Abbattere gli ostacoli: una società migliore per i disabili

Essere disabili non deve essere motivo di esclusione sociale. Lo stato ha il compito di abbattere gli ostacoli per instaurare una società paritetica.

In questi giorni di Fase 2 post-Covid, l’Italia tenta di riportare un po’ di normalità nella vita dei suoi cittadini. Tutti hanno voglia di sentirsi più liberi dopo due mesi di lockdown. I negozi e molte attività hanno ripreso il loro corso, ma non senza difficoltà e impedimenti. Così, per tutelare la salute dei cittadini e allo stesso tempo riavviare l’economia, il Governo e le singole Regioni hanno disposto provvedimenti di sanificazione obbligatoria degli ambienti commerciali per consentirne la riapertura e non solo. Specialmente nei luoghi chiusi, come un supermercato o un negozio di abbigliamento, vige l’obbligo per tutti di usare mascherina e guanti. Sono queste prove di normalità forzata che devono farci riflettere. Non solamente su quanto sia strana e inedita questa situazione, bensì sulla difficoltà di adattarsi a una “sensorialità” diversa.

Guanti e mascherine che fanno riflettere

Andare a fare compere avendo l’obbligo di indossare i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), o addirittura camminare all’aria aperta con una maschera protettiva, è indubbiamente un fastidio per tutti. Queste protezioni ci costringono a comportarci diversamente e ci fanno sentire come privi di alcune capacità. Per esempio, portando i guanti il tatto è fortemente alterato, mentre la mascherina riduce l’olfatto e rende talvolta difficoltoso respirare. Ovviamente tutto ciò è necessario a preservare la salute di ognuno di noi. Tuttavia, questo senso di “impedimento” e difficoltà nelle piccole cose deve farci balzare alla mente un problema che spesso ignoriamo: cosa prova chi ha una disabilità permanente, a livello motorio o sensoriale, quando interagisce con gli spazi e le strutture? O meglio, esistono strumenti e tutele che consentano l’accessibilità agli spazi da parte di tutti, senza grossi impedimenti?

Essere diversamente abili in Italia

Le persone con disabilità sono definite come coloro che “presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri” (definizione dal CRPD dell’ONU). In Italia, secondo l’Istat, le persone che soffrono di gravi limitazioni a causa di problemi di salute sono circa 3 milioni e 100 mila, ovvero il 5,2% della popolazione. Questa porzione di cittadini non riesce a svolgere una o più funzioni fondamentali a causa della propria condizione fisica e del contesto in cui si trova. Difatti, la disabilità non è determinata dalla menomazione in sé, bensì dalle barriere con cui essa si scontra.

Il mondo della disabilità tocca moltissime sfere

Il nostro Paese presenta criticità rilevanti per alcuni fattori, pertanto la condizione di pari opportunità per i cittadini disabili è ancora lontana. In particolare andrebbero incrementate delle misure in aree quali l’istruzione, le condizioni di salute e l’autonomia, ma anche la partecipazione sociale, la soddisfazione per la vita quotidiana e il sostegno alle famiglie che vivono con un disabile, sono fattori spesso trascurati. Queste macro-categorie vengono ben delineate nel rapporto informativo “Conoscere il mondo della disabilità: persone, relazioni e istituzioni”, redatto proprio dall’Istat nel 2019.

La capacità di muoversi liberamente

Se per chi non soffre di malattie croniche o problemi permanenti la vita già sembra articolata, per i diversamente abili si complica ancora di più. Molto spesso infatti il sistema delle strutture e dei servizi che circondano la persona invalida si dimostra ostile. Questo non fa che aumentare il senso di inadeguatezza, ledendo la dignità individuale. Per esempio, la capacità di muoversi liberamente e di accedere a strutture e luoghi pubblici è fondamentale per l’indipendenza individuale. In Italia però, solamente osservando l’utilizzo dei mezzi pubblici urbani da parte dei disabili, si notano delle percentuali molto basse, soprattutto se confrontate con i valori di riferimento della popolazione generale. Solo il 13% dei diversamente abili utilizza i mezzi pubblici, contro il 25,1% della popolazione italiana.

La mobilità in autonomia ha molti ostacoli

Si evince quindi che la maggioranza di essi preferisce utilizzare un mezzo privato, e l’individuo diventa così dipendente da una seconda persona che fa da autista. Tale dato è dovuto al fatto che in molti casi i veicoli pubblici non sono dotati di strutture adeguate ad accogliere una persona con disabilità. Ad esempio, come può una persona in sedia a rotelle salire o scendere da un autobus senza una rampa che gli permetta di superare il dislivello? Pensiamo invece a una grande città come Milano: è ovvio che per consentire ad un disabile in carrozzina di arrivare al binario del treno o della metro bisogna predisporre rampe o ascensori specifici. Questo tipo di dotazione non è totalmente assente, ma andrebbe esteso a molte più fermate su tutte le linee. Difatti, se osserviamo una mappa della rete metropolitana, possiamo notare come ad oggi presenti solamente poche stazioni dotate di strutture idonee.

Le barriere architettoniche come ostacolo maggiore

Ma non sono solo i mezzi pubblici a costituire un problema per la mobilità dei diversamente abili. La struttura stessa delle città e la cattiva predisposizione di alcuni edifici creano ostacoli non indifferenti. Tali caratteristiche vengono appunto definite “barriere architettoniche”, ed esistono tutta una serie di norme per cercare di abbatterle. Tuttavia, anche se gli edifici moderni devono seguire procedure specifiche di costruzione per consentire a tutti l’accessibilità, il problema rimane per le strutture datate. Molte di esse infatti non hanno subito alcuna riconversione, e restano inagibili per i disabili. Il dato sulle strutture scolastiche la dice lunga: solo il 31,5% ha abbattuto le barriere fisiche, ed un misero 17,5% ha eliminato anche quelle senso-percettive.

L’Italia deve ancora abbattere molti ostacoli

Il discorso sulla disabilità e gli ostacoli che ancora impediscono l’uguaglianza sociale non può ridursi a poche righe di confronto. Il tema è ampio e tocca tutte le sfere della vita quotidiana, pertanto lo Stato e le singole Regioni dovrebbero iniziare a pensare ad un piano mirato ad abbattere qualsiasi discriminazione in modo deciso. Solo così si potrà affermare di vivere in un’Italia paritetica.


Fonti:

ISTAT

Associazione Luca Coscioni

Credits:

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