Abusivismo in Italia: a che punto siamo?

La piaga dell’abusivismo edilizio è un fattore comune a tutta l’Italia. Ma come è nato e a che punto siamo in Italia?

Cosa si intende per “abusivismo edilizio”?

Partiamo dicendo che, quando parliamo di abusivismo edilizio, ci riferiamo a tutti quei casi in cui vengono costruiti edifici che violano le leggi in vigore. Spesso, infatti, si decide di costruire anche se non si è provvisti dei regolari permessi, oppure quando non si rispettano tutti quei vincoli legati al paesaggio e all’ambiente circostante.

Ci sono diverse tipologie di abusi, che vanno da quelli che non rispettano in alcun modo le norme vigenti, a quelli che hanno ottenuto un permesso di costruzione, ma che non lo rispecchiano in alcuni dettagli. C’è poi da sottolineare che chi si macchia del reato di abuso edilizio può ricevere una sanzione che può arrivare anche a 50.000 euro. In altri casi si rischiano addirittura l’arresto e la reclusione.

abusivismo

Abusi edilizi sanabili e non

Gli interventi edilizi che vanno a intaccare l’integrità abitativa, modificandola in una misura superiore al 2 per cento, vengono dichiarati “non sanabili“. In questo caso, pur pagando una sanzione, si è impossibilitati a regolarizzare l’abuso. Al contrario, gli abusi edilizi vengono dichiarati “sanabili” nel caso in cui siano meno gravi. Rientrano in questa categoria le costruzioni che rispettano, nonostante le problematiche riscontrate, le norme urbanistiche. Solitamente, si richiede la sanatoria di un’opera edilizia pagando una sanzione.

La storia dell’abusivismo edilizio in Italia

Ci si potrebbe chiedere: come è nato l’abusivismo edilizio nel nostro paese? Ebbene, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia affrontò una forte e massiccia urbanizzazione, dovuta all’industrializzazione. Le città dovettero accogliere molti nuovi abitanti, che decisero spesso di costruire in autonomia le proprie abitazioni, dando vita a edifici scadenti e fatiscenti, simili a vere e proprie baracche. Ci possiamo poi spostare negli anni 70, periodo di forte crisi economica e incertezza generale. Fu proprio la crisi a spingere moltissimi italiani a mettere al sicuro i propri risparmi, investendoli nelle seconde case. Questa corsa alla costruzione e agli investimenti si accompagnò, ovviamente, all’abusivismo, poiché si costruiva aspettare permessi e licenze legali.

Nel nostro paese, è doveroso sottolinearlo, gli abusi edilizi si sono accompagnati (nel tempo) in larga scala alle associazioni criminali, che hanno costruito un vero e proprio business sull’abusivismo, servendosi della complicità omertosa delle forze dell’ordine.

Il fenomeno degli ecomostri

Nel nostro paese ci sono tantissimi abusi edilizi che arrivano a essere definiti “ecomostri“, per il grave e grande danno che provocano sulla natura e sull’ambiente. Tra di essi, possiamo elencare i maggiormente celebri. Iniziamo, infatti, con l’Hotel Fuenti, situato a Vietri sul Mare (Salerno). Si tratta di un edificio degli anni 60, sorto in un’area protetta. Tuttavia, con il tempo ci si rese conto di quanto questa struttura fosse dannosa per la scogliera su cui si sorgeva. Alla fine, l’edificio venne demolito parzialmente, e sulle sue rovine oggi è sorto un giardino rispettoso della natura.

Possiamo poi parlare della “Collina del disonore“, a Palermo. Si tratta, in questo caso, di un complesso di abitazioni abusive, sorte su una zona a rischio geologico. Queste case sono state costruite da associazioni mafiose e, ad oggi, sono ancora in piedi, disabitate. Spostandoci invece al nord, possiamo fare l’esempio di un intero borgo, quello di Consonno (in provincia di Lecco). Qui, negli anni 60, un imprenditore iniziò i lavori di un progetto ambizioso: una sorta di Las Vegas nostrana, piena di sale da ballo e casinò. Tuttavia, nel 1976 una frana bloccò l’accesso alla città, rendendola disabitata. Oggi, infatti, rimangono solo i resti dei fasti di un’epoca lontana.

Infine, è il caso di parlare anche del pontile dell’ex Sir a Lamezia, costruito nel 1971 al fine di fungere da base di attracco per le navi. I soldi investiti nel progetto erano molti, poiché esso doveva rilanciare l’economia della zona. Tuttavia, molto presto la società di edificazione dichiarò il proprio fallimento, mandando in fumo il progetto. Il pontile è ancora al suo posto, pur avendo ceduto ed essendo, ora, un vero e proprio colosso di detriti.

“Abbatti l’abuso” di Legambiente

Proprio alla lotta contro gli abusi edilizi, Legambiente ha dedicato un’intera campagna, intitolata “Abbatti l’abuso“. Secondo le stime riportate, nel periodo intercorso tra il 2004 e il 2020, è stato demolito solo il 32,9 per cento degli abusi edilizi, nel nostro paese. Andando ad analizzare i dati regione per regione, si scopre poi che il sud Italia sia quello messo peggio. Infatti, la regione Puglia ha demolito solamente il 4 per cento degli edifici abusivi. Non si sono piazzate bene neanche la Calabria, la Campania e la Sicilia. Ciò è ancora piu grave se si pensa che, solo in Campania, nel 2019 sono state emesse circa 14 mila ordinanze di demolizione. Tuttavia, ne sono state eseguite solo duemila.

La situazione è tragica e ci viene da chiederci: quando cambieranno le cose? Quando si darà importanza alla sicurezza e alle normative, preferendole al mero profitto? 


Fonti: 

iusexplorer.it

avvocato360.it

fiscomania.com

scudit.net 

legambiente.it

travel365.it

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