Mentalità cittadine e periferiche a confronto

L’eterna sfida tra città e periferia, o tra città e paesino è una delle tante competizioni interne di questo Paese. Differenze sostanziali non solo a livello architettonico o urbanistico, bensì anche a livello caratteriale e psicologico. Stereotipi e convinzioni accompagnano entrambe le rivali in questo acceso scontro, che sfocia nel confronto tra mentalità cittadine e periferiche.

Le differenze

La città è quasi sempre accostata a quella parte di mondo dove si sviluppa tutto, dove c’è lavoro, dove ci si diverte. Insomma, un contesto a parte, totalmente isolato e staccato da quello della periferia o dei piccoli centri abitati. Questi invece sono etichettati spesso come luoghi meno ricchi di opportunità e risorse, alle volte lontani dalla realtà e dal mondo stesso.

Da sempre il fatto di spostarsi dai paesini di campagna o montagna verso le città è stato motivato da un fattore prettamente economico e lavorativo. Lo si faceva, e lo si fa tutt’ora, per la grande maggioranza degli individui, semplicemente perché vi sono più opportunità lavorative e maggiori probabilità di guadagno. La città è sempre stata al centro di tutto, dal lavoro alla politica, dallo sport alla cronaca. La periferia stessa, che geograficamente si trova in città, viene comunque considerata quasi un mondo a parte, inferiore, alle volte, rispetto al centro.

Sul nostro territorio sappiamo bene che le abitudini e gli stili di vita sono quasi l’uno l’opposto dell’altro se ci spostiamo dai grandi agglomerati ai piccoli paesi di provincia. Il ritmo stesso della vita è diverso. Più frenetico e schematico nella city, più mondano e tradizionale fuori dai centri urbani.

Comodo vs. scomodo

Le differenze che sussistono anche a livello di pensiero e di mentalità sono alle volte ben visibili e tangibili. Partiamo dalla città. Essa è il centro di tutto, è il principale fattore che si considera quando si analizzano tendenze economiche e sociali. Chi vive in città trova qualsiasi cosa senza grandi sforzi. Da qui forse può derivare quella mentalità più comoda in merito al soddisfacimento dei propri bisogni e vizi. Tutto è praticamente a portata di mano e arriva a casa senza spostarsi minimamente dal divano.

Diverso invece per i contesti meno urbani, dove anche solo per recarsi al supermercato è necessario fare qualche chilometro in macchina. Diciamo che comunque la definizione di città sta anche in questo, ovvero nell’offrire un’ampia serie di servizi ad un altrettanto ampio numero di abitanti.

Lavoro

Stesso ragionamento possiamo farlo per quanto riguarda il lavoro. Oltre al fatto che, come già accennato, in città vi è più richiesta di lavoro, recarsi per esempio sul luogo di lavoro è in molti casi più rapido grazie ai vari mezzi pubblici e privati a disposizione. Chi invece vive in comuni limitrofi o lontani dal posto di lavoro troverà nella maggior parte dei casi più pesante e scomodo il tragitto per recarsi in azienda o in ufficio.

Sport

Anche nel mondo dello sport vi sono differenze, per esempio. Se consideriamo città come Roma, Milano o simili è facile intuire che ci siano associazioni sportive quasi per ogni quartiere. Al contrario, nei villaggi di montagna o di collina è necessario per raggiungere un numero ragionevole di iscritti conglomerare in un’unica società almeno due o tre interi paesi. Dunque, a livello sportivo, ma anche economico, intuiamo che le città possono essere notevolmente più autosufficienti rispetto al piccolo centro abitato.

Emotività

Tornando sulle differenze a livello emotivo, notiamo che in determinati casi il piccolo paesino è visto come un luogo mentalmente chiuso, poco incline alle novità. La città al contrario è più aperta, maggiormente pronta ai cambiamenti e luogo di incontro tra le diversità etniche, religiose, politiche e di altro tipo. Alle volte, anche per esperienza personale, i giovani soprattutto, tendono ad immaginare la vita in città proprio come appena descritta. Più libertà, meno vincoli familiari, maggiori esperienze e desiderio incessante di novità. Al contrario, se ci fermiamo ad osservare, i cittadini scelgono spesso come luogo per ritrovare calma e pace i borghi di provincia, i paesi di montagna o comunque sia un luogo lontano dallo stress della città. Fuori dai suoi ritmi sfrenati e incessanti.

In numeri

Vediamo a livello quantitativo la differenza fra città e comuni minori in Italia. I comuni totali sono attualmente pari a 7904. Le città, considerate tali se superano i 60.000 abitanti, sono pari a 102. Allo stesso tempo abbiamo 136 comuni che hanno meno di 150 abitanti. Il dato è impressionante. Esistono quasi ottomila comuni, di cui solo un centinaio è etichettabile come città. Significa che il nostro Paese ha un numero elevatissimo di piccoli e medi comuni contro un numero relativamente basso di grandi centri urbani.

E questo è sempre stato un difetto del nostro Paese, quello di avere sul territorio un gran numero di comuni piccolissimi per i quali sarebbe il caso di prendere in considerazione una sorta di unione con i comuni vicini più grandi. Da una parte per motivi prettamente burocratici e dall’altra per evitare a volte sprechi di denaro e risorse. È un dibattito delicato, ma che non ha mai trovato un giusto spazio. Anche perché molti di questi piccoli comuni stanno perdendo sempre più abitanti, di giovane età ovviamente, i quali decidono di spostarsi in centri più grandi. E di conseguenza il paese stesso invecchia. Senza dimenticare che, tranne in determinati casi, i paesi di piccole (anzi, piccolissime) dimensioni a volte sono abbandonati o lasciati in secondo piano dalle istituzioni, che, per ovvie ragioni, preferiscono supportare e sostenere maggiormente comuni più grandi e popolati.

 

Fonti:

tuttitalia.it


Credits:

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