Perchè c’è chi si oppone a “Black lives matter”?

Il 25 maggio 2020, a Minneapolis, veniva ucciso George Floyd. Da quel momento in poi, il movimento “Black lives matter” si è allargato a macchia d’olio, contribuendo a sensibilizzare il mondo riguardo al razzismo. Eppure, c’è chi si è schierato contro, come nel caso di “White lives matter“.

White Lives Matter e il caso Kanye West

Durante l’ultima settimana della moda a Parigi, il famoso rapper Kanye West si è presentato a un evento indossando una maglietta a dir poco particolare. Su di essa, infatti, c’era lo slogan “White lives matter“. Al suo fianco c’era anche Candace Owens, un’attivista e politica conservatrice, famosa per le sue esternazioni controverse riguardo a diversi argomenti d’attualità, tra cui il cambiamento climatico, l’immigrazione e la pandemia. Questa maglietta ha fatto il giro del mondo, scatenando l’indignazione generale, poiché la frase “White lives matter” sintetizza l’ideologia dei suprematisti bianchi. Verrebbe da chiedersi, però: per quale motivo due persone nere, come Kanye West e Candace Owens, stanno supportando i suprematisti bianchi?

La storia di “White Lives Matter”

Questo motto è stato usato primariamente da “The Aryan Renaissance Society“, un gruppo suprematista che riprende la simbologia nazista. Ha avuto molto risalto anche nel 2017, quando è stato usato durante gli scontri di Charlottesville, una grande e discussa manifestazione suprematista, svoltasi in Virginia. Nel giugno del 2020, durante una partita di calcio tra Burnley e Manchester City, è sorvolato sullo stadio uno striscione con la scritta “White lives matter Burnley“. Ciò proprio mentre i giocatori erano inginocchiati in segno di rispetto verso il movimento “Black lives matter”. Attualmente, questo slogan è tornato alla ribalta proprio “grazie” al gesto di Kanye West e di Candace Owens. Quest’ultima ha addirittura realizzato un intero documentario, “The greatest lie ever sold“, in cui accusa e attacca tutto il movimento di “Black Lives Matter”, oltre alla figura di George Floyd. Ma quali sono le accuse che sono state mosse nei confronti di BLM?

Le accuse nei confronti di George Floyd

Nel suo documentario, primariamente, Candace Owens sostiene che in realtà George Floyd non sarebbe morto per soffocamento, per mano del poliziotto Derek Chauvin. Al contrario, sarebbe morto per un’overdose di Fentanyl, un potentissimo analgesico. Inoltre, l’attivista dice che attorno alla figura di Floyd è stata costruita un’aura quasi angelica, che in realtà non corrisponderebbe alla realtà dei fatti. Ha infatti dichiarato: “Non meritava di morire, ma non era sicuramente un santo”, ma anche “Il fatto che sia stato dipinto come un martire mi disgusta”. 

Owens ha inoltre sottolineato, in alcune dichiarazioni, che il poliziotto condannato per l’omicidio di Floyd sarebbe stato vittima di linciaggio mediatico, poiché l’opinione dei media avrebbero influenzato il verdetto del giudice. 

Le accuse e le polemiche riguardo a “Black lives matter”

Negli ultimi mesi, si sono poi diffuse diverse polemiche che hanno riguardato il movimento “Black Lives Matter”. Candace Owens, quindi, non è stata l’unica a scagliarsi contro questa organizzazione no profit, accusata soprattutto di “poca trasparenza finanziaria“. BLM si è presentata al mondo come un’organizzazione che cerca di lottare contro la violenza della polizia nei confronti delle persone nere, problematica che è una vera e propria piaga in America. Ebbene, alcune famiglie di vittime uccise dalla polizia americana accusano BLM di aver raccolto e tenuto per sé donazioni in denaro, in nome delle vittime.

Recentemente, poi, la co-fondatrice del movimento, Patrisse Cullors, si è dimessa dal suo incarico. Al suo nome si sono accompagnate diverse accuse di probabile uso illecito delle donazioni. Alcune testate giornalistiche hanno infatti individuato delle proprietà immobiliari, che appartengono a Cullors, accusandola di averle acquistate con i soldi dell’organizzazione. Tuttavia, queste accuse non hanno mai trovato prove certe di colpevolezza. Successivamente, un altro leader di Black Lives Matter, Shaun King, è stato accusato dalle famiglie di due vittime della polizia, Tamir Rice e Walter Scott, di aver trattenuto per sé i soldi che erano destinati alla loro memoria.

L’ideologia di “All lives matter”

Un altro slogan di protesta a BLM è “All lives matter“, anche questo utilizzato dalle ali conservative e populiste. Chi lo utilizza sostiene che l’ideologia di “Black lives matter” sia divisiva e segregativa a sua volta, poiché considera solamente i diritti degli afroamericani. Chi utilizza lo slogan “White lives matter“, invece, sostiene che gli afroamericani siano razzisti a loro volta nei confronti dei bianchi.

I fondatori di BLM hanno risposto a queste accuse affermando:

Affermare che le vite dei neri contano non significa dire che altre vite non contano. Significa affermare che le vite dei neri, considerate senza valore durante la supremazia bianca, sono in realtà importanti. L’apparato statale ha costruito un programma di genocidio e repressione nei confronti dei neri, cominciando dalla schiavitù, adattandolo poi anche ad altre comunità, tra cui gli immigrati”.

Inoltre, a questo dibattito ha contribuito anche Barack Obama, che ha detto: “Penso che la ragione per cui gli attivisti stiano usando la frase “Black lives matter” non sia suggerire che le altre vite non contano. Al contrario, stanno cercando di dire che c’è uno specifico problema che sta interessando la comunità afroamericana e che non interessa altre comunità al momento”.

L’emergenza della violenza della polizia americana

Gli abusi della polizia nei confronti degli afroamericani, negli Stati Uniti, sono una vera e propria emergenza. Aldilà di ogni discorso politico e di ogni speculazione su come vengono usati i soldi delle associazioni no profit. Si tratta di un dato di fatto, di cui ci si deve rendere conto. Basti pensare che in alcuni stati americani “i neri finiscono in carcere cinque volte di più rispetto ai bianchi“. Inoltre, gli afroamericani “muoiono il doppio dei bianchi per mano della polizia“.

Le storie a riguardo si sprecano. A luglio 2022, per esempio, per mano della polizia è morto un ragazzo di 25 anni, Jayland Walker, in Ohio. La vittima era “colpevole” di non essersi fermato a un alt della polizia, che lo ha seguito e che gli ha scaricato addosso addirittura 90 colpi di pistola. Tamir Rice era invece un ragazzino di 12 anni, ucciso nel 2014 da un poliziotto poiché aveva in mano una pistola giocattolo che sembrava vera. I fatti di cronaca sembrano tutti legati da un filo rosso: le vittime sono sempre uomini, neri e giovani. Quando mostrano una minima resistenza alla polizia, sono immediatamente bollati come pericolosi e, successivamente, freddati. Alcuni sono addirittura arrivati a dire che essere afroamericani in America rappresenta già di per sé un pericolo di morte.


Fonti:

en.wikipedia.org

filmthreat.com

huffingtonpost.it

ilpuntoquotidiano.it

repubblica.it/esteri

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