Le donne sono state oggetto di discriminazione ed emarginazione in tutti gli ambiti culturali, anche nello sport. Qualsiasi gesto umano è sempre passato sotto l’osservazione attenta dell’uomo. Oggi cosa è cambiato?
I Greci e lo sport
Lo sport ha avuto origine nell’Antica Grecia. Il popolo greco infatti è nato all’interno di una società agonistica. La vittoria era fondamentale per affermare il proprio valore all’interno della comunità.
Le origini dello sport nascono all’interno dei riti funebri e ai culti eroici. Inoltre, l’uomo aristocratico e l’atleta condividevano gli stessi principi e valori: la superiorità fisica, il desiderio del primato e della gloria, il disprezzo per il perdente.
I giochi più importanti, le Olimpiadi, ebbero inizio nel 776 a.C. e si svolsero per undici secoli, fino al 394 a.C., anno in cui l’imperatore Teodosio le sospese.
Nel mondo greco c’erano però altre centinaia di giochi, alcuni a livello panellenico, altri invece a livello locale.
Agoni femminili
Gli agoni femminili erano riservati alle vergini, i Giochi nel santuario di Olimpia.
Invece le donne non sposate non potevano neanche assistere ai giochi.
Pausania, che dedica due dei dieci libri alla descrizione del santuario di Olimpia, alle gare che si svolgevano e agli atleti vincitori.
Nonostante ciò, potevano partecipare alle gare equestri ma solo in qualità di proprietarie dei cavalli e dei carri.
La prima donna Olimpionica è stata Kynisca, figlia del re di Sparta Archidamo II, che vinse per due volte la corsa delle quadrighe.
Anche a Sparta si tenevano gare di corsa femminili, istituite da undici donne Dionisiadi, nell’ambito del culto di Dioniso, di cui Pausania parla nel libro III-13.
Plutarco e le ginnaste femminili
Plutarco ne parla diffusamente. Le fanciulle si esercitavano in palestra nella lotta, nel lancio del disco e del giavellotto affinché potessero essere più forti al parto e capacità di resistenza fisica alla fatica e al dolore.
Risulta facile dedurre che la ginnastica avesse una funzione prettamente “politica“, ossia in funzione della “razza” e le gare che avvenivano quasi certamente in presenza di maschi, avevano come per gli Heraia di Olimpia una funzione di passaggio e transizione verso la condizione di futura madre e sposa.
Rudolf Oberman
Sostenitore del valore pedagogico dello sport, Rudolf Oberman si è interessato alla totalità della popolazione, indipendentemente dalla classe sociale o dal sesso. Nel 1844 ha fondato la Società Ginnastica di Torino.
Dal Novecento molte cose sono cambiate ulteriormente, infatti molte ginnaste riuscirono a partecipare però non in maniera ufficiale a gare di tennis, croquet, golf, vela alle Olimpiadi di Parigi mentre nel 1921 si tennero a Montecarlo i primi Mondiali femminili.
Però, solo con le Olimpiadi di Londra, nel 2012, è avvenuta la partecipazione delle atlete in tutte le discipline, anche nel pugilato femminile.
Nonostante i vari progressi nel corso della storia, le difficoltà incontrate sono state numerose e ancora oggi si riscontrano vari episodi di discriminazione.
Il caso di Trebisonda Valla
Valla (1916-2006), chiamata Ondina, fu un talento nell’ambito dell’atletica. Infatti, a soli 14 anni entrò nella nazionale italiana portando i colori della Virtus atletica di Bologna. Ha conquistato l’oro olimpico nella corsa ad ostacoli durante le Olimpiadi di Berlino con il primato di undici secondi e sei decimi.
Questa vittoria a livello sportivo non è stata sufficiente per evitarle l’esclusione ai Giochi Olimpici di Los Angeles.
Da sottolineare il fatto che la discriminazione fosse voluta in primis dal Vaticano che ha infierito con numerose pressioni.
In seguito, anche la madre della ragazza è intervenuta a sostegno della Chiesa, poiché riteneva che fosse indecoroso e inaccettabile vedere una ragazza correre, svestita e oltreoceano.
Perché sei italiana?
Paola Enogu, atleta italiana che fa parte della Nazionale di Volley, dopo aver ricevuto recentemente questa domanda ha quasi deciso di lasciare la Nazionale, una parte importante della sua vita.
Dunque, la vera domanda è: il razzismo è una questione anche di genere?
Per l’allenatrice di calcio Carolina Morace, l’orientamento sessuale della campionessa italiana di pallavolo, avrebbe sollecitato la discriminazione verso essa.
Il paradigma da considerare quindi in questo caso, non riguarda solo l’epiteto razzista ma nasce probabilmente anche per il suo orientamento sessuale.
È difficile oggi abbattere questi fenomeni, mentre prima era una regola imposta, quella di offendere e discriminare, oggi non dovremmo aspettarcelo e forse non ce lo aspettiamo. Le atlete che subiscono discriminazioni sono vulnerabili proprio perché hanno ottenuto molte vittorie, non solo a livello sportivo, ma anche per quanto concerne i diritti.
Ogni volta che che avviene un’esclusione, tramite una frase o un’affermazione è come se quella vittoria sportiva raggiunta nel corso degli anni venisse subito smembrata, è come se si fosse arrivati ad un passo da essa ma in realtà questa sembra essere ancora irraggiungibile.
Fonti
eredibibliotecadonne.wordpress.com
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