La violazione dei diritti umani è la dimostrazione di quanto sia effimera la legge imposta dagli uomini nel corso dei secoli. Si può ancora salvare l’umanità?
La storia
Patrick Zaki è un attivista e ricercatore egiziano e, al momento, è in carcere in Egitto, Paese in cui è stato arrestato l’8 febbraio 2020.
In realtà, lo studente avrebbe dovuto solo trascorrere una breve vacanza, in coincidenza con la pausa accademica. Il ragazzo, infatti, è uno studente egiziano che studia in Italia, a Bologna.
Coloro che l’hanno interrogato, picchiato e torturato con la sedia elettrica fanno parte della NSA. L’NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale) si occupa di incutere paura e terrore tra coloro che vengono considerati oppositori politici.
Questa agenzia è responsabile di numerosi arresti, rapimenti e torture in nome del contrasto al terrorismo. Sono moltissimi i ragazzi che hanno subito queste atrocità.
La Procura suprema egiziana contesta da tempo la NSA e soprattutto la legislazione egiziana, che consente la detenzione per un massimo di 150 giorni, anche se il verdetto finale spetta al giudice o a un membro della Corte suprema.
La Corte può rinviare la liberazione del detenuto, anche quando il giudice ne ordina il rilascio.
In tutto ciò, Zaki rischia 25 anni di carcere per dieci post su Facebook: la NSA, infatti, ha interrogato l’attivista proprio l’8 febbraio dell’anno scorso.
Durante l’interrogazione avvenuta in aeroporto, la NSA ha indagato riguardo il suo lavoro in materia di diritti umani e la sua residenza in Italia.
Solamente il 25 agosto 2020, lo studente ha potuto incontrare sua madre per brevi istanti. Oltre a ciò, durante i mesi di detenzione, Zaki aveva scritto numerose lettere inviate poi alla famiglia. Quest’ultima ne ha ricevute solamente due. Le prime udienze del processo sono state fallimentari e, dopo settembre, in udienza si è deciso per un ulteriore rinvio.
Le accuse
Le accuse della magistratura sono di incitamento alla protesta e istigazione a crimini terroristici.
La difesa del giovane dichiara apertamente il falso e sostiene che Patrick sia un prigioniero di coscienza. La colpa principale di Zaki è quella di lavorare come attivista per i diritti umani e di aver condiviso su Facebook le sue opinioni politiche.
A proposito di diritti umani
Il caso di Patrick Zaki rientra nei casi di violazione dei diritti umani universali.
Secondo il diritto internazionale, la condizione dell’individuo rientra tra le norme consuetudinarie. Quest’ultime assicurano limiti alla sua potestà di governo, ma anche garanzie da rispettare con efficacia.
Le norme sui diritti umani, consolidate nel corso del tempo tramite molti trattati, riguardano l’incolumità fisica, la dignità personale, l’accesso alla giustizia.
Inoltre, è incluso l’equo processo.
Le fonti che emergono a tal proposito sono numerose, tra le quali è necessario ricordare il Patto delle Nazioni Unite del 1966, sui diritti civili, politici, economici e culturali.
Carte e trattati
L’Egitto ha aderito alla Carta africana dei diritti umani dell’uomo e dei popoli, fonte di tutela dei diritti umani fondamentali. La supposizione delle violazioni di Zaki riguarda la pubblicazione di notizie false.
Sarebbe doveroso trovare una connessione veritiera tra il reato riguardante la falsa divulgazione di informazioni e quello che ha riportato Zaki sulla sua pagina social.
Ma ciò che desta maggior sgomento è la clausola di limitazione apposta dall’Egitto in merito alla tutela del diritto di informazione.
Perciò, la relativa tutela è stata volutamente limitata tramite questa clausola.
Nel caso Zaki, si rivela anche la violazione del diritto alla verità, evidenziatosi anche nelle vicende accadute a Giulio Regeni.
L’indifferenza europea
In Italia, l’esempio della tragica vicenda di Giulio Regeni, studente italiano assassinato in Egitto, non ha portato a nulla di positivo: infatti, sembra che questo Paese non stia facendo nulla di concreto.
La procura di Roma ha espressamente chiesto a Il Cairo di ispezionare gli agenti della NSA, ma l’Egitto ha risposto con clamorosi silenzi.
L’Unione Europa è intervenuta, quindi, chiedendo un’indagine sul rispetto e sulla tutela dei diritti umani in Egitto.
Tuttavia, il vecchio continente non sta agendo in modo dinamico, poiché l’agenda politica europea risponde ad altre priorità degli Stati membri, tralasciando il caso Zaki.
Il clima in Egitto in materia di diritti umani non è incoraggiante, poiché i pretesti che vengono escogitati per incarcerare gli attivisti, e persino i minorenni, sono sempre gli stessi: incitamento alla protesta e divulgazione di false notizie.
Al momento, in questo Paese si stanno verificando molti scontri, poiché numerosi cittadini accusano i militari e il presidente egiziano di corruzione politica.
In questo disordine politico, l’immobilismo dei Paesi europei lascia sgomenti soprattutto i giovani e le associazioni umanitarie come Amnesty International.
Zaki continua a rimanere in carcere e Giulio Regeni non ha ancora ottenuto giustizia, dopo molti anni dalla sua morte.
Aggiornamenti: aprile 2021
Il Senato italiano ha stabilito il conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Questo provvedimento è stato fortemente sostenuto dal democratico Verducci, ma anche da Liliana Segre, senatrice a vita, che ha espresso il suo voto in favore. Il Parlamento italiano è, quindi, unito affinché questo ragazzo possa ottenere la cittadinanza italiana e tutti i diritti che gli spettano. Solo il tempo, però, saprà restituire tutta la vita tolta a questo studente.
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