Acqua: un diritto inviolabile dell’umanità

Con la risoluzione ONU del 28 luglio 2010 il diritto all’acqua entra nella Dichiarazione universale dei diritti umani, fatto evidente di come il riscaldamento globale e uno sviluppo non sostenibile delle attività umane abbia messo a rischio l’accesso alla sostanza imprescindibile per la vita, un problema che non tocca solo gli Stati più poveri del pianeta ma anche quelli più ricchi nonostante il problema non conquisti mai l’attenzione che meriterebbe.

ALCUNI ESEMPI DEGLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Se consideriamo gli effetti del cambiamento climatico sulla disponibilità e qualità dell’acqua, è impossibile non considerare come esso possa influire negativamente su tutte quelle attività che fanno uso di acqua per il proprio funzionamento e sviluppo, dall’industria alimentare e agricola alla salute umana; un primo problema è rappresentato dalla gestione delle infrastrutture idriche.

Infatti i fenomeni estremi legati all’acqua e derivati dal surriscaldamento globale rischiano di compromettere le stazioni di pompaggio delle acque reflue con i conseguenti rischi igienico-sanitari per la popolazione; un’ulteriore problema è rappresentato dalle dighe di cui bisognerebbe studiare la possibilità di modifica o – nei casi più estremi – di smantellamento, per evitare l’impatto ambientale e sociale che deriva dalla loro costruzione.

Emblematico è anche il settore agricolo dove la sfida diventa tecnologica: la Climate-Smart Agriculture (C.S.A.) consiste in una serie di metodologie atte a una gestione consapevole e intelligente della terra e dell’acqua incentrate sulla sostenibilità ambientale e sulla riduzione di emissione di gas serra in atmosfera.

Gli effetti inoltre influiscono direttamente sugli insediamenti umani, si possono verificare danni diretti sui sistemi di erogazione con la conseguente contaminazione dell’acqua fornita alle persone e lo scarico di acque reflue non trattate che possono produrre notevoli danni ambientali e sanitari, problema che non si estende solo al perimetro urbano ma anche al di fuori se l’approvvigionamento idrico è basato su bacini idrografici distanti, infatti vanno considerati gli effetti negativi e potenzialmente catastrofici su ecosistemi distanti e sulle comunità che ne dipendono.

NEL MONDO: SIRIA E IRAQ

Nel mondo si possono concretamente già osservare alcune situazioni di grande preoccupazione che hanno prodotto e producono casi di instabilità politica e sociale. In Siria, prima della guerra civile esplosa nel 2011, si è verificata una delle più gravi siccità del Paese derivata dal surriscaldamento globale, i cui effetti sono stati amplificati da una cattiva governance e da politiche agricole insostenibili. Infatti un trend di crescita della temperatura nell’area del Mediterraneo Orientale ha portato al conseguente inaridimento del terreno amplificato dalla mancanza di precipitazioni, una circostanza non temporanea e costretta a peggiorare in futuro.

La situazione si presenta critica anche per l’Iraq, paese compreso tra i due grandi fiumi Eufrate e Tigri che tutti noi abbiamo conosciuto come “Mezzaluna fertile”. Qui la crisi idrica va analizzata tenendo conto delle diverse politiche attuate dagli Stati vicini, le dighe Turche e Siriane infatti contribuiscono all’abbassamento della portate dei due fiumi creando bacini d’acqua artificiali e provocando così la conseguente siccità e aridità del terreno: è evidente che il periodo di crisi politica che l’intera zona stia vivendo non contribuisca positivamente alla situazione ma la maggior parte delle colpe è da ricercarsi nei cambiamenti climatici e nelle attività umane.

E L’ITALIA?

L’emergenza idrica riguarda direttamente il nostro Paese. Una ricerca dell’ISTAT del 2017 ha evidenziato come 1 famiglia su 10 abbia lamentato irregolarità sull’erogazione