Questo non vuole essere sicuramente un articolo che si basa sulla tipica domanda “che cosa è libertà?”. Di questo lasciamo che dibattano i grandi esperti e lasciamo che le nostre anime trovino la risposta da sole. Piuttosto, a che livello di libertà è ridotto il nostro Paese? Beh, ovviamente non valgono paragoni con i maggiori esponenti del principio di libertà quali Russia, Cina e simili, altrimenti il gioco sarebbe troppo facile.
Posso dire che…?
“Posso dire che l’Italia è un paese libero?”
“Eh no, se non dici quello che pensa la maggior parte della gente no…”
“Ah no?”
“Viva la libertà” è un motto grandioso, uno stile di vita invidiabile e una frase che risuona perennemente nelle nostre teste. Ma oltre al fatto di non essere sicuri di sapere cosa significhi totalmente il concetto di libertà, per quello che è il suo significato generale, in Italia è rispettato?
Partiamo per esempio dalle solite frasi fatte del tipo “ma io sono libero di dire quello che voglio oppure no?”. In linea teorica si, sempre che non insulti il Signore o nel caso in cui offendi pesantemente qualcuno, allora lì la situazione inizia a essere un filo tesa. Comunque, il problema non sussiste tanto nel fatto di aver la possibilità di dire qualcosa, ma più che altro nelle conseguenze di un particolare commento o di una posizione che si esprime.
Etichettatura
Nel momento in cui prendiamo posizione o semplicemente diamo risposte a quesiti di vario tipo, appena finiamo di parlare veniamo etichettati, o posizionati in determinati “settori sociali” che indicano, secondo li stessi che ci etichettano, come la pensiamo su determinati temi. Quindi dobbiamo stare bene attenti a come rispondiamo se non vogliamo essere fraintesi o messi in disparte o classificati in settori che non ci appartengono.
Dall’asilo ai grandi
“Ti piacciono le arance?”
“No, preferisco i mandarini”
“Ah quindi stai dicendo che le arance ti stanno sul c***o, le odi. Preferisci i mandarini perché sono più piccoli e quindi discrimini quelli più grandi. Come fanno a non piacerti le arance, piacciono a tutti! Poi perché i mandarini dovrebbero essere migliori di tutto e tutti, cosa hanno in più degli altri, non c’è niente di così bello in loro. Non capisci nulla…”
Questo è un possibile discorso che si può tenere in una classe dell’asilo, ma che non si allontana più di tanto da quelli che sentiamo nel mondo dei grandi. Le reazioni sono quelle: o bianco o nero. O sei da una parte o dall’altra. Il succo della situazione (per restare in tema di frutta) è l’abbandono dell’analisi e dell’approfondimento. Non c’è spazio per soluzioni o risposte accurate. La gente non ha tempo di analizzare i diversi contesti e di capire realmente cosa una persona dice.
Complicazioni
Insomma, sei libero di dire quello che vuoi, però se è qualcosa di diverso dalla maggioranza tranquillo che non andrà mai bene. Hai la libertà di prendere parola e dire la tua fortunatamente, ma se esprimi un’opinione poco condivisa sei subito messo alla gogna. Quindi magari preferisci startene zitto e rimanere nel tuo. E questa si può davvero chiamare libertà?
Posso dire la mia, ma sapendo che non è una posizione che piace agli altri, c’è il rischio che venga attaccato, e io non voglio essere attaccato o isolato; perciò me ne sto per i fatti miei oppure rischio tutto e come ultimo baluardo affermo le mie posizioni con tutti i rischi che ne derivano. Quindi, siamo davvero liberi se poi alla fine dobbiamo affrontare una scelta di questo tipo?
Parla ma non troppo
Certo, delle regole e dei limiti ci sono e bisogna rispettarli, anche se viviamo in un paese libero. La libertà non è di certo alzarsi al mattino e in base alla giornata potersi permettere di uscire e insultare la gente a più non posso. Però non sarebbe brutto svegliarsi e sapere che qualsiasi cosa dica, in maniera rispettosa e seria, non sia motivo di scherno o di insulti.
Se guardiamo ad alcuni esponenti politici e non che appaiono in talk shows o altro c’è da dire che comunque questo Paese è a livelli altissimi di libertà. Ma libertà di qualsiasi tipo; soprattutto di dire ca**ate. Quante ne sentiamo tutti i giorni? I cinema non chiudono tanto per la pandemia ma perché ormai ci si diverte talmente tanto in tv a sentire certe castronerie, che è inutile pagare il prezzo del biglietto e riempirsi di pop-corn fuori da casa.
Quindi, alla fine, se loro possono permettersi determinate uscite, perché noi dovremmo preoccuparci delle nostre? Signori e signore, dulcis in fundo in quanto a libertà, di opinione, espressione e simili, non possiamo lamentarci suvvia. Non ce la passiamo male dopo tutto. Addirittura siamo oltre, visto che ci sono persone che nonostante non abbiano conoscenze in nessun campo o quasi, possono tranquillamente presiedere e partecipare in luoghi, trasmissioni dove ci si aspetta un minimo di preparazione. Meglio di così. Anzi, più liberi di così…
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