Lo sport italiano ha cambiato mezzi, strumenti, periodi. I libri di storia e gli archivi ci rivelano le caratteristiche dello sport ai tempi del fascismo, cosa abbiamo ereditato e quello che invece non ricordiamo più.
Origine etimologica
Il termine sport, deriva dall’inglese ed significa divertimento. La sua origine a sua volta è un’abbreviazione dal francese antico della voce desport, da cui provengono lo spagnolo deportee l’italiano diporto.
Divertimento gratuito e…
Originariamente, quindi, questa parola significava divertimento gratuito.
Oggi indica quell’insieme di gare ed esercizi fisici individuali o di gruppo praticati per svago , competizione e per ragioni economiche.
Fascismo e sport
Durante il regime fascista, che va dal 1922 al 1943, lo sport fu coinvolto nelle politiche razziste del fascismo.
Le teorie eugenetiche che indicano la creazione di una razza “ben nata”(termine che deriva dal greco) contribuirono alla creazione del discorso sulla “razza sportiva”.
I vertici delle attività sportive si allinearono alle direttive razziste nel 1938 e gli sportivi ebrei finirono presto per essere perseguitati e ripudiati di centri in cui poter praticare attività fisica.
Perfezione e propaganda
Lo sport durante questa epoca quindi doveva migliorare, perfezionare massimamente la razza
Le varie teorie che erano sostenute dagli studiosi come, ad esempio, Corrado Gini e Nicola Pende, sostenitore della biotipologia costituzionale.
Per raggiungere quindi il massimo della perfezione, si attuavano misure di profilassi ed in generale igieniche finalizzate all’ortogenesi della razza.
Il tema relativo all’ eugenetica venne affrontato dalla “Commissione Reale per lo studio di un progetto relativo all’educazione fisica e alla preparazione militare del Paese” costituita con un Regio Decreto nel settembre del 1925.
Un aspetto che divenne quindi obbligatorio riguardava l’esercizio fisico per tutti i giovani italiani per rafforzare lo spirito nazionale e patriottico e il rafforzamento fisico della razza italiana.
Razza italica
La razza italiana doveva primeggiare sulle altre nazioni poiché i successi in campo sportivo avrebbero garantito un posto molto importante all’interno della sfera internazionale.
Anche la stampa sportiva si allineò al Manifesto del Fascismo con vari articoli in cui si affermavano le linee guida.
Dopo l’occupazione dell’Etiopia, il Fascismo creò un “Ufficio indigeno per lo sport“, le attività sportive furono immediatamente vietate agli atleti di colore, analoghi provvedimenti furono presi in Libia.
Mussolini inoltre fece pressione su Italo Balbo, governatore della colonia, affinché interrompesse la “pratica promiscua“.
Calcio e Fascismo
Il calcio italiano ebbe il massimo apogeo nel 1926, quando la Carta di Viareggio stabilì un campionato a girone unico.
Questo cambiamento prese vita dal 1929,
Nel decennio che va dal 1926 al 1937, si costruirono moltissimi stadi in cui poter praticare il gioco del calcio oltre a numerosi molti altri.
I successi sportivi
Numerosi furono i successi sportivi vinti sotto il Fascismo, tra questi ricordiamo i campionati mondiali di calcio del 1934-38, le vittorie ciclistiche di Bottecchia, anche se strenuo antifascista, cosa molto insolita per quel periodo.
Queste discipline erano molto amate dal regime Fascista poiché propugnavano velocità e dinamismo, caratteristiche tipiche di un paese che doveva vincere a tutti costi sugli altri.
Cosa ereditiamo
Il Fascismo è stato un esempio di vittoria, anche se limitato a solo poche classi sociali.
La libertà che è stata conquistata dopo e che continua ad essere conquistata riguarda quindi tutti i campi sportivi, dal calcio fino alle paralimpiadi.
Questo concetto è molto recente, all’epoca del Fascismo non si sarebbe mai pensato che uno sportivo avrebbe potuto giocare con un braccio solo o con problemi motori.
Questo concetto di inclusione deve perciò essere tenuto a mente affinché l’inclusione sia sempre presente in tutti gli ambiti.
Gli sportivi paralimpici sono un chiaro esempio del fallimento del Fascismo, almeno ideologicamente, riguardo lo sport.
Non è vero che solo le figure perfette anatomicamente possono giocare, poiché la perfezione non è veritiera in nessun campo ma è solo relativa alla costruzione mentale di ogni essere.
In Italia, attualmente, si deve agire ancora molto affinché tutti possano allenarsi in palestra, anche le persone che per problemi fisici, necessitano di attrezzature adeguate.
Le società sportive stanno quindi investendo molto su questi progetti, lo stato dovrà finanziare ulteriormente affinché tutti possano sentirsi inclusi in un’attività umana che fa bene alla mente e allo spirito.
L’unico modo di sponsorizzare tutto ciò, è provare tutti gli sport e non solo il calcio, che sta vivendo negli ultimi anni un declino sociale. Non conta più il gioco in se’, ma l‘economia che vi ruota attorno.
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