Fast food: l’evoluzione da “Super size me” ad oggi

“Super size me” è un documentario americano, datato 2004, con protagonista il giornalista Morgan Spurlock. Il film ha avuto un notevole risalto pubblico a causa del suo contenuto. Spurlock, nel film, ha deciso di documentare un mese della sua vita in cui avrebbe dovuto cibarsi unicamente di prodotti targati Mc Donald’sDal punto di vista logistico, questa impresa si è rivelata più che semplice: questa multinazionale è presente in grande scala sul territorio americano e su quello globale.  

Il giornalista, documentando questa sua “sfida”vuole scoprire quali siano le ripercussioni di una dieta di questo tipo sul corpo umano. Il documentario mette in risalto come la cultura del fast food sia radicata ormai nella mente degli americani. Essi non a caso presentano una delle più alti percentuali di persone in sovrappeso e obese al mondo.  

L’opera mostra gli esiti disastrosi che susseguono ad una dieta di questo tipo, che variano dall’aumento di peso a tutti i tipi di problemi di salute collegati a ciò. Inoltre, è un film di denuncia verso le multinazionali e le loro politiche aziendali. Curioso è sottolineare che, in America, se si entra in un fast food, si è spinti ad acquistare la versione del menù più grande, in modo tale da avere un guadagno maggiore dalle vendite.  

Le conseguenze dei fast food

Di notevole interesse, oltre all’impatto che ha avuto sull’opinione pubblica, è che questo film abbia apportato anche alcune modifiche al menù stesso del Mc Donald’s, che si è visto costretto a ritirare la versione più grande del proprio panino, proprio a causa delle polemiche scaturite dal film. 

Sono passati ormai più di 16 anni dal rilascio di “Super size me”, ma sembrerebbe che la situazione non sia cambiata. Infatti, le catene di fast food continuano a moltiplicarsi in ogni angolo del globo terrestre. Tuttavia, negli ultimi anni, i consumatori sembrano essere più attenti alla propria salute e al proprio stile di vita. Sono nate molte iniziative che promuovono un’adeguata alimentazione, accompagnata da sufficiente attività fisica, per prevenire l’obesità e i problemi di salute. Esistono ristoranti, catene di locali e altre imprese che promuovono “healthy” food come base del loro business.

Nell’epoca COVID

Attualmente con l’intero globo chiamato a fronteggiare un’emergenza sanitaria come quella del Coronavirus, i medici si sono resi conto che l’obesità, e di conseguenza il consumo di cibo spazzatura può portare ad aggravare ancora di più le condizioni di un individuo risultato positivo all’epidemia in corso. Lo stesso primo ministro del Regno Unito, Johnson, ha dichiarato di essere intenzionato a prendere provvedimenti contro l’obesità, essendo il suo “uno dei paesi più colpiti dalla patologia”.  

La Sugar Tax

Parlando di Regno Unito, questo paese ha approvato nel 2018 una tassa sulle bibite zuccherate, per spingere i consumatori verso un consumo più consapevole di questo tipo di prodotti, preferendo delle varianti più naturali e più salutari. Questa tassa, che ha portato notevoli polemiche con il tempo, ha coinvolto molte nazioni nel corso degli anni. Negli Stati Uniti, una tassa del genere non è ancora entrata in vigore a livello nazionale, ma solo in singole città o singoli stati. In Francia una tassa sulle bibite gasate si ha dal 2012. 

In Italia, invece, la tassa doveva fare la sua comparsa nel 2021, per poi essere posticipata all’anno successivo, in modo tale da non apportare difficoltà ad imprese già messe in ginocchio dall’emergenza sanitaria.  

Let’s move

Nel 2010, l’allora First Lady degli USA, Michelle Obama, ha dato il via ad una campagna intitolata “Let’s move”, in cui cercava di sensibilizzare gli americani sul problema dell’obesità. Inoltre la campagna cerca di incoraggiare uno stile di vita sano, cercando di facilitare l’accesso ad alternative al junk food. La campagna è ricordata soprattutto per l’orto presente nella stessa Casa Bianca.  

Campagne contro gli additivi nei fast food

Le catene di fast food stesse, hanno proposto delle campagne pubblicitarie a favore di una scelta più consapevole rispetto alle materie prime contenute nei propri prodotti. Recentemente, infatti, il colosso Burger King ha realizzato una campagna pubblicitaria in cui illustra l’evoluzione del suo panino più economico, mostrando come sia assolutamente normale la comparsa di muffa. Ciò a sottolineare ancora una volta come i prodotti dell’azienda siano privi di additivi e conservanti, che possono risultare sicuramente dannosi. Come accompagnamento a questo spot, l’azienda si è anche impegnata ad eliminare definitivamente da tutti i suoi menù, gli additivi entro la fine dell’anno.

Un segnale sicuramente positivo, che segue le scelte degli altri colossi del fast food, tra cui anche Mc Donald’s, il maggior competitor di Burger King. Le multinazionali sembrano sempre più orientate verso l’attenzione per le richieste dei clienti, che prediligono sempre più prodotti naturali e sostenibili, e ciò non può che risultare positivo.  


Fonti:  

gamberorosso.it

it.wikipedia.org

fulldassi.it

insidemarketing.it

ninjamarketing.it

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