Questione di equilibrio

La parola equilibrio deriva da latino aequilibrium, termine composto da aequus, che significa uguale, e  libra, bilancia; la sua definizione è: stato di quiete di un corpo sul quale non agiscono forze o ne agiscono in modo tale da annullarsi. Parola molto comune e altrettanto sottovalutata, alla quale non viene data la giusta importanza. Si tenterà ora di analizzare quanto in realtà sia un termine che pone le fondamenta della nostra esistenza.

La natura non si arrende

L’uomo, succube di un annullamento determinato da un consumismo sempre più vorace, si trova abbandonato in una società i cui i principi etici vengono analiticamente distrutti e calpestati. Il dominio tecnocratico e l’edonismo materialistico stanno lentamente sgretolando ciò che di puro si può trovare sulla Terra, inclusa la natura, che nonostante tutto non si rassegna ai capricci egoistici dell’uomo.

Come in ogni fenomeno, anche fra essere umano e natura domina l’equilibrio: secondo alcuni studiosi, esso è imprescindibile. Il processo di equilibrazione che redimerà la natura sarà, quindi, inevitabile. Ne è una prova l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, nata proprio da un passaggio di specie da parte di un virus che, precedentemente, colpiva soltanto determinati animali.

Com’è stato possibile?

Molti studiosi affermano con sicurezza che la responsabilità sia nostra. La distruzione delle foreste, l’urbanizzazione smodata, l’abbattimento delle biodiversità e l’aumento demografico hanno avvicinato per la prima volta gli uomini a specie animali fortemente a rischio epidemiologico, facilitando il passaggio di specie.

Ora, da quando l’umanità è diventata suscettibile a questo virus, si è trovata costretta a limitare, se non a bloccare del tutto, le proprie attività, lasciando spazio alla natura.

Le immagini di animali, che durante i lockdown, non trovandosi più minacciati dall’uomo, si sono spinti fino all’interno delle città vuote sono sublimi. Due figure tanto antitetiche quanto brutalmente vicine, che unendosi hanno dato vita a un connubio di emozioni difficili da dimenticare e a inevitabili spunti di riflessione.

La primavera dell’etica

Il virus, metaforicamente parlando, non è altro che un amplificatore degli effetti che le azioni hanno su chi le compie e, indirettamente, sugli altri, facendo emergere quanto l’individualismo che si è protratto nel tempo, il progresso smodato senza cognizione di causa e il dominio tecnocratico siano stati nocivi per la società e soprattutto per la natura.

Questo periodo deve essere la primavera dell’etica!

Ora, più che mai e per sempre, bisognerebbe ricordarsi delle parole di Hans Jonas, grande pensatore del Novecento, che ha reso l’umanità partecipe di una responsabilità comune.

Una colpa comune ci lega, un interesse comune ci unisce, un destino comune ci attende, una responsabilità comune ci chiama.

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