Che cosa si intende per TSO
La sigla TSO va a indicare il Trattamento Sanitario Obbligatorio. Viene messo in atto nel momento in cui una persona si trova in una situazione in cui non può decidere per se stessa. In questo caso, viene ricoverata contro la sua volontà, o comunque senza che il suo parere venga preso in considerazione.
Questo tipo di ricovero, molto spesso utilizzato in ambito psichiatrico, è al centro di dibattiti e polemiche, riguardanti l’etica del trattamento.
La legge attualmente in vigore in Italia
In Italia è attualmente in vigore la Legge 180 del 1978, la quale stabilisce che il TSO può essere messo in atto nel momento in cui il paziente rifiuta le cure necessarie, oppure quando non è possibile prendere in considerazione altre procedure.
Solitamente, le persone che più spesso vanno incontro al TSO sono quelle che hanno istinti suicidi, quelle che mettono in pericolo in qualsiasi modo la loro vita oppure quella degli altri e quelle che rifiutano l’aiuto proposto in precedenza.
Cosa avviene prima del ricovero
Il paziente deve oggettivamente presentare delle condizioni psichiatriche alterate, che lo fanno reagire in modo impulsivo e potenzialmente pericoloso. Nella legge viene sottolineato come la persona interessata abbia il diritto di essere invitata a seguire il personale sanitario. Solo nel momento in cui ci si trovi di fronte a un rifiuto, il paziente può essere prelevato con la forza.
La legge ci dice che il trattamento iniziale ha una durata che non può superare i sette giorni. Solo in questo lasso di tempo si può vietare al cittadino di lasciare la struttura che lo sta ospitando. Nonostante ciò, esiste anche una clausola che indica il possibile prolungamento del trattamento. Ciò ovviamente sempre in seguito a una motivazione dichiarata e chiara.
Differenze tra TSO e TSV
Oltre al TSO, esiste anche il TSV, cioè il Trattamento Sanitario Volontario. Si tratta del ricovero espressamente voluto e accettato dal paziente psichiatrico. Esso può essere ricoverato presso un’azienda sanitaria, presso una casa di cura o una clinica.
Il trattamento volontario si distingue quindi dal TSO semplicemente per la volontà del ricovero. Ciò comunque non esclude che il TSV possa diventare un TSO, a seguito della comprovata necessità di continuare il ricovero e del relativo rifiuto da parte del paziente.
Le contraddizioni del TSO
L’opinione pubblica si è da sempre occupata del TSO, in tutte le sue sfumature, spesso sottolineando come si tratti di un trattamento ricco di contraddizioni. La legge è abbastanza vaga in certi punti, rendendo le violazioni delle normative all’ordine del giorno.
I diritti fondamentali della persona sono spesso, in questo caso, violati. Questo fatto succede consapevolmente o meno. Dipende dai casi. Il personale sanitario e la legislazione decidono che il paziente non è in grado di decidere per sé stesso.
Purtroppo, però, essere ricoverati forzatamente, subire delle terapie contro la propria volontà ed essere isolati se ci si ribella diventa una condizione tragica, specialmente per una persona che già presenta delle fragilità di base.
Quando il TSO è sbagliato
Spesso i media, e la stampa in particolare, si sono occupati di casi drammatici che riguardano il TSO. Un esempio di ciò è sicuramente il caso di Patrizia Gamba, una donna che ha lavorato per anni come assistente all’Università.
Nel 2004, la donna è il soggetto di alcune voci che la spacciano per vittima di disturbi mentali. È costretta a subire offese e minacce. Qualche anno dopo, la donna si trova faccia a faccia con chi aveva diffuso queste falsità riguardo alla sua sanità mentale. A seguito di questo diverbio, la donna entra in un vortice che coinvolge carabinieri, sindaco della città e medici. Portata nell’ufficio della polizia, viene informata della necessità di un suo ricovero. Viene rinchiusa in Psichiatria e le viene diagnosticato uno scompenso psichico.
La donna non si è comunque arresa all’ingiustizia ricevuta e ha deciso di agire per azioni legali. Nel 2009 la legge le ha dato ragione, sottolineando il fatto che il TSO era infondato. I medici sono stati ritenuti colpevoli di non aver verificato le condizioni psichiche della donna, basandosi semplicemente su voci di corridoio.
Il caso di Franco Mastrogiovanni
Uno dei casi maggiormente drammatici e mediatici riguardo il TSO è sicuramente quello di Franco Mastrogiovanni. Egli era un maestro delle elementari e aveva 58 anni. Non era sicuramente una persona affetta da disturbi psichiatrici, ma ciò non ha evitato il suo ricovero obbligato.
Anni prima della tragica vicenda che lo riguarda, egli si fece coinvolgere in una rissa con un’associazione di estrema destra. A seguito di questa rissa, in cui si arrivò alla morte di un uomo, Mastrogiovanni trascorse alcuni mesi in carcere. Anni dopo, in occasione della contestazione di una multa ricevuta, ha ulteriori problemi con la giustizia e viene detenuto in carcere. Successivamente verrà liberato e assolto.
Prima degli avvenimenti che porteranno alla sua scomparsa, Franco Mastrogiovanni riceve due TSO. Se questi fatti possano apparire già abbastanza, ciò che succederà dopo è ancora più grave. L’uomo, infatti, si trova nel Cilento, nell’estate del 2009. Una sera, i vigili lo notano per guida ad alta velocità. Questo avvenimento è la miccia che fa scattare un ulteriore TSO.
La sua ribellione al ricovero forzato rende le forze dell’ordine ulteriormente aggressive nei suoi confronti. Verrà poi sottolineato come l’uomo abbia cantato una canzone anarchica, nel momento in cui è stato prelevato con la forza. Non ci sono prove di altre ribellioni. Anzi, l’uomo non protesta in alcun modo.
Il tragico epilogo
Nonostante ciò, Franco viene sedato, legato al letto e lasciato senza cibo e acqua per interminabili ore. La telecamera di sicurezza della camera in cui l’uomo era detenuto è la testimonianza nuda e cruda di quelle ore. L’uomo, infine, muore in quello stesso letto. A seguito dei vari processi e delle sentenze, i medici e gli infermieri sono condannati, nonostante le successive riduzioni di pena.
La necessità di un cambiamento
Tralasciando la verità processuale, questa storia rappresenta l’assurdità e il destino tragico che possono accompagnare un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Sequestrare una persona, obbligarla a terapie invasive, legarla a un letto semplicemente per voci di corridoio o per pregiudizi di fondo è semplicemente inaccettabile e assurdo. È sicuramente necessaria una riforma della legge in vigore, che prenda in considerazione questi casi drammatici e che vada a tutelare i pazienti.
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