Maltrattare una donna è meschino, orribile e ingiustificabile. Sempre. Bisogna amarla e averne rispetto. È inconcepibile, umanamente e civilmente, sentire ancora oggi persone affermare, con una convinzione disarmante, che il ruolo delle donne è solo quello di accudire i figli, sistemare la casa, occuparsi delle faccende domestiche e che è normale che gli uomini abbiano più opportunità lavorative. C’è chi lo dice direttamente e chi indirettamente, confermandolo purtroppo con i fatti.
Analizzando le conseguenze di questo grave problema si rimane esterrefatti. E ci si riferisce esclusivamente al nostro Paese. I numeri parlano chiaro, molti uomini hanno ancora il coraggio e pretendono di avere il diritto di alzare le mani contro le proprie compagne o conoscenti.
In Italia sono state 142 le vittime del fenomeno nel 2018, mentre a ottobre 2019 se ne contavano già 94. Nel 2020 si sono stimate 91 vittime nei primi dieci mesi dell’anno (nove al mese, una media molto allarmante). Osservando il 2020, complice anche la pandemia, si è registrato un incremento di telefonate al 1522, il numero verde del Dipartimento per le pari opportunità, attivato per le donne vittime di violenza e stalking. Secondo gli ultimi dati Istat, le chiamate valide, al 30 ottobre scorso, hanno raggiunto quota 26.477, superando in soli dieci mesi i livelli degli anni precedenti (in tutto il 2019 se ne contano 21.290) . Il picco è stato raggiunto nei mesi del lockdown, quando le donne vittime si sono ritrovate, a causa dell’emergenza sanitaria, costrette per un lungo periodo in casa con il proprio carnefice. Lo raccontano i numeri: dal primo marzo a metà aprile si sono contate 5.031 telefonate. Numeri troppo elevati, che scendono lentamente (per quanto riguarda gli omicidi). Ma in ogni caso, la situazione non si potrà dire risolta o sotto controllo finché non si sarà arrivati allo zero! Solo allora, forse, si potrebbe tirare un sospiro di sollievo. Pensare che tutte le chiamate di cui sopra provengono da donne che potrebbero perdere la vita per un marito geloso, per un compagno aggressivo o per un estraneo pronto a tutto pur di possederle fa rabbrividire. Ma il punto è che il femminicidio è solo la punta dell’iceberg di un problema che colpisce prevalentemente le donne: prima di essere uccise, nella quasi totalità dei casi, subiscono maltrattamenti, percosse o minacce. E per questo è necessario specificare che il femminicidio rappresenta qualsiasi forma di violenza nei confronti delle donne esercitata al fine di determinare la loro subordinazione e di annichilirne la soggettività psicologica, simbolica e sociale, fino a causarne la schiavitù o la morte.
È legittimo pensare che, come per moltissimi altri problemi di questo Paese confusionario, questo reato non venga considerato come dovrebbe. Per esempio è raro, se vi si presta attenzione, che durante la pubblicità compaiano i nomi e i numeri delle varie associazioni che si occupano del problema e che cercano di dare un aiuto concreto alle relative vittime. Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, però, magicamente, l’Italia si sveglia. I calciatori si tingono il viso con una striscia rossa, i rappresentanti delle istituzioni politiche durante le loro interviste ripetono le solite frasi fatte e i social si intasano di messaggi e foto di ometti che ringraziano le loro compagne della loro presenza, adoperando le migliori citazioni possibili. Bene, ma il giorno dopo? Vuoto assoluto. È raro invece che lo stesso giorno non si verifichino fatti di cronaca riportanti episodi di donne violentate o uccise. Con questo non si vuole assolutamente affermare che le frasi sopra riportate e i gesti collettivi che si compiono durante questa giornata siano da biasimare, assolutamente. Semplicemente non sono sufficienti. E lo si sa bene. C’è bisogno non solo parole e belle intenzioni, ma anche di fatti concreti. È necessaria maggiore attenzione ai casi di stalking o di denuncia. Bisogna intervenire subito. Quando una donna arriva in caserma o si appoggia a un altro ente, l’allarme deve scattare immediatamente. Qualsiasi denuncia dovrebbe attivare automaticamente una serie di controlli volti ad accertare che venga protetta l’integrità fisica e morale della donna.
È urgente cambiare completamente l’attuale concezione di società, soprattutto in relazione a parità e dignità, poiché si rilevano quotidianamente situazioni in cui la donna viene vista come inferiore rispetto all’uomo. Vuol dire che non gode della stessa considerazione in parecchi settori, tra cui quello avanzato e cruciale come il lavoro. È imbarazzante. E tra le mura di casa, dunque nei luoghi in cui il femminicidio si consuma maggiormente, avviene lo stesso. Un uomo impone alla donna il proprio volere con la forza, sia fisica che morale, e lo fa per affermare che è lui al comando e che lei è sua in tutto e per tutto.
Si auspica che il problema affrontato diventi, un giorno, un brutto ricordo del passato e che in futuro, quando si ripenserà alle donne morte per volere altrui, le persone provino ribrezzo nel pensare di poter assistere a vicende del genere anche solo lontanamente. Il rispetto, prima di tutto, deve essere la chiave in grado di aprire una volta per tutte le menti di chi ancora oggi, nonostante anni di battaglie etiche e sociali, pensa che la parità di genere non sia un problema rilevante. Il Medioevo è finito da un pezzo, è bene ricordarlo. Bisogna fermare il femminicidio al più presto, perché non è una questione isolata. Purtroppo è all’ordine del giorno. Stupri, omicidi e violenze contro le donne devono scomparire. In tempi brevissimi.
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