L’estremismo sui social

La cattiveria, come ben sappiamo purtroppo, non ha confini e limiti. L’estremismo non ne parliamo, è l’apice della testardaggine e della cattiveria appunto. Tali comportamenti ci affiorano alle volte inconsciamente, senza rendercene conto. Avere un’idea, svilupparla e portarla avanti perché ci crediamo è una virtù, ma alimentarla senza senso critico, senza provare a metterla in dubbio e farla diventare una sorta di dogma o legge intoccabile, alle volte produce l’effetto opposto. Il mondo avanza, le idee si rinnovano e le persone a volte non se ne rendono conto. O, peggio ancora, non vogliono rendersene conto.

Identikit

L’estremismo tocca sostanzialmente tutti gli angoli della società. Dalla politica allo sport, dalla cronaca alla sanità, dalla religione all’ambiente. Come anticipato, l’estremista è colui che non mette mai in discussione i suoi pensieri, è colui che non ne vuole sapere di chi la pensa diversamente. Non accetta il confronto, ma, anzi, lotta in tutte le maniere affinché la sua idea valga per tutti, senza discussioni. Quello che pensa è immutabile e non può essere modificato. Nulla può far cambiare ciò che pensa. Proprio per questo, qualsiasi forma di estremismo può arrivare ad atti pericolosi e nocivi per gli altri, per quelli che, inconsciamente o non, sono all’opposto. Per questo nascono spesso di questi tempi atti di violenza fisica e morale verso chi nutre dubbi o diffidenze rispetto al pensiero degli estremisti di Internet.

Il nuovo ring in cui l’estremismo ha preso e continua a prendere sempre più piede è il mondo dei social network. Commenti, post, pagine (ufficiali e non), eventi e altro ancora sono alle volte l’arena ideale per color che vogliono esprimere in maniera non democratica la loro opinione. Ce n’è per tutti i gusti. Dalle donne che attaccano le ragazze vittima di stupro perché “con la minigonna te la sei cercata”, a quelli che apprendendo di un’ennesima strage nel Mediterraneo commentano: “Qualcuno in meno, non fa male”. Questo odio che perversa tra le righe dei social network è sintomo di disagio, paura, scarsa cultura, assenza di empatia. Tutti ingredienti che plasmano l’estremista perfetto, il quale si potrebbe categorizzare con il noto appellativo di leone da tastiera.

Reverse hate

Un aspetto di questa forma di violenza che passa per Internet fa molto riflettere. Si potrebbe definire come il ricircolo dell’odio, dove anche i gruppi che lottano per cause sociali, politiche, ambientali o altro e che quindi cercano di dare una svolta importante e significativa al Paese, alla società, si trovano in alcuni casi a essere i primi a odiare e a diventare estremisti delle loro idee. È una questione sottile e delicata, ma ci aiuta a riflettere. Probabilmente fa relativamente meno clamore quando gli attacchi e le manifestazioni d’odio provengono da persone schierate politicamente a destra (soprattutto in Italia), o comunque da soggetti sostenitori di gruppi che si sono sempre contraddistinti per le loro posizioni estreme. Al contrario, è più destabilizzante quando attacchi o commenti indecorosi arrivano, per esempio, da minoranze che si battono per maggiori diritti sociali e civili, per sostenere movimenti di emancipazione e capita che magari cadano in questa trappola denominata reverse hate o reverse discrimination.

Un caso pratico

Vi butto lì un esempio. Magari più inerente a vicende di gossip, ma che può comunque rendere l’idea. A fine settembre 2020 la nota attrice e presentatrice Vanessa Incontrada aveva posato senza veli per la rivista «Vanity Fair». L’obiettivo di quello scatto era di lanciare un messaggio di coraggio e supporto a favore di tutte quelle donne che come lei sono state vittima di body shaming per via del loro aspetto fisico definito curvy e imperfetto da altri. La conduttrice, posando per la rivista, ha voluto ribadire un messaggio alla base positivo e forte, mettendo in primo piano il fatto che ognuno deve accettare e rispettare se stesso, e che è necessario fermare quelle violenze psicologiche che subiscono le ragazze per via del loro aspetto fisico.

Questa azione ha ricevuto da una parte delle reazioni positive e condivise, dall’altra però l’attrice è stata attaccata dalle stesse donne che lei pensava in un certo modo di difendere e supportare. Ha ricevuto critiche da quest’ultime per via del fisico non così imperfetto, e che quindi non poteva racchiudere tutti i difetti per i quali le donne sono vittima di body shaming. Secondo loro in sostanza si sarebbe fatta paladina di una causa che non le appartiene completamente. Per questo, dopo la pubblicazione dell’immagine, ha subito dei nuovi attacchi e commenti negativi e alcuni di questo proprio da quei gruppi che erano direttamente interessati e per i quali era rivolta l’iniziativa e il gesto di supporto.

Conclusione generale

È un argomento, quello appena discusso, che ad oggi non ha ancora ricevuto un’adeguata attenzione, ma anzi è scarsamente preso in considerazione. Il punto è l’esistenza di una linea sottile che esiste tra il voler far valere le proprie idee e l’imporre la nostra visione. Possiamo essere i portatori della causa più giusta e meritevole del mondo, ma non possiamo permetterci di cadere nel circolo vizioso dell’odio. Non è necessario, ma anzi è inconcludente, giocare allo stesso gioco degli haters e degli estremisti social. Non si deve rispondere all’odio con altro odio, perché il rischio è proprio quello di diventare a nostra volta degli estremisti. Soprattutto sui social il passo è davvero breve, per il semplice fatto che non c’è un limite vero e proprio al linguaggio e alle azioni degli utenti.

Combattere l’estremismo sui social è necessario. È una questione di civiltà e rispetto, e di questi tempi non possiamo permetterci di far finta di nulla. L’odio serpeggia ogni giorno e inonda centinaia di pagine e network su Internet. Violenza ed estremismo si ammodernano sempre più rapidamente e non possiamo rischiare di cedere il passo.

 

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