In questi giorni si sta verificando una vera e proprio invasione ai confini ellenici. Qui, migliaia di rifugiati siriani, afgani e pakistani cercano di oltrepassare le frontiere.
Facciamo un passo indietro e, andando per gradi, cerchiamo di mettere chiarezza sul conflitto appena nato. Iniziamo riassumendo gli scontri interni in Grecia.
Fuga dal campo
La scintilla è nata dalla fuga dei rifugiati del campo profughi di Lesbo: oltre ad essere scappati per la città, hanno commesso atti vandalici per le strade, tra cui deturpare i nomi greci delle vie del paese e sostituirli con nomi turchi e distruggere la chiesa della località.
Dopo essere stati arrestati e riposizionati nel campo, il governo greco ha deciso di creare una nuova sistemazione per i profughi, forse la più grande d’Europa, in grado di ospitare più di 50.000 persone. Questa iniziativa è scaturita dal fatto che gli odierni campi sulle isole greche sono già più che saturi.
Proteste dei cittadini
Alle proteste dei cittadini per le nuove direttive, che causerebbero un calo del turismo e la trasformazione radicale del paese, il governo greco ha inviato squadre di poliziotti e militari anti sommossa sull’isola. Durante la notte però, gli abitanti attaccano la caserma ove stanziavano e nasce un violentissimo scontro. La polizia viene severamente percossa dai paesani, in quella che sembra essere una micro guerra civile esplosa dalla rabbia e la frustrazione dei civili. I soldati si ritrovano così a scappare, non prima di aver distrutto auto e negozi.
Tutte queste tensioni si sono aggravate con l’arrivo di un numero esorbitante di nuovi profughi dopo che la Turchia ha aperto le sue frontiere.
Turchia e Russia in Siria
L’invasione sul confine greco degli ultimi giorni è stata causata dalla morte di trentasei soldati turchi a Idlib in Siria. I soldati russi che sostengono il governo di Bashar Al-Assad hanno bombardato le postazioni turche sostenitrici invece dei ribelli (tutti coloro che vogliono la caduta del governo e potenziali terroristi). Le conseguenze si rivolgono verso l’Europa, Erdogan allenta i controlli alle frontiere e minaccia Bruxelles con un fiume di rifugiati siriani per le critiche ricevute e il mancato supporto. Come abbiamo potuto constatare infatti, sono tutti ora fermi ai bordi ellenici.
Tensioni al confine
Si stima che siano più di 13.000 gli individui al confine, a separarli dalla Grecia una cortina di filo spinato e una fila di militari. Il numero cresce a dismisura in quella che sembra essere una vera e propria invasione. Alle urla di “Allah Akbar” i giovani profughi lanciano lacrimogeni e creano disordini. I migranti tentano di tutto per alimentare la propaganda contro il governo greco, forti sono le immagini postate negli ultimi giorni in rete che provano come i giornalisti e i rifugiati cerchino di mettere in scena una disperazione che non esiste additando i greci come nazisti. Intanto in Turchia i profughi rimasti sono costretti con la violenza dai cittadini turchi ad abbandonare le proprie abitazioni.
«I militari turchi danno le loro tenaglie ai migranti» accusa un ufficiale greco. Anche le navi turche oltrepassano il confine marino e speronano le imbarcazioni greche in segno provocatorio. L’ostilità greco-turca si taglia col coltello.
Risposta Europea
I tre presidenti dell’Unione europea, Ursula von der Leyen (Commissione europea), David Sassoli (Parlamento europeo) e Charles Michel (Consiglio europeo) hanno visitato il confine di terra tra Grecia e Turchia per incontrare il primo ministro greco, Kyriakos Mītsotakīs, e discutere di una risposta europea alla crisi migratoria.
Il presidente turco ha minacciato di incoraggiare ulteriormente le partenze.
Per contenere il fenomeno, la Grecia ha immediatamente disposto la sospensione per un mese delle richieste per il diritto di asilo, evento mai verificatosi prima d’ora.
«Quanto accaduto qui nei giorni scorsi è dolorosamente ovvio a tutti. La Turchia in piena violazione dell’accordo con l’Unione europea ha incoraggiato e assistito in modo sistematico decine di migliaia di migranti e profughi ad entrare in Grecia. Ha fallito, e continuerà a fallire se dovesse continuare a perseguire questa strategia»
Ha dichiarato Mītsotakīs.
«Noi abbiamo una necessità di rafforzare una politica comune per l’immigrazione europea e sono molto colpito dal fatto che tanti governi continuino a non esserne consapevoli. Se un anno e mezzo fa si fosse dato retta al Parlamento europeo e si fosse proceduto ad una riforma del Trattato di Dublino probabilmente noi oggi non saremmo in queste condizioni. Per il parlamento europeo chi arriva in Grecia, o in Italia, Malta, Spagna, arriva in Europa»
Dice il presidente del Parlamento europeo David Sassoli
«Se ora cediamo alle pressioni della Turchia, il presidente Erdoğan avrà vinto e potrà decidere se far arrivare decine di migliaia di persone nell’Ue, quindi centinaia di migliaia che le seguiranno. Questo è un attacco della Turchia all’Ue e alla Grecia».
Intanto, anche altri Paesi nei Balcani hanno iniziato a prendere misure per contrastare l’eventuale arrivo di migranti dalla Grecia. Bulgaria e Macedonia del Nord hanno infatti già provveduto a chiudere le proprie frontiere. Intanto, l’Ungheria di Viktor Orbán ha chiuso a tempo indefinito gli accessi ai richiedenti asilo.
Conclusione
Il governo greco adotta quindi la politica del pugno di ferro: respingimenti a oltranza, senza eccezioni. Questo nonostante le critiche dell’Onu, che vorrebbe aprire le frontiere.
Su Twitter è in tendenza l’hashtag #IStandWithGreece. Altre immagini mostrano come addirittura i contadini ed il prete ortodosso di Lesbo sono pronti a difendere il proprio paese.
L’Europa senza la Grecia è come un bambino senza certificato di nascita
Valéry Giscard d’Estaing
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