Made in Italy: quanto ci costa la contraffazione?

L’eccellenza di molti marchi italiani, riconosciuti e acclamati in tutto il mondo attraverso il Made in Italy, è un nostro vanto e una nostra forza. Moda, architettura e cucina sono alcuni dei nostri cavalli di battaglia da sempre. Tutti i Paesi riconoscono la nostra capacità e tradizione in questi ambiti.

Quello che forse non riconoscono è che imitarli e copiarli non è cosa facile o rispettosa. Ma soprattutto è illegale. Questo perché, tanto i nostri prodotti di eccellenza e qualità hanno fama, tanto tendono ad essere copiati e riprodotti in modi illegali appunto e senza avvicinarsi alla realtà se proprio vogliamo dirla tutta. Ciò comporta la nascita e la crescita di un fenomeno che ci tocca da vicino, il quale è, insieme ad altri, un enorme problema della nostra economia. Stiamo parlando della contraffazione dei nostri prodotti. Per usare un linguaggio più tecnico, questo fenomeno è ormai noto con il nome di Italian sounding.

Tale terminologia significa letteralmente riprodurre e commercializzare articoli che a prima vista sembrano di origine italiana, ma che in realtà non hanno nulla a che vedere con i nostri prodotti. Un mercato nero e illegale non sempre facile da individuare e tenere sotto controllo. In parte per l’abilità dei truffatori nell’eludere i controlli e in parte anche per le enormi reti che questo fenomeno ha creato. Basti pensare alle vendite illimitate effettuate su internet quotidianamente.

Quanto è consistente il danno?

Quanto ci costa tutto ciò? Una recente indagine dell’Ocse del 2020 ha dimostrato che il giro d’affari dei prodotti falsi etichettati Made in Italy ammonta a circa 5 miliardi e duecento mila euro. Una montagna di soldi ingiustamente sottratti alle nostre casse che non vedremo mai. Somma che oscilla in continuazione, anno dopo anno. Il Censis, in una ricerca effettuata nel 2017, ha addirittura stimato che la somma si aggira intorno ai 7 miliardi. Oltre alle perdite monetarie, ha mostrato che ci sono effetti allarmanti anche in campo lavorativo e della manodopera. Ben 104.000 posti di lavoro in meno. Per non parlare delle entrate che lo Stato vede sfumare. Iva, imposte dirette o indirette non riscosse per un totale di quasi 2 miliardi di euro.

Numeri da capogiro che fanno effettivamente constatare quanto sia importante cercare di contrastare efficacemente questo problema. E la notizia negativa è che, purtroppo, non ci sono segnali positivi in merito. Le percentuali mostrano dei livelli di crescita continui del fenomeno e questo non fa altro che peggiorare ed aumentare i numeri elencati sopra.

La classifica

L’Italia, dopo gli USA, è il secondo Paese al mondo i cui diritti di proprietà sul Made in Italy sono più a rischio. Una varietà incredibile dei nostri prodotti è contraffatta in tutto il globo. Ecco la top three (rullo di tamburi):

  1. Abbigliamento e accessori per un totale di 2.4 miliardi di euro;
  2. Prodotti audiovisivi per un ammontare di 2 miliardi;
  3. Prodotti alimentari per un valore di circa 1 miliardo.

Fuori dal podio seguono a gran velocità le apparecchiature elettroniche con 816 milioni di euro; orologi e gioielli con 402 milioni e infine materiale informatico per un valore di circa 282 milioni.

I controlli

I controlli e l’intercettamento della merce contraffatta sono affidati alle mani della Guardia di Finanza. E anche i qui i numeri sono abbastanza impressionanti. Basti pensare che tra il 2018 e il 2019 sono stati sequestrati circa 413 milioni di prodotti contraffatti. Il rapporto IPERICO 2020, cioè il rapporto investigativo della contraffazione, ha constato che tra il 2008 e il 2018 sono stati effettuati 172,5 mila sequestri in tutta Italia. La stessa ricerca riporta un incremento del numero dei beni sequestrati del 66% relativa all’anno 2018.

Una nota degna di essere riportata è il fatto che viene ben mostrato come stia aumentando il commercio illegale di prodotti e giocattoli per neonati, sempre etichettati Made in Italy. Questo non solo danneggia, come già detto, il sistema economico, ma purtroppo tocca anche la salute dei piccoli, in quanto sono prodotti altamente tossici, che eludono i controlli sanitari necessari e non sono sicuri nelle mani dei bambini.

Le regioni più colpite

L’analisi di IPERICO ci mostra anche come sono suddivisi i sequestri tra le nostre regioni. Lombardia, Lazio e Campania detengono il podio. Solamente queste tre zone insieme superano il 50% dei sequestri totali. Sempre loro si spartiscono il podio anche per numero di beni confiscati durante le operazioni effettuate da Polizia di Stato e Guardia di Finanza.

L’ampliamento di questo mercato nero è ovviamente dovuto anche alle innumerevoli possibilità di acquisto derivanti dall’E-commerce. Per far capire tale entità, la stessa Guardia di Finanza ha sequestrato e oscurato ben 381 siti web all’interno dei quali venivano venduti dei falsi.

I colpevoli

Ma da dove arriva tutta questa merce falsa? L’83% dei prodotti arriva da paesi asiatici. Seguono la Turchia e parte del Sud Europa. In percentuale ridotta troviamo anche i paesi dell’Est Europa insieme a territori dell’Africa meridionale. Come accennato il problema è mondiale e anche stati come gli USA o la Germania, per esempio, hanno casi accertati di prodotti Made in Italy contraffatti. Insomma, dobbiamo guardarci bene da tutti. Nessuno escluso.

Salvaguardare i nostri prodotti

Oltre a decine e decine di operazioni di sequestro effettuati dai nostri corpi polizieschi, per cercare di contrastare il fenomeno i governi hanno cercato di implementare delle regolamentazioni al riguardo. Per esempio, nel 2016 è entrata in vigore la Legge Senaldi. Tale norma prevede che alle imprese vengano versati dei contributi che devono essere investiti per dotarsi di sistemi di etichettatura e certificazioni basati su QR-code. In tal modo sarebbe garantita e tracciata l’originalità del prodotto che stiamo acquistando. Con un riconoscimento del codice abbiamo accesso ai dati relativi all’azienda produttrice e al percorso del prodotto stesso prima di arrivare sullo scaffale del supermercato.

Oltre ai soliti copryright, brevetti e diritti di proprietà le aziende stanno avendo continui problemi nel tentativo di ridurre questo fenomeno. Ad ora le soluzioni che si stanno adottando sono quelle elencate nelle righe precedenti: controlli serrati, sequestri, oscuramento siti web, etichettamento fisico e virtuale dei prodotti. Oltre a questo, le istituzioni e le associazioni di interesse delle categorie a rischio fanno presente che è importantissimo il comportamento dei cittadini. Essi stessi devono essere i primi a non cadere, o peggio ancora, a ricercare volontariamente prodotti falsi e contraffatti.

 

Fonti:

ilSole24ore.it

Censis.it


Copertina:

Credits

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *