Fughe di cervelli

Fenomeni mondiali

L’Italia, come molti altri Paesi, è diventata negli ultimi anni una Nazione di passaggio, da cui partire per tornare solo in un secondo tempo, durante le pause lavorative o di studio.

Il fenomeno è conosciuto anche come human capital flight e consiste nell’emigrazione all’estero di giovani laureati, i grandi cervelli che possiedono specializzazioni.

Il fenomeno della globalizzazione ha reso possibile questa apertura verso i confini che spariscono.

L’esperienza all’estero, lavorativa o per studio, tende a far cadere i preconcetti che ci poniamo nei confronti delle altre persone.

Gli stereotipi formano una barriera mentale da cui risulta difficile uscire.

Condizioni lavorative in Italia

In Italia le condizioni lavorative non garantiscono ai giovani, e in generale alla popolazione, una stabilità economica e culturale.

Le possibilità di fare carriera diminuiscono per il genere femminile: i grandi cervelli, pur avendo una carriera universitaria ed esperienza molto ampia, non riescono a essere integrati nel mondo del lavoro.

Nessuno scambio

Nella nostra Nazione, non si registra il fenomeno del brain exchangeossia lo scambio di cervelli.

Secondo l’OCSErappresenta il flusso di risorse intellettuali tra un Paese e l’altro, con uno scambio equilibrato tra gli studiosi che entrano e quelli che escono.

A seconda dei periodi storici, gli scambi possono essere sbilanciati in discipline e settori produttivi diversi, ma il risultato sarà pari.

Le proporzioni di coloro che fuggono si stanno moltiplicando e la differenza è troppo ampia e non si parla più di brain exchange.

Capitale intellettuale

L’esportazione del capitale intellettuale non è solo una perdita di cultura e di denaro, poiché intellettualmente formate nel Paese da cui emigrano.

Le innovazioni prodotte all’estero dai cervelli in fuga saranno proprietà del Paese in cui vengono realizzate, l’origine di colui che ha progettato la nuova invenzione rimarrà impresso nell’invenzione stessa, ma il Paese in cui nasce l’idea non sarà il Paese di partenza, bensì quello di arrivo.

Sistema politico

La classe politica che si è susseguita negli ultimi anni ha ignorato il problema sociale che sta letteralmente svuotando il nostro Paese.

Infatti, coloro che lo governano non parlano di fuga, bensì di mobilità.

Questo atteggiamento di menefreghismo sottolinea ulteriormente l’interesse minimo delle classi politiche verso la ricerca, sia scientifica che letteraria.

In numeri

La percentuale di coloro che hanno lasciato il nostro Paese è aumentata notevolmente tra il 1990 e il 1999.

Inoltre, nel 1999 è emigrato all’estero il 7% dei laureati del Nord, contro il 2% del Sud.

Negli anni ’90, la percentuale di coloro che sono emigrati e avevano più di 45 anni è più che quadruplicata.

Il flusso più ingente di emigrati si è registrato tra gli anni 1996 e 2000. L’Italia ha perso più di 2700 laureati.

Il numero di coloro che sono emigrati ha superato nettamente quello di chi ha acquisito la cittadinanza italiana.

Ritorno in patria

La politica e tutto il mondo che ne concerne dovrebbe perciò agire a favore di coloro che hanno lasciato il nostro Paese.

Per marginare il problema è inoltre necessario trattenere i cervelli stranieri che vengono in Italia per brevi periodi. Questi studiano per un’azienda straniera e molte volte cercano di apprendere sul suolo italiano le nuove tecnologie made in Italy.

Per incrementare il numero di giovani in Italia, occorre aumentare la permanenza a partire dai corsi di studio.

L’esperienza Erasmus, che può durare dai 5 ai 12 mesi potrebbe risultare, quindi, una grande opportunità.

Realtà

Il fenomeno migratorio non può essere marginalizzato del tutto, soprattutto in una realtà in cui l’esperienza in un Paese altro rappresenta la possibilità di trovare lavoro o quantomeno arricchire il proprio bagaglio culturale.

Background economico

Un sistema di incentivi fiscali per coloro che rimpatriano è però alquanto discriminatorio, poiché coloro che partono all’estero sono tendenzialmente più avvantaggiati economicamente.

Non tutte le famiglie possono permettersi di far partire un giovane e le borse di studio non sono sufficienti per un soggiorno prolungato in un altro Paese, come ad esempio Francia e Inghilterra.

Il report di Tortuga Algebris lo conferma: i dati mostrano che coloro che emigrano all’estero hanno possibilità maggiore di avere entrambi i genitori laureati o comunque con un lavoro stabile.

Questa misura perciò non agevola, ma discrimina.

Nuovi orizzonti

Molte volte si pensa che sia più facile partire piuttosto che restare, ma diverse statistiche affermano che i cervelli che fuggono in un Paese estero tendono ad avere nostalgia e a volte rimpianti.

Come coloro che fuggono dalle guerre con la speranza di una vita migliore, anche i cervelli fuggono con la speranza di salvare quella cultura che loro stessi hanno faticato ad accumulare nei meandri delle meningi.

 

Fonti:

Istitutocapialbi.edu.it

Matematicaunibocconi.it

Econopoly.ilsole24ore.com


Credits:

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *