Il capitalismo rifiuta il lavoro femminile?

In una qualsiasi classe di una scuola elementare dei primi anni 2000 sarà capitata questa scena: la maestra chiede il lavoro svolto dai genitori dei bambini che rispondono a turno.

<<Mio papà fa l’impiegato>>

<<E la mamma?>>

<<La mamma fa la casalinga!>>

<<Certo, la casalinga! Un lavoro anche quello, nobilissimo!>>

E questo scambio si ripete cinque, dieci, quindici volte: il papà è operaio, dottore, avvocato, muratore, commercialista; la mamma più della metà delle volte fa la casalinga. Nessun papà fa il casalingo, non credo esista neppure la parola e mi scuso con la redazione per questo necessario refuso.

La mamma sta in casa ad accudire i figli, il papà si procura il pane, uccide gli orsi a mani nude e accende il fuoco con bastoncini e pietre. Il nostro quadretto della famiglia paleolitica sarebbe pronto per apparire in un documentario sui nostri antenati se non fosse così drammaticamente reale. I bambini assorbono fin da piccoli questo modello come fa il mio fegato con l’alcol in un qualsiasi sabato sera, con lo stesso livello di tossicità.

I bambini maschi che si dilettano in qualsiasi professione simulata: dal pompiere all’astronauta, dal geologo al rompicoglioni. Le bambine, invece, hanno la sfiga di vedere la propria  creatività rinchiusa nelle anguste mura di una cucina giocattolo. La donna non deve lavorare, deve trovarsi marito, possibilmente “un buon partito che la mantenga”.

Va detto che gli italiani, in generale, la pensano allo stesso modo quando bisogna sposare politicamente le urne.

Lavoro femminile e Capitalismo

Ma questo modello di famiglia e di ruoli di genere, questo cartone Disney distopico che prende vita quotidianamente nella nostra realtà, esiste per un motivo? Fa comodo a qualcuno? E no, non stiamo parlando della lobby delle case per le bambole. Nemmeno delle aziende che vendono grembiuli che non sarebbero in grado di riconvertire la produzione su tagli maschili, parliamo invece di strutture sociali.

La società capitalistica contemporanea come vede il lavoro femminile? Non vogliamo lanciarci qui in una digressione storica sul ruolo lavorativo della donna in varie epoche e culture. Sarebbe interessante per alcuni ma non abbiamo alcuna intenzione di generare un addormentamento di massa. Ciò che basta dire è che nel corso del tempo la donna ha assunto vari ruoli oltre a quello di madre e ha spesso lavorato.

Vincitori del pane col pene

Anche all’inizio della rivoluzione industriale e capitalistica era così, le donne lavoravano in fabbrica, ma venivano sfruttate come il wi-fi della biblioteca da cui sto scrivendo e pagate altrettanto miseramente. Non era lavoro quello. Con lo stabilizzarsi della società industriale si è però affermato un modello diverso, il cosiddetto “male-breadwinner”.

Non si tratta di un concorso a premi di bellezza maschile della panetteria sotto casa, ma di uno specifico modello socio-lavorativo della famiglia “monoreddito” in cui il padre di famiglia lavora e guadagna lo stipendio per tutta la famiglia mentre la madre bada a casa e figli. Il modello male-breadwinner si è sviluppato negli USA: guardando le serie animate che intendono dipingere la società americana come i Simpsons, i Griffin e American Dad si noterà che la moglie del protagonista non lavora in nessuno dei tre casi. Aldilà delle abitudini di Marge Simpson e di Lois Griffin, tuttavia, questo modello economico si è radicato profondamente nella nostra mentalità e scardinarlo richiede la medesima potenza rivoluzionaria di quella industriale.

Il lavoro femminile oggi.

Oggi il modello male-breadwinner sta morendo sotto la pressione delle trasformazioni sociali. Un reddito solo non basta più per una famiglia, a meno che non si voglia mangiare solo pasta e tonno e vivere in quindici metri quadri con altre otto persone, ma non tutti possono fare la vita da studenti fuori sede.

Le donne quindi devono lavorare per necessità, ma questo nuovo bisogno non si è accompagnato ad adeguate nuove opportunità. La disparità salariale tra uomo e donna è una realtà inaccettabile. Fare un figlio ha lo stesso impatto sulla sicurezza lavorativa che potrebbe avere matchare sul tinder il partner del proprio datore di lavoro. Ci troviamo quindi nella situazione paradossale in cui il lavoro femminile diventa necessario per vivere ma rimane de facto scoraggiato e difficile.

In molti paesi le cose stanno iniziando a cambiare, soprattutto nelle socialdemocrazie del nord Europa; questo ci suggerisce che per cambiare la condizione del lavoro femminile è necessario rivedere anche il modello di sviluppo economico.

 


Fonti:

it.pearson.com

Credits:

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