Sex work: il mestiere più antico del mondo

La vicenda di Onlyfans  

Prima di avventurarci nel mondo del sex work, partiamo da un fatto di cronaca. Ha scatenato infatti scalpore la recente decisione di Onlyfans. Da ottobre, la piattaforma ha deciso di censurare e vietare tutti i contenuti con al loro interno caratteristiche sessualmente esplicite.  

Questa notizia ha sorpreso tutti gli utenti che usufruiscono del servizio proposto, ma soprattutto ha lasciato perplessi i creator. Onlyfans, per chi non lo sapesse, è un sito web che permette di iscriversi a canali di intrattenimento, tramite un abbonamento. Ciò consente ai creator di guadagnare cospicuo denaro, in cambio di contenuti particolari.  

La piattaforma ha ricevuto notevole attenzione mediatica, legata soprattutto al fatto che le foto che si possono condividere sono di qualsiasi natura. Le politiche a riguardo non sono restrittive e ciò ha portato ad un grande flusso di contenuti per adulti, con cui i creator possono arrivare a guadagnare cifre da capogiro.  

Dal 2020 abbiamo assistito ad un grande boom di Onlyfans, con le prime testimonianze di persone che lo utilizzano come unica fonte di guadagno. Sembrava essere la nuova frontiera del web, fino a questo momento. La decisione di limitare i contenuti espliciti ha preso alla sprovvista chiunque. Tuttavia, il motivo che ha portato a ciò è serio.  

Infatti, i partner bancari del sito hanno iniziato a pretendere delle politiche maggiormente restrittive riguardo i contenuti proposti. Ciò per contrastare fenomeni quali la pedopornografia e lo sfruttamento degli esseri umani. 

Diffusione e sdoganamento del sesso online 

Se la vicenda di Onlyfans sta tenendo banco sulle testate giornalistiche, non è comunque un caso isolato. Il sesso è ormai parte della nostra vita online, anche a discapito di chi non è preparato e può trovarsi contenuti espliciti vari in ogni dove.  

Dalle pubblicità indesiderate alle foto su Instagram, la nudità e gli ammiccamenti sono all’ordine del giorno. A prova dell’indignazione generale di genitori e di bacchettoni vari. C’è comunque da dire che, nonostante ci sia chi si scandalizza per qualsiasi cosa, non è comunque piacevole per un genitore pensare che il web non sia un posto sicuro per il proprio figlio. 

Ma com’è che il sesso è diventato così mainstream? Sicuramente i social network hanno dato il loro grande contributo. La grande libertà che (per fortuna) abbiamo nei paesi più sviluppati ha portato gli utenti a condividere a gran voce qualsiasi cosa possa testimoniarla.  

I siti di contenuti per adulti sono vari e i più conosciuti registrano visite giornaliere da capogiro. Tutto è diventato a portata di un click, nel bene e nel male.  

Cosa si intende per sex work  

couple

Ciò che abbiamo detto precedentemente su Onlyfans può darci un’idea iniziale su cosa si intende per sex work. Se vogliamo dare una definizione della parola sex worker, possiamo dire che indica i lavoratori del sesso.  

Molto spesso questo termine viene utilizzato da chi trova che altri termini possano risultare discriminatori. Sex worker quindi si pone come un termine neutro, che indica qualsiasi lavoro di questo tipo.  

I diritti negati dietro al sex work  

Lavoro che ha la necessità di essere riconosciuto e legalizzato. I diritti di chi sceglie di ricavare sostentamento economico dal sex work non sono riconosciuti e rispettati. I pregiudizi e le critiche, come anche la disinformazione a riguardo dilagano ancora.  

Basti pensare al fatto che chi decide di lavorare come prostituta, lo fa senza poter aprire una partita Iva e senza possibilità di contratto regolare. Ciò non permette di poter avere accesso ad una pensione futura. Viene negata una tutela legale, che dovrebbe essere imprescindibile in questo caso. 

I pregiudizi dilaganti riguardo il lavoro delle prostitute sono dovuti anche dalle leggi in vigore in diversi stati. Queste leggi sono nate per ostacolare fenomeni tragici come la tratta di esseri umani. Impedire a chi pratica sex work di godere di pieni diritti, però, non fa altro che incoraggiare le attività illegali.  

Le vittime principali di tutto ciò sono sicuramente le persone che scelgono autonomamente e consapevolmente di lavorare in questo ambito. Non è accettabile che venga considerato sfruttamento una qualsiasi tipologia di offerta sessuale con una retribuzione. 

C’è una profonda necessità di nuove legislazioni, che possano andare ad analizzare caso per caso le diverse forme di sex work, tutelando i diritti di tutti.  

Sex work online 

Le testimonianze riguardo i diritti negati delle prostitute sono innumerevoli ed è presumibile che nelle stesse condizioni lavori anche uno sex worker che opera online.  

Se la vita dei sex worker classici è difficile, immaginate quella di chi opera online. Sulle piattaforme web l’illegalità dilaga e la legislazione non può far altro che andare a colpire le grandi piattaforme, cercando di arginare il problema. Tutto ciò in mancanza di strumenti efficaci di controllo.  

Come si può risolvere la situazione?  

Nonostante ciò, applicare censure e restrizioni non sembra essere la soluzione. Gli utenti arrivano a lasciare una piattaforma per spostarsi su una nuova, senza restrizioni legali. Tutto ciò in un loop infinito. La repressione non è mai stata una buona idea. Ciò che ha bisogno di essere cambiata è la mentalità.  

Bisogna sensibilizzare le persone sull’argomento, tramite esperti che possano offrire un servizio di informazione. Gli utenti, i clienti, i cittadini devono essere consapevoli dei diritti negati del sex work, di quanto sia importante dare valore alle persone che prestano il proprio corpo per scopi lavorativi.  

Il discorso è ancora più importante se ci riferiamo ai giovani. C’è la necessità di educare gli adolescenti ad un buon rapporto con il sesso, oltre che al rispetto reciproco. Non bisogna stigmatizzare il mondo del porno, etichettandolo come male assoluto. Dobbiamo mostrare come, in maniera equilibrata, si può usufruire di contenuti espliciti anche con un occhio di riguardo verso i diritti di chi appare sullo schermo del nostro cellulare.  

 


Fonti:  

tg24.sky.it

parlarecivile.it

osservatoriodiritti.it

Credits:

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *