Taiwan, ufficialmente riconosciuta come RDC (Repubblica di Cina), è uno Stato insulare situato nell’Asia orientale composto dall’isola di Formosa e dagli arcipelaghi di Penghu, Kinmen e Matsu. La questione Taiwan è molto complessa e ingloba al suo interno le relazioni – con e – tra Cina e Stati Uniti: in quanto la Cina vorrebbe rivendicare l’isola come parte del proprio territorio nazionale verso “un’unica Cina” giovane e avanguardistica, mentre d’altro canto gli Stati Uniti promettono di difenderla, per preservare democrazia ma anche la propria economia, nel caso in cui Pechino provasse a invaderla.
Storia di Taiwan
Partendo da un’analisi storica, Taiwan fu popolata prima da popoli austronesiani per essere, successivamente, colonizzata dagli Olandesi. Il Regno di Tungning, che durò dal 1661 al 1683, fu il primo governo cinese a dominare Taiwan. Mentre dal 1683, la dinastia Qing governò Taiwan come una prefettura e questo portò nel 1875 a dividere l’isola in due prefetture.
Nel 1885 l’isola fu trasformata in una provincia cinese. A seguito della Prima guerra sino-giapponese, nel 1895, Taiwan e le Penghu furono cedute dalla dinastia Qing al Giappone.
Dopo le Guerre Mondiali
La cessione al Giappone non ebbe vita lunga. Le truppe giapponesi a Taiwan si arresero alla Repubblica di Cina alla fine della Seconda guerra mondiale. Le sorti di Taiwan venivano consegnate a un governo cinese dopo mezzo secolo di dominio giapponese. La Repubblica di Cina voleva rivendicare la propria sovranità sull’isola sulla base dell’amministrazione della dinastia Qing, della Dichiarazione del Cairo, della Dichiarazione di Potsdam e dell’Atto di resa giapponese, ma questa rivendicazione negli anni successivi iniziò a essere contestata sempre di più facendo emergere un forte desiderio di indipendenza all’interno dell’isola.
La guerra civile
Con la sconfitta nella Guerra civile cinese del 1949, contro i comunisti di Mao Zedong, i nazionalisti di Chiang Kai-shek si ritirarono proprio a Taiwan, stabilendone la sede del governo della Repubblica di Cina: a quel punto sia Pechino che Taipei rivendicarono la comune aspirazione nel voler rappresentare tutta la Cina. Proprio da questo momento storico in poi Pechino non ha mai nascosto l’opzione del ricorso alla forza militare per riconquistare l’isola, qualora fosse necessario farlo, giustificando questa manovra come una soluzione volta a una riunificazione pacifica di Taiwan alla RPC (Repubblica Popolare Cinese).
Età contemporanea
Gli anni Settanta segnarono un punto di svolta per Taiwan, proprio perché Stati Uniti e Cina iniziarono a stringere relazioni politiche e diplomatiche che culminarono nel riconoscimento diplomatico di Pechino nel 1979. In quel periodo oltre agli USA molti altri Paesi spostarono le loro sedi diplomatiche da Taipei a Pechino. A causa della rottura di molte relazioni diplomatiche, Taiwan venne riconosciuta da soli 14 Paesi al mondo, gran parte di questi sono proprio Stati insulari del Pacifico e dei Caraibi.
Il presente
La maggior parte dei Paesi, ancora oggi, continuano a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese come unico governo legittimo della Cina, ovvero come “l’unica Cina”. La volontà di formare un’unica Cina fa riferimento proprio al principio secondo cui Pechino considera l’isola una parte del proprio territorio, destinata alla riunificazione; principi che non vengono riconosciuti oggi da Taipei.
Bisogna sottolineare che la politica dell’unica Cina sta alla base stessa delle relazioni tra Cina e Stati Uniti del 1979, quando gli USA interruppero i rapporti ufficiali con Taiwan. In questo modo gli USA garantirono le loro relazioni diplomatiche con la Cina e rigettando, almeno pubblicamente e formalmente, le relazioni con Taiwan, che in realtà rimasero, insieme al sostegno verso quest’ultima, implicite e nascoste.
Rapporto Usa-Taiwan
Il rapporto tra gli Stati Uniti e l’isola è legato in realtà al Taiwan Relations Act, che garantisce il supporto e il sostegno di Washington a Taipei. Il Taiwan Relations Act mette in chiaro che l’avvio delle relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese si basa sull’aspettativa comune che il futuro di Taiwan venga determinato con “mezzi pacifici” e stabilisce che Washington, qualora dovesse ritenerlo utile, potrà fornire armi e supporto all’isola in quanto proprio Taiwan rappresenta l’elemento cruciale per contenere le forti ambizioni di Pechino. Punto su cui sia la Cina che gli Stati Uniti ammettono di non avere mai trovato un comune accordo, e che di conseguenza non fa che irritare Pechino all’annuncio di ogni appoggio di Washington nei confronti di Taipei.
Taiwan e Cina
Il punto di svolta tra Taiwan e la Cina arrivò in uno storico incontro tenutosi a Hong Kong nel 1992, nel quale Taipei e Pechino concordarono sull’esistenza di “un’unica Cina”: da una parte quella continentale e dall’altra quella insulare, senza però risolvere e affrontare il dilemma legato alla sua sovranità. Questo incontro, che passò alla storia come il “Consenso del 1992”, rappresenta proprio la base e la volontà di avviare relazioni bilaterali tra Pechino e Taipei, ma la sua interpretazione rimane ancora oggi complessa e poco univoca e definita.
Xi Jinping e Tsai Ing-wen
Per Pechino il consenso implica un desiderio di ricongiungimento con l’isola entro il 2050, ovvero nella volontà di poter integrare Taiwan sotto la sovranità della Repubblica Popolare Cinese, possibilmente in un modo “pacifico”. E proprio sotto la presidenza di Xi Jinping, la Cina continentale ha aumentato le pressioni di tipo militare, economico e politico. Tsai Ing-wen, attuale Presidente di Taiwan e rappresentante del partito progressista, dove è stata eletta per la prima volta nel 2016 e attualmente in carica al suo secondo mandato, ha invece disconosciuto l’accordo del Consenso del 1992. E nonostante abbiano visioni differenti sulle relazioni con Pechino, i due principali partiti politici di Taiwan, il più conciliante e storico Guomindang (GMD) e il più indipendentista Partito democratico progressista (DPP), concordano sulla medesima visione comune che nel lungo periodo vede proprio Taipei alla guida dell’unica Cina.
Conclusioni
Mentre, facendo riferimento al breve periodo, la visione di Taiwan è quella di rimanere un’entità separata dalla Repubblica Popolare Cinese, mantenendo da una parte una certa forma di indipendenza e di status quo per poter scongiurare un’eventuale occupazione da parte di Pechino, ma dall’altra, lo scontato e rinnovato appoggio degli USA, che sconsiglia a Pechino di ricorrere alle soluzioni militari per prendere il controllo sull’isola, non fa che alimentare la dipendenza di Taiwan dagli USA, per lo meno da un punto di vista puramente militare.
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