Rape culture

Rape culture o cultura dello stupro, ci sembra un atteggiamento lontano dalla nostra realtà sociale, di sicuro coinvolge paesi strani con il nome che finiscono per consonante e che non si sa bene come si pronunciano, ma di sicuro non coinvolge un paese retto come l’Italia. 

Ah, no? 

Sesso…

Quasi tutti lo fanno, tutti sappiamo come funziona, ma nessuno ne parla. 

Studiamo come l’essere umano si riproduce, qualche ora di educazione sessuale ci spiega come proteggerci quando si fa sesso, però poi basta.  

La maggior parte delle volte il sesso lo si impara da autodidatti con un docente che, come il peggior insegnante di matematica, non risponde alle tue domande, ma ti mostra solo come si fa: la pornografia. 

Eh no, non sto demonizzando la pornografia, sottolineiamo che la colpa non è del porno, ma del resto del mondo che non ti aiuta per un cazzo a capire tutte quelle sfaccettature di una cosa che molto probabilmente farà parte della tua vita per sempre.

…e porno

Quindi ci si ritrova a 14 anni (e sono generosa) a chiedersi “quindi quando faccio sesso la devo tenere per il collo?” “ma devo veramente urlare così forte?” oppure “OH SANTO CIELO COME FA AD ENTRARCI TUTTA LA MANO”. 

Tutto questo discorso, però, non avrebbe senso se nel porno, molto spesso, non ci fossero dei riferimenti allo stupro. Questi riferimenti possono essere più velati, come in quelli in cui si sta lavorando e il pene di qualcuno scivola dentro qualcun altro, senza diretto consensoma alla fine si divertono tutti, o quelli meno velati, dove la testa della persona di turno finisce in un water e dove i vestiti vengono strappati. 

Ripeto per sicurezza, non si sta dando la colpa al porno. Tuttavia, una persona molto, molto giovane alla visione di questi video potrebbe uscire un pochettino confusa, soprattutto in una realtà sociale dove se parli di sesso in qualche modo sempre sbagli, sei inopportuno e non si fa, altrimenti il bambino si traumatizza… sì, certo. Non sei tu che muori di imbarazzo perché tu stesso sei cresciuto in una società dove il sesso veniva demonizzato, è lui che si traumatizza. 

Per le femminucce 

Perdonatemi, ma farò un discorso generale dividendo in femminucce e maschietti, non è per discriminare nessuno, lo faccio solo per praticità, vi prego non vi incazzate. 

Le femminucce si ritrovano in un mondo dove il sesso non ti deve piacere troppo, cioè sì, ti deve piacere perché lo devi fare (e si ho scritto devi) e puoi anche divertirti. Diciamo che c’è stato un ultimo aggiornamento per il software “razza umana” quindi adesso è concesso, però non devi dimostrare troppo che ti diverti che se no sei puttana. 

Vestiti carina, apprezza se per strada ti urlano che sei fregna, non fare la frigida, però se ti stuprano la colpa è la tua. 

Perché se vai in giro da sola, se ti vesti così, se parli con tutti, non ti devi sorprendere se poi ti succede qualcosa, in fondo lo sai che è colpa tua. 

Per non parlare poi se sei classificata come “cessa”, perché li allora devi essere grata che qualcuno ti abbia toccata, perché non ci credo che ti abbiano stuprata, chi ti vorrebbe mai. 

È colpa tua perché lo sanno tutti che gli uomini “sono fatti così”. Sta a te fare attenzione. 

Per i maschietti 

Come la migliore lama a doppio filo dello chef Tony, c’è anche un lato che spesso passa in sordina. 

I maschietti, di contro, si ritrovano in una società che li porta a pensare di essere completamenti sottomessi al sesso. 

Nessun vero uomo, maschio alfa, rinuncerebbe mai a una notte di sesso, perché il sesso ti deve piacere, punto. 

Se alle femminucce non deve piacere troppo, ai maschietti deve piacere sempre e comunque. 

Abbiamo una visione così distorta della sessualità che anche quando un maschietto viene stuprato da una femminuccia, in realtà un vero stupro non è mai.  

No, perché dai cosa vuoi di più di una che ti si mette sopra per ore, senza fermarsi. 

No, perché dai se ti costringe a farlo senza preservativo è molto meglio, non importa se tu fossi contrario. 

“Perché gli uomini sono fatti così”. Quanto è svalutante questa frase utilizzata per colpevolizzare, che ha come fondamento la completa e ingiustificata riduzione del maschio a un pene, senza pensieri, puro e semplice istinto scopatorio. 

Conclusione 

In una società che sessualizza anche le macchinette del caffè, dove il sesso venderà sempre e comunque, come si può staccarsi dalla rape culture?

Iniziando a condannare lo stupro, senza fronzoli senza domande inopportune su come fosse vestita la vittima, senza colpevolizzazioni, senza pregiudizi. 

Insegnando l’empatia, affinché anche se in presenza di uno stupro, la condanna non la subisca la vittima. 

 


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