L’alta moda è davvero sostenibile?

L’alta moda e la sua diffusione

Da Armani a Dior, da Chanel fino a Gucci. La società moderna accoglie e guarda con ammirazione i grandi marchi di moda, tra i quali spiccano moltissimi nomi italiani.  

I capi di lusso sono nell’immaginario di tutti, pur non essendo assolutamente alla portata di tutti. Ma perché c’è tanta ammirazione verso il mondo della moda? Perché le repliche dei capi di lusso, presentati spesso anche in versione low cost, vanno a ruba?  

Sicuramente uno dei motivi alla base di tale adorazione va ricercato nelle proposte degli attuali influencer. Il mondo dei social network riflette in gran parte la società contemporanea, con pregi e difetti. Gli influencer sono quotidianamente al centro dell’attenzione. E con loro, ovviamente, lo sono anche i capi che indossano.  

Quest’attenzione viene sfruttata dall’industria della moda e dell’abbigliamento, che usa questi riflettori per incrementare le proprie vendite. I personaggi dello star system, insieme a quelli divenuti famosi sul web, appaiono sulle passerelle dei marchi di lusso e sulle riviste patinate. E come se questo non bastasse, molto spesso sono le stesse modelle che diventano influencer di fama internazionale.  

I trend dell’alta moda

Vi sono capi ed accessori che diventano subito un trend. Un esempio? Le scarpe platform di Versace, apparse in passerella ultimamente. Basta farsi un giro sui social network per rendersi conto del successo che stanno riscontrando. Questo trend si deve anche ai numerosi nomi influenti che le hanno indossate in diverse occasioni (tra cui Chiara Ferragni ed Elodie, per rimanere in Italia).  

I capi che diventano dei trend globali sono desiderati da tutti. Ed è qui che parte la corsa frenetica all’acquisto. Ma quando il capo in questione esaurisce come si fa? Ci si affida al low cost, ovviamente. Realtà come Zara, H&M o la recente Shein, sono sempre sul pezzo. Con un’attenzione particolare verso il mondo della moda, propongono capi nuovi a cadenza regolare.  

La sostenibilità

Ma la velocità con cui queste collezioni vengono proposte è sostenibile? Ovviamente no. Si tratta di abiti ed accessori dalla vita inevitabilmente breve. I materiali utilizzati non hanno la stessa sostenibilità e qualità di quelli dell’haute couture. La rapidità di produzione e i prezzi competitivi nascondono una realtà fatta di inquinamento e danni verso l’ambiente. Il fast fashion è una realtà drammatica, basata su mode passeggere e sfruttamento ambientale e lavorativo.

Ma cosa si può dire invece dell’alta moda? È sostenibile? E soprattutto, vale la pena salvaguardare l’ambiente a costo di rimanere al verde dal punto di vista economico? Come si può trovare un compromesso tra l’accessibilità economica e la sostenibilità ambientale 

L’alta moda contro il low cost 

Prima di addentrarci all’interno del discorso ambientale, possiamo sicuramente tracciare una netta differenza tra low cost e alta moda. Come abbiamo detto, il low cost propone abiti a prezzi molto competitivi. Ci sono centinaia di catene di negozi low cost, che si fanno concorrenza tra di loro. Le vetrine di questi negozi sono sicuramente molto appetibili.  

È facile reperire, infatti, abiti simili a quelli che vediamo indossare dalle trend setter su Instagram. Se poi a ciò si aggiungono i prezzi super convenienti, la strada verso l’acquisto è praticamente spianata. Specialmente se consideriamo il pubblico degli adolescenti. Più si è giovani, più si è costantemente aggiornati sui trend. Al tempo stesso, però, gli adolescenti non hanno ancora una grande disponibilità economica. Ecco, quindi, che il low cost appare come una ragionevole alternativa.  

La nascita dell’alta moda

L’alta moda appare invece inaccessibile alla maggior parte dei consumatori. L’haute couture, nata nel diciannovesimo secolo, ha però un fascino tutto suo. Si tratta della creazione di abiti da parte di sarti professionisti. Essi portano alla luce creazioni particolari, uniche e di grande qualità. 

Con il passare del tempo si sono poi diffusi gli atelier ed è nata la figura dello stilista, che fonda la propria casa di moda e presenta le sue creazioni su una passerella. Oggi le case di moda sono molto famose e dominano l’industria dell’abbigliamento. 

Gli abiti e gli accessori di marca sono diventati uno status symbol della posizione sociale ed economica. Le creazioni più originali e particolari sono però destinate agli eventi mondani. Ed è così che possiamo vedere abiti splendidi sfilare sui red carpet, indossati da attrici e star dello spettacolo.  

Si sono diffusi anche i punti vendita delle case di moda, che propongono spesso borse o altri articoli, con prezzi alti ma maggiormente accessibili. Ciò ha portato ad una produzione industriale degli articoli di lusso, che è legata inevitabilmente all’era del consumismo, con conseguenti ricadute sull’ambiente.  

Le polemiche riguardo lo sfruttamento degli animali

Affermare che l’alta moda sia sostenibile, quindi, appare non veritiero al cento per cento. Si tratta di capi che hanno sicuramente una fabbricazione maggiormente mirata, rispetto a quelli low cost. Ma di certo non sono mancate le polemiche sulla loro sostenibilità, come quelle sulle pellicce e sui capi in vera pelle 

In passato, infatti, non c’era l’attenzione contemporanea visto argomenti delicati come quello dell’utilizzo di vere pellicce. Grazie alle moderne organizzazioni animaliste sono stati accessi i riflettori a proposito di questa problematica così drammatica. Le case di moda hanno, gradualmente, abbandonato lo sfruttamento degli animali, optando per le pellicce sintetiche e per l’eco pelle 

Gli esempi di moda sostenibile

Si tratta di scelte mirate e positive, che devono diventare la normalità. La moda sostenibile deve essere diffusa ed incentivata. E l’alta moda si è mostrata sicuramente collaborativa in questo senso. Sono molte le campagne di sensibilizzazione a riguardo, come anche le collezioni di alta moda completamente sostenibili.  

Ad esempio, Vivienne Westwood ha lanciato una collezione interamente cruelty free, quindi senza sperimentazioni sugli animali. Prada ha invece sottolineato la propria intenzione di utilizzare esclusivamente nylon riciclato, nelle proprie creazioni, entro la fine del 2021.  

Andando ad analizzare il quadro completo, c’è da sottolineare però come anche molti marchi low cost siano attenti riguardo la sostenibilità. Alcuni propongono infatti capi realizzati con tessuti riciclati. Sicuramente, comunque, l’impegno deve partire principalmente dalle maison di lusso, considerate le grandi risorse produttive ed economiche di cui sono in possesso. 

La responsabilità dei consumatori

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Da consumatori, la responsabilità di ognuno di noi è ancora maggiore. Bisogna avere un approccio consapevole riguardo lo shopping e i vestiti che indossiamo. La scelta maggiormente ragionevole e sostenibile è sicuramente quella di privilegiare il mercato del vintage e dell’usato. Ciò porta a regalare una seconda vita ad abiti già esistenti, oltre che ad un risparmio non indifferente.  

Inoltre, scegliere capi di qualità ci porta ad un guadagno sul lungo termine. Infatti, non saremo costretti a cambiare il nostro guardaroba regolarmente, per mancanza di qualità dei prodotti. La sostenibilità si trova nel mezzo: ci sono infatti molte aziende che offrono capi di qualità a prezzi ragionevoli, senza dover per forza spendere un capitale oppure optare per prodotti scadenti. 

 


Fonti:  

cosmopolitan.com

myluxury.it

amica.it

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