White fragility, che cos’è?

Origini

Il cosiddetto fenomeno denominato White fragility ha origini oltreoceano, negli Stati Uniti. Il termine è stato coniato dalla scrittrice Robin DiAngelo che nel 2018 pubblicò il suo libro “White Fragility: Why It’s So Hard for White People to Talk About Racism”. Il saggio ebbe però il suo punto di massima dopo le vicende legate all’uccisione di George Floyd nel 2020.

Che cosa è

Il termine White fragility può essere sconosciuto alle orecchie di molti, anzi moltissimi. Forse ciò è dovuto proprio al fatto che è nato distante da noi. Ma vedrete che nel definire cosa sia tale concetto vi apparirà meno difficile e non poi così nuovo.

White fragility è la tendenza tipica delle persone bianche a mettersi sulla difensiva e a respingere e negare le accuse di razzismo. Nel far ciò, esse fanno ricorso all’uso di argomentazioni e teorie a dir poco banali e non convincenti.  Si tratta di una sorta di resistenza da parte di certi individui ad ammettere e riconoscere che sussiste un problema di razzismo e discriminazione all’interno del contesto in cui vivono. La scrittrice si concentra sul fenomeno accostandolo principalmente alla società e alla cultura americana.

L’autrice afferma che vi è una sorta di razzismo interiorizzato che non ammettiamo di avere e che ci porta, quando viene toccato, a reazioni di rabbia, frustrazione. È un qualcosa che, per DiAngelo, impedisce effettivamente alle persone che si dichiarano completamente non razziste di esserlo a tutti gli effetti.

Perché

Vi chiederete il perché dovrebbe esistere un fenomeno del genere, o meglio ancora da cosa è originato. La scrittrice afferma che la White fragility deriva sostanzialmente da una sorta di timore (del quale non ci rendiamo conto), da parte della popolazione bianca, di perdere quella specie di privilegio che ancora oggi esiste nella nostra società. Insomma, è come se avessimo paura che le persone “diverse da noi” per etnia o simile  prendessero il nostro posto in una qualche scala gerarchica che ancora oggi sembra insediata dentro di noi.

C’è il timore nascosto e a quanto pare incosciente che possa venire meno la “white supremacy”. Perché diciamocelo, siamo nel 2022, ma le persone bianche godono ancora di posizioni e hanno occhi di riguardo migliori rispetto a tutte le altre.

Esempio

Abbiamo parlato di reazioni e del fatto che questa cosiddetta fragilità bianca “colpisce” anche coloro che si reputano degli antirazzisti Doc. Ci sono delle frasi e delle situazioni comuni, riportate dalla professoressa DiAngelo, che provano quanto, inconsciamente o meno, le persone si sentono toccate, quasi infastidite quando gli si parla appunto di razzismo, comunità nera e altro. Per esempio una risposta tipica è: “ho un amico nero, perciò non sono razzista”, oppure “per me il colore della pelle non ha importanza”.

Essa stessa afferma che nella maggior parte dei casi le persone rispondono con rabbia e negazione piuttosto che scusandosi. Ed è questo il punto; ovvero il fatto che quando le persone sono accusate (giustamente o meno non spetta a me dirlo) di pratiche o azioni razziste e discriminatorie, si mettono immediatamente sulla difensiva e addirittura ciò le porta ad atteggiamenti tesi, aggressivi e duri.

Limiti e complessità del concetto

È facile capire che il concetto di fragilità bianca può apparire da un lato difficile o da un altro è facile confonderlo o addirittura banalizzarlo. Proprio per questo non è immune da critiche o perplessità. Per esempio una critica mossa deriva dal fatto che la scrittrice tende a ignorare le differenze che esistono all’interno della popolazione bianca, così facendo considera gli stessi bianchi come un blocco unico.

Addirittura alcuni professori sostengono che alla fine il libro sia di per sé razzista, perché sminuirebbe la popolazione nera e in questo modo l’autrice sembrerebbe mettere in pratica lo stesso atteggiamento che invece critica nelle righe del libro.

Sicuramente è un discorso sottile e delicato, che ha indubbiamente molte verità. Come per esempio, in generale, non possiamo negare il fatto che la nostra società abbia ancora forti problemi legati al razzismo e che alle volte questo razzismo lo troviamo inconsciamente anche dentro noi stessi senza volerlo. Questo perché, forse, nonostante ci sforziamo di eliminarle, abbiamo sempre delle etichette che ci impediscono di trattare in egual modo qualsiasi persona.


Fonti:

youtube.com

illibraio.it

Credits:

copertina

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