Quanto è inutile votare

Oggi scriverò un articolo di cronaca. Sto per darvi una notizia sensazionale di cui nessuno in Italia e nel mondo era a conoscenza. Un fatto top secret, talmente segreto da fare impallidire la Madonna di Fatima ed esplodere gli archivi della CIA. Spero che vi sentiate pronti per accogliere lo sconvolgente segreto che sto per rivelarvi: il 12 giugno scorso in Italia si poteva votare. Per un referendum. Sulla giustizia. Ebbene sì, non lo sapevate, nessuno lo sapeva. E qualora vi sembrasse di averlo saputo sappiate che non è così; vi state facendo auto-gaslighting. Nessuno se ne ricorda, e forse non è nemmeno mai davvero successo, forse è un’allucinazione collettiva di quei pochi che credono di rimembrarlo, compreso il sottoscritto.

Su cosa esattamente si sia votato, poi, non lo sa davvero nessuno, probabilmente neanche i proponenti del referendum. Andando a sentimento direi che si è trattato di qualcosa sulla giustizia per evitare di far ingabbiare qualche Senatore di Forza Italia. Uno di quei pochi ancora in libertà s’intende.

L’affluenza influenza

Ebbene sì, l’affluenza per il referendum sulla giustizia è stata attorno al 20 percento. La peggior performance di sempre in termini di partecipazione referendaria. Sicuramente non hanno contribuito il modo in cui si è discusso di giustizia, tra manettari da KGB e garantisti da Cosa Nostra, le cinque schede referendarie e il carattere tecnicistico del quesito degno dell’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria; ma il fallimento di questa consultazione è solo l’ultimo tassello di un mosaico di scarsa partecipazione e disinteresse per le elezioni.

I cittadini vanno a votare sempre meno, la matematica ci dice questo. Basta confrontare la serie storica dei dati delle elezioni politiche. Continuando di questo passo fra 50 anni vincerà automaticamente il candidato con la famiglia più numerosa. Le urne si svuotano come il centro di Milano ad Agosto. Gli elettori hanno effettivamente delle giustificazioni. La politica non offre da tempo risposte ai problemi dei cittadini, o almeno non lo fa in maniera percepibile all’interno di una società che sta diventando man mano più complessa. La qualità dell’informazione degenera peggio dei film di Aldo Giovanni e Giacomo dopo la rottura con Venier, generando confusione e l’impulso di allontanarsi dalla gabbia di matti che pare essere diventata la vita pubblica. Queste giustificazioni però non reggono a un semplice passaggio logico: viviamo in una democrazia.

La responsabilità del votare nella democrazia

Ebbene sì, altra notizia shockante, lo so è la seconda potrete chiedermi i danni psicologici, l’Italia è una democrazia di nome e di fatto, e la qualità della classe politica dipende dai cittadini. Se pensiamo che faccia schifo dovremmo farci un esame di coscienza. Molto spesso si sentono frasi come “tanto non cambierà mai niente per cui non serve che vada a votare” che ha più o meno la stessa valenza di “tanto puzzo quindi è inutile che mi lavo”.

Un’altra massima che serve a giustificare l’astensionismo è “tanto sono tutti uguali, tutti corrotti i politici, per cui  non ha senso votare per l’uno o per l’altro”. Per quanto detto prima sulla democrazia, se questa affermazione fosse vera vorrebbe dire che anche i cittadini sono tutti ugualmente corrotti e meschini. Certo, guardando il tasso di evasione fiscale nel Paese si potrebbe pensare che anche ciò sia vero, ma sappiamo tutti bene che non è così. Ci sono persone perbene e altre molto discutibili, e lo stesso si può dire per coloro i quali compongono la classe politica.

Scegliere di votare

Non scegliere è semplicemente un modo per levarsi di dosso ogni responsabilità, ogni colpa per la propria insoddisfazione. Si tratta di un modo per semplificare una realtà complessa in cui siamo tutti parte attiva. La parte difficile in democrazia è proprio quella di scegliere, di prendere una decisione. Democrazia significa potere al popolo, e il potere si sostanzia nell’atto di scegliere. Scegliamo tutti i giorni che filtri usare nelle storie di Instagram, cosa metterci la sera, se mollare o meno il nostro partner, è così difficile scegliere con la testa dove mettere la croce sulla scheda elettorale? Facciamo code chilometriche per sborsare migliaia di euro per un cellulare o per entrare in discoteca, possibile che non troviamo il tempo per andare a votare?

In ogni caso inizio a cercare zii e cugini in giro per l’Italia, sia mai che mi venga l’idea di candidarmi.


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