04 miliardi in media, dal 2016 al 2020, con una spesa effettiva di 450-650 milioni.

La maggior parte delle infrastrutture italiane risale agli anni 1960-70, i lavori di restauro, dunque, non possono più attendere.

Nel 2020 la crisi economica accumulatasi già negli anni precedenti, ha peggiorato la situazione. I governi che si sono susseguiti hanno solo provveduto a un intervento mediatico, promesse quasi mai mantenute e continua retorica.

Innovazione e progresso

Secondo i dati del rapporto sull‘Efficienza Infrastrutturale: “I risultati italiani appaiono relativamente buoni”.

L’Italia, grazie alle moderne innovazioni, italiane, appunto, ed europee, potrebbe posizionarsi tra le migliori in Europa e potrebbe acquisire un ottimo posto mondiale, se solo utilizzasse queste invenzioni tecnologiche, innovative e a basso impatto ambientale.

Inoltre, queste tecnologie all’avanguardia, ideate da Sensoworks, uno dei laboratori di ricerca più attivi in Italia per quanto riguarda il campo delle infrastrutture e delle opere pubbliche, potrebbero essere la soluzione a molti problemi.

Tra questi vi è l’ispezione fisica repentina che rappresenta un costo esorbitante dello Stato. Tramite l’hi-tech però, questi sistemi sarebbero più che dimezzati.

Fanalino d’Europa

Eppure, l’Italia non vuole accelerare i lavori sulle infrastrutture e continua a rimanere il fanalino d’Europa.

È necessario sapere che l’Italia ha una percentuale molto elevata di piccole imprese che esportano direttamente e inoltre il trasporto merci nel nostro Paese raggiunge livelli molto alti.

Burocrazia

Un altro indice studiato da Sensoworks è la burocrazia italiana.

Sul divario infrastrutturale, incide soprattutto la burocrazia, che rallenta i lavori ed è alquanto farraginosa.

Per quanto riguarda la media della durata dei lavori, si aggira intorno ai quattro anni, si arriva fino a 5,7 in Molise, seguita da Basilicata, Sicilia e Liguria. Le regioni più virtuose sono invece Lombardia ed Emilia, dove la media annuale per ultimare i lavori è all’incirca di 4,1 anni, ossia la media di realizzazione.

Opere incompiute

Un ulteriore spreco economico, finanziario e industriale, è rappresentato dalle grandi opere pubbliche incompiute.

Queste vengono bloccate per problemi essenzialmente burocratici o per contenziosi vari.

Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche, le opere pubbliche che andrebbero revisionate il prima possibile, sono circa 12mila. La rete nazionale si perde però nei meandri delle varie aziende a cui vengono dati gli appalti.

Queste sono Autostrade, Anas, le regioni stesse, i comuni e le province.

L’assurdità burocratica è che non vi sia un vero e proprio catasto nazionale italiano, per cui non si conosce il numero esatto di ponti, viadotti ecc.

La Sensoworks, da maggio 2020, ha realizzato nuovi impianti di monitoraggio delle infrastrutture autostradali.

Modello Genova

Il rilancio delle grandi opere pubbliche inizia proprio da Genova e dall’ex Ponte Morandi.

Proprio su questo nuovo ponte hanno lavorato moltissime piccole medie aziende.

Con il decreto semplificazioni alcune caratteristiche del modello di Genova vengono riprese per molti cantieri italiani.

Tra le grandi opere indicate come prioritarie, risulta il Mose, il sistema di protezione delle acque alte di Venezia e la linea ad alta capacità tra Roma e la città di Pescara.

Tra le opere da rimettere in moto il governo italiano ha indicato anche la linea ad alta velocità Palermo-Catania-Messina.

Pensieri

Le capacità italiane sono quindi notevoli, la civiltà di un popolo si denota anche dal modo in cui gestisce la mobilità del proprio paese.

Il popolo italiano, dopo l’ultima tragedia sul Mottarone, è stato nuovamente ferito.

Qualsiasi strada o altra struttura nuova, non potranno mai colmare il vuoto di coloro che hanno perso la vita sul territorio italiano, per incuria e follia di altri.

 

Fonti:

Lesechos.fr

Uci.it

Webuildvalue.com


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