GAMERGATE: il sessismo nel mondo dei videogiochi

LE ORIGINI DEL GAMERGATE

controller

Zoe Quinn è una sviluppatrice di videogiochi americana. Un mestiere abbastanza inusuale per una ragazza, ma comunque abbastanza normale da non dover destare scandalo. Tuttavia, è proprio ciò che è successo. Infatti, la sua vicenda ha dato il via al controverso fenomeno del Gamergate 

DEPRESSION QUEST COME INIZIO DEL GAMERGATE

Nel febbraio del 2013, Zoe Quinn pubblica “Depression Quest”. Si tratta di un videogioco che tratta del grave problema della depressione e si pone come obiettivo quello di rappresentare una sorta di “terapia”. Questo infatti ha diversi livelli e quesiti che, imponendo delle regole ai giocatori, cercano di allontanarli dallo stato depressivo.  

Fin qui nulla di strano,anche considerando il fatto che la stessa Quinn ha sofferto di depressione in passato, se non fosse per il fatto che la sviluppatrice ha cercato di pubblicare il progetto su una piattaforma online svariate volte, ma inizialmente ha ricevuto una svariata serie di critiche e attacchi personali. Tra le cause di questi attacchi, la donna è stata anche attaccata poiché avrebbe voluto sfruttare la notizia della morte dell’attore Robin Williams a suo vantaggio. Infatti, il gioco sarebbe dovuto essere rilasciato proprio nei giorni del suicidio dell’artista. 

COSA C’ENTRA ZOE QUINN CON IL GAMERGATE 

Zoe Quinn

Depression Quest” gioca un ruolo fondamentale nella bufera mediatica che si ripercuoterà poco dopo sulla sua sviluppatrice. Per l’appunto, nell’agosto del 2014Eron Gjoni (ex fidanzato di Zoe) ha pubblicato online un lunghissimo sfogo, il cui argomento centrale era il suo rapporto con la ragazza, lo sviluppo della loro storia e la loro rottura. Si tratta di un testo molto denigratorio nei confronti della Quinn. Il ragazzo ha accusato la sua ex fidanzata di aver avuto rapporti sessuali e sentimentali in cambio di critiche positive per il suo gioco. Il resoconto è molto ben documentato 

Da questo momento in poi, è iniziata una valanga di insulti e critiche alla persona di Zoe Quinn, che le hanno portato non poche difficoltà. Infatti, è stata attaccata da tutta la comunità del settore, specialmente da chi pensa che sia un ambiente in cui le donne non dovrebbero proprio mettere piede. 

Oltre alle minacce e agli insulti, tutti seguiti dall’hashtag #Gamergate, la ragazza ha visto pubblicate online anche foto estremamente personali che la ritraevano senza vestiti. Le conseguenze del post, di quello che è stato il suo fidanzato, sono state enormi. Ed è ancora più incredibile se si pensa che il ragazzo ha dichiarato che non era sua intenzione creare una simile bufera mediatica. Il suo era un semplice sfogo personale, anche di pessimo gusto. Invece, è stato l’ennesimo pretesto per diffondere misoginia e sessismo. 

LE CONSEGUENZE 

Come scrive il New York Times, Zoe ha dichiarato:

Ho iniziato a ricevere messaggi con le immagini dell’esterno del mio appartamento. Ha iniziato ad essere immediatamente chiaro che le persone erano lì, hanno iniziato a sorvegliare il posto e ad aspettarmi.

Da un momento all’altro tutte le donne coinvolte nel settore dei videogiochi hanno cominciato a ricevere insulti e minacce. Il sospetto che una sviluppatrice si sia prestata a favori sessuali, pur di ricevere recensioni positive dei suoi lavori, ha gettato un’ombra su tutte le programmatrici e sviluppatrici.

Sempre facendo fede alle parole di Zoe Quinn:

Tutto ciò che di internet potrebbe essere così bello fu usato per distruggere le vite delle persone: è una vera e propria guerra digitale. 

 ALTRE VITTIME  

Un’altra delle donne dell’industria che è stata presa di mira è sicuramente Anita Sarkeesian. Quest’ultima ha addirittura un videogioco dedicato, in cui si può prendere a pugni la sua faccia.  La sua colpa principale è quella di aver realizzato una serie di video su youtube, intitolata “Tropes vs Women in Video Games”, nella quale si esaminano gli stereotipi nei videogiochiLe donne, infatti, sono sempre rappresentate come “in difficoltà” oppure “da salvare”. Secondo lei l’industria dei videogiochi è ancora molto sessista e incentrata sul potere dell’uomo, e ciò è dimostrato anche e soprattutto dal Gamergate

Anita ha affermato:

I social media dovrebbero cambiare il modo in cui le loro piattaforme operano. Il bullismo online è veramente molto diffuso e ci sono poche conseguenze per chi lo fa. Quando la prossima grande piattaforma si farà strada online, si saprà come integrare strutture anti-bullismo?

IL SUICIDIO DI ALEC HOLOWKA

Nel corso degli anni, Zoe Quinn ha continuato la sua battaglia femminista, partecipando a convegni e cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche che l’hanno toccata in prima persona. 

Nonostante ciò, recentemente è stata al centro di un’altra vicenda molto spiacevole. Infatti, nell’agosto del 2019 ha accusato Alec Holowka di abusi sessuali. Alec faceva anche lui parte del mondo dei videogame, ed era uno dei creatori del gioco di successo “Nights in the wood”Pochi giorni dopo le accuse di Zoe, Alec si è suicidato. Tutto ciò prima che si sia chiarito se fosse colpevole o meno. Holowka soffriva di disturbi della personalità e non era sicuramente una persona serena. Nonostante ciò, sembrerebbe che le accuse della Quinn l’hanno spinto verso questo gesto estremo. Inutile dire che non sono mancate le polemiche e le critiche, specialmente da chi sospetta che Zoe Quinn si sia inventata tutto.   


FONTI: 

New York Times 

Il post 

The guardian 

Eurogamer 

CREDITS:

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