Sostenibilità e Smart City. Seconda parte

Come sarebbe bello svegliarsi e vivere in un mondo più pulito, dove l’aria che respiriamo è fresca, i rumori del traffico solo un cattivo ricordo e la plastica negli oceani solamente un brutto scherzo del passato. A chi non piacerebbe? Se non lo avete capito, ancora una volta si parla di sostenibilità. E sì, non ci stancheremo mai di discuterne, come abbiamo fatto anche in questo articolo, e continueremo a fare.

Bene, se anche tu volessi impegnarti di più per contrastare il cambiamento climatico e riportare un minimo di coscienza e senso alla tua esistenza, ti consiglio di leggere quello che abbiamo da dirti. Bastano, infatti, piccole chicche quotidiane per essere persone migliori.

Qualche suggerimento per essere più smart, nel proprio piccolo

Innanzitutto, le regole da tenere a mente per poter agire in modo responsabile sono semplici: basta pensare di non essere soli al mondo e che ogni azione che compiamo ha delle conseguenze future sul pianeta e sulla specie umana. Eh già, perché qui non si tratta propriamente di salvare il globo terrestre: la terra, nel bene o nel male, continuerà a esistere e si adatterà a ciò che gli si presenta. Qui si tratta di preservare la specie umana, che non potrà sopravvivere con i livelli di inquinamento che stiamo raggiungendo. Ma forse siamo troppo stupidi per capire persino questo.

La lista (non esaustiva) delle buone pratiche

Dicevamo, per essere sostenibili basta mettere in pratica piccole accortezze tutti i giorni, per esempio:

  • non lasciar scorrere l’acqua mentre ci si lava i denti,
  • fare la raccolta differenziata correttamente (esistono delle bellissime app, come Junker, che ci aiutano a separare i materiali e riconoscerli, a riprova che gli smartphone in fondo hanno un’utilità e non servono solo a lobotomizzarci il cervello con gattini coccolosi),
  • altra pratica carina sarebbe selezionare attentamente i cibi in base alla provenienza: ovviamente quelli locali sono migliori dal punto di vista dell’impatto ambientale, poiché il tragitto dal luogo di produzione a quello di consumo è minore – pure ‘ste cazzate vi devo spiegare.

Altre semplici strategie che possiamo valutare sono:

  • spostarsi con i mezzi pubblici anziché in auto,
  • scegliere capi d’abbigliamento di aziende orientate alla sostenibilità (non il fast-fashion, notoriamente uno dei settori più inquinanti al mondo),
  • non acquistare capi nuovi ogni due giorni (ma neanche ogni sette, s’intende) – ne abbiamo davvero bisogno?
  • consumare meno carne possibile – personalmente non sono d’accordo sull’eliminarla completamente, ma è un’alternativa. Consiglio, comunque, di informarsi sul reale vantaggio ambientale che si potrebbe avere se in molti adottassimo una dieta vegana: siamo sicuri che inquini meno?
  • acquistare prodotti sfusi o senza packaging in plastica,
  • utilizzare coppette mestruali o assorbenti lavabili per le donne,
  • spegnere le luci o i dispositivi elettrici quando non necessari (anche quelli in stand-by consumano energia!),
  • sostituire prodotti usa-e-getta con alternative, per esempio i dischetti struccanti in tessuto anziché monouso, così come i cotton fioc.

Tutto molto bello, ma…

La lista è lunga e potrebbe andare avanti, perciò non è da considerarsi esaustiva. Tuttavia, questi piccoli accorgimenti possono fare la differenza, se ognuno di noi si impegna a rispettare anche solo qualcuno di essi. C’è, però, un grosso MA in tutto ciò: l’uomo vive in società, anzi ognuno di noi vive in uno Stato, in questo caso l’Italia. E per poter avere un esito positivo, le nostre pratiche da bravi cittadini devono essere prima di tutto sostenute da esso con infrastrutture e servizi adeguati. Difatti, per alcune azioni è necessario sì l’apporto dei singoli individui, ma soprattutto, e in principio, una via per poterle praticare.

