Le storie di mafia e corruzione sono entrate in tutte le case di coloro che vivono in Italia, un paese dilaniato da vicende di sangue e dolore.
Mafia e storia
Il termine “mafia” è comparso per la prima volta nel 1863, in una commedia dialettale ed all’inizio indicava un’organizzazione criminale a stampo mafioso, ossia “Cosa Nostra“.
Il suo periodo di sviluppo è stato tra il 1860 e il 1876. Il contesto in cui dilagò maggiormente è quindi un ambiente storico sociale composto da contadini, latifondisti e grandi affittuari ed i cosiddetti gabellotti, da cui ranghi provenivano molti capimafia.
In assenza del potere statuale, i gabellotti riuscirono a prendere sempre più potenza e a gestire soli il monopolio della violenza.
Date e nomi
I volti ed i nomi dei magistrati che sono morti per aver lottato contro le mafie sono numerosi. In primis è doveroso ricordare Falcone e Borsellino. Le loro voci cammineranno nelle nostre teste.
Tra questi studiosi vi è Salvatore Borsellino, ingegnere e fratello di Paolo Borsellino, quest’ultimo ucciso il 19 Luglio 1992, in Via D’Amelio. E mentre il tempo scorre imperterrito, in Via d’Amelio, dopo l’attentato al giudice, è stata piantumata una piantina di olivo proveniente da Betlemme.
Da questo albero partono ogni giorno le forze di Salvatore Borsellino, per ricordare suo fratello e Falcone.
La sua è una battaglia perenne e imperterrita, per una verità che si saprà solo quando non ci sarà più la mafia, solo allora coloro che hanno combattuto contro questo movimento potranno essere ricordati col cuore colmo di pace.
L’albero e le parole
Le parole di speranza sono importanti, soprattutto per i giovani.
Salvatore Borsellino si impegna quotidianamente nel trasmettere la verità e la storia della giustizia, andando per Università e scuole superiori.
L’Università e degli Studi di Milano Statale, in associazione con Wikimafia, gruppo di giovani attivisti e studiosi che dal 2012 impegna il proprio tempo per diffondere conoscenza e consapevolezza riguardo il fenomeno mafioso, hanno scelto di dare voce e spazio a Salvatore Borsellino, in una sera di ottobre.
L’intervista è stata condotta da Antonio Farina, dottorando presso La Statale e direttore di Wikimafia.
Il discorso
La questione affrontata da Farina ha riguardato i fatti attuali sulla trattativa stato mafia, conclusasi di recente.
Il discorso introduttivo è partito proprio dal caso di Giulio Regeni: perché non è possibile chiedere allo stato italiano quello che chiediamo allo stato egiziano, ossia verità e giustizia?
Perché dobbiamo essere considerati dei complottisti nel momento in cui chiediamo giustizia, verità e responsabilità politiche allo Stato italiano per le stragi di Falcone e Borsellino?
Salvatore Borsellino è stato molto diretto: afferma infatti che, nel caso italiano, pezzi dello stesso stato siano stati direttamente coinvolti e assimilati a pezzi deviati e marci.
Nel 2007, Salvatore Borsellino ha scritto una lettera aperta “1992, strage di stato”.
Una prova ulteriore della strage di stato è la scomparsa dell’agenda rossa dalla macchina di Paolo Borsellino.
L’ingegnere confessa che secondo lui questa agenda sia stata nascosta dai servizi segreti di stato e una copia l’abbia Messina Denaro – lo scenario peggiore che lui potesse immaginare, poiché è la controparte della trattativa.
Lo scenario peggiore non è la trattativa, ma la soluzione che il fatto non costituisse reato, anche se le persone sono morte per lo stato stesso.
Penalmente, come risulta dal codice penale, non è presente la trattativa – ma si devono vedere le conseguenze che questo comportamento può essere in grado di portare. La trattativa doveva fermare le stragi, ma è avvenuto il contrario.
Nel 1992, se Paolo avesse dichiarato che c’era una trattativa Stato-mafia, cosa sarebbe successo?
Grazie alla stessa trattativa, sul continente sono arrivate le stragi. Ricordiamo Milano ed in particolare la strage di Via Palestro.
In cosa crede Salvatore Borsellino?
Dopo la stagione di mani pulite, rimanevano due sole istituzioni a cui dare fiducia: le forze dell’ordine e la CSM (Consiglio superiore della Magistratura).
Ma, col proseguire del tempo, si è scoperto che anche queste due membri importanti sono stati coinvolti nel processo stato mafia.
La fiducia nel cercare la verità, Salvatore la affida ai giovani, poiché sono coloro che ascoltano e che hanno coraggio di affrontare la mafia e tutto ciò che ne consegue.
Sempre secondo Salvatore, solamente due politici hanno avuto il coraggio di dire: “se i giovani lavorano accanto agli oppressi, non c’è scampo alla mafia“.
Per l’ingegnere questa paura non ci sarà finché ci sarà qualcuno ad ascoltarlo.
Fonti:
Copertina:
Un commento su “L’impegno di tutti: resistere oggi a mafie e corruzione”
Articolo interessante, fruibile, che tocca punti sensibili sulla situazione socio-politica italiana in maniera didascalia dai cenni storici ad oggi, puntando l’accento sul ruolo fondamentale dei giovani unici contrappositori culturali per apportare un reale cambiamento nell’approccio al contrasto del fenomeno mafioso… Complimenti Giulia Arena ben scritto.