Il sistema sanitario italiano: tra meriti e difetti

Il sistema sanitario italiano sta affrontando crisi senza precedenti: oltre ai tagli del governo, infatti, si registrano notevoli problemi dovuti alla pandemia.

Quest’ultima ha distrutto l’ecosistema della sanità come un fiume in piena.

Sanità e problemi di vario genere

La sanità italiana ha dovuto affrontare una dura prova durante la pandemia che ha inflitto tutto il mondo e nello specifico l’Europa.

Il sistema sanitario italiano nasce nel 1978 e si basa su tre principi fondamentali: l’universalità (ossia l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione), l’uguaglianza (l’accesso alle cure senza nessuna discriminazione) e l’equità (la parità di accesso in relazione a uguali bisogni di salute).

Giuramento di Ippocrate

Ippocrate fu un medico importante, tentò di liberare la medicina dalle componenti magiche e superstiziose.

Ai suoi allievi chiedeva di pronunciare davanti ad Apollo un giuramento di lealtà verso questa scienza e tutto il mondo circostante.

Alcuni di questi principi sono stati aggiunti alle specializzazioni moderne e sono stati inseriti in codici internazionali di norme etiche per le professioni sanitaria.

I codici internazionali in cui troviamo i principi sono: Organizzazioni mondiali mediche (1948) e l’Associazione Psichiatrica Mondiale (1976).

I numeri sulla spesa sanitaria italiana

Questo elemento interessa maggiormente e allo stesso temo fa discutere.

Infatti, in base ai dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)l’Italia avrebbe speso in sanità all’incirca 8,8% del PIL, una percentuale che scende se si considera la spesa sanitaria finanziata solo con fondi pubblici.

Però questo numero è in calo negli ultimi anni ed inoltre, in molti altri paesi europei, le cifre spese per la sanità pubblica sono maggiori.

I paesi europei in cui si registra un maggiore incremento ed incentivo nella spesa pubblica sono Germania, Francia e Regno Unito.

I dati su medici e infermieri

Il rapporto State of Health in the EU: Italia, profilo della sanità 2019 afferma che il numero di medici per abitante è maggiore della media europea: 4,0 per 1000 abitanti, anche se il numero di medici che lavorano presso ospedali pubblici è in netto calo.

Inoltre, la metà dei medici attivi ha un’età superiore ai 55 anni: tutto ciò crea preoccupazioni per il futuro sanitario del nostro paese.

I primi ad essere stanchi del sistema stesso sono i medici stessi, sottopagati e sfruttati.

Oltre a ciò, la pandemia ha creato numerosi divari nella sanità poiché sono aumentati i problemi psicologici, anche tra i dottori.

Per quanto riguarda gli infermieri, il nostro paese ne impiega meno rispetto alla media europea: 5,8 ogni 1000 abitanti rispetto agli 8,5 comunitari.

Rapporti e Statistiche

Un approfondimento del 2019, l’Ufficio parlamentare di bilancio sostiene che “nel complesso gli indicatori generali di salute e di efficacia del SSN restano stabili”.

Inoltre, i dati mostrano che l’Italia registra tra i più bassi tassi di mortalità di tutta l’UE.

Un altro dato positivo riguarda i tassi dei ricoveri ospedalieri che riguardano le malattie croniche  (per esempio diabete ed asma) e il tasso di sopravvivenza ai tumori, più alto rispetto al resto degli altri paesi europei, seppur di poco.

Però emergono dei problemi riguardo l’accessibilità del nostro sistema sanitario che, dopo la crisi economica degli anni passati, è aumentata ma rimane comunque ancora bassa.

Inoltre, le assunzioni dei medici e la formazione stessa dei sanitari blocca molto il sistema sanitario poiché la burocrazia è molto farraginosa ed in più i concorsi per la specialistica rallentano notevolmente la progressione.

Il nostro paese ha risentito molto delle crisi economiche degli anni passati e di quella attuale.

Ci sono stati di conseguenza molti tagli economici riguardo i posti letto pro capite in ospedale.

Eccellenze italiane

Tra tutti i difetti si deve però sottolineare che le eccellenze italiane sparse in giro per il mondo costituiscono un punto di partenza per la crescita scientifica e sociale.

Molti scienziati italiani hanno collaborato nella ricerca della sequenza del COVID-19.

Tutto ciò è avvenuto in breve tempo, e le scienziate che sono riuscite a isolare il virus all’epoca erano precarie.

Questo fatto deve perciò far riflettere molto poiché ci sono realtà discutibili.

Una di queste riguarda proprio la precarietà di molti ricercatori, i contratti sono pochi e ristretti solo a brevi periodi e le persone sono sfruttate notevolmente.

Però ciò ci fa comprendere che, seppur ci siano condizioni di lavoro frustranti, in Italia emergono comunque dei geni, grazie alla fatica di anni di Università e di laboratori.

 

Fonti:

agi.it

focus.it


Credits:

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