Vediamo per esempio il primo punto. Per spostarsi con i mezzi pubblici e non con la propria auto personale è necessario che i trasporti siano funzionanti e affidabili. Diciamo, innanzitutto, che devono esistere. Cosa ancora oggi non scontata in alcuni piccoli paesi, purtroppo. Oppure, prendiamo come esempio il risparmio di energia elettrica. Il cittadino potrà anche essere diligente e premurarsi di spegnere i suoi device quando non utilizzati. Tuttavia, molti edifici, non propriamente di recente costruzione, hanno impianti elettrici o energetici obsoleti, rendendo difatti impossibile un consumo di energia sostenibile. Lo stesso vale per la raccolta differenziata: se non c’è un percorso di smistamento e smaltimento corretto, il singolo può fare ben poco. Per questo oggi si parla di sostenibilità in concomitanza con il concetto di Smart City.

Smart City

Smart City: un modello di città sostenibile

La Smart City non è tanto una città futuristica, quanto un modello e un obiettivo che le città si prefiggono di raggiungere. Una città può dirsi smart quando la tecnologia e la digitalizzazione permettono un sistema di interazioni con la massima efficacia, per poter migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. I servizi pubblici sono ottimizzati per mettere in relazione le infrastrutture materiali con il capitale umano e sociale. Ciò significa che il concetto di sostenibilità e di miglioramento ambientale sono insiti in questa progettazione delle città.

Attenzione, Smart City non vuol dire che le auto voleranno o che ci tele-trasporteremo, semplicemente è un nuovo modo di concepire la struttura delle città. Questo dovrebbe essere applicato sin da subito in qualsiasi operazione: si tratta di mettere a punto sistemi di efficientamento energetico, ambientale, delle tecnologie per la comunicazione e per la mobilità. Ma anche di migliorare tutte quelle strutture in cui si svolge la vita quotidiana dei cittadini, dalle abitazioni ai parchi. La soluzione per tutto ciò è che gli Stati e le Regioni italiane si impegnino a investire in progetti volti a questo scopo, perlomeno nelle grandi città.

Qualcuno è già sulla buona strada

Esempi virtuosi sono città europee come Amsterdam, che ha già in piano obiettivi concreti per ridurre le emissioni di COdel 40% entro il 2025, e del 75% entro il 2040. Ma anche Londra, tra le città più smart al mondo secondo l’indice IESE Cities In Motion Index 2019, particolarmente efficiente nell’elaborare i dati. Tuttavia, ci sono anche due esempi italiani che si stanno muovendo in questa direzione: Bologna, secondo l’EY Smart City Index 2018, si contraddistingue per la manutenzione delle proprie infrastrutture. Milano, invece, dal 2016 partecipa al progetto Sharing Cities con altre città europee, come Varsavia e Lisbona, per elaborare soluzioni intelligenti e che aiutino la riqualificazione di quartieri in un’ottica di migliore mobilità e sostenibilità.

Per concludere: ben venga il contributo individuale, ma serve di più!

Da tutto questo discorsone, permettetemi il termine, si può quindi facilmente capire che la sostenibilità è un concetto che si evolve costantemente, di pari passo con l’avanzare delle tecnologie. Essere sostenibili passa dal singolo individuo attraverso la quotidianità, ma, anche e soprattutto, dalle sovrastrutture di cui i singoli fanno parte, ovvero le città e lo Stato stesso. Continuiamo, anzi aumentiamo le pratiche virtuose nella nostra routine, con l’idea che faranno sicuramente del bene a noi e ai nostri figli. Ma al contempo battiamoci nel concreto affinché la sostenibilità sia l’essenza stessa degli spazi in cui viviamo, e che domini i processi decisionali del territorio. Solo in città più smart con aziende più efficienti, lo sforzo dei singoli potrà avere un impatto sostanziale e rendere il mondo a prova di uomo.

Fonti:

Filodiritto.com

Corriere.it


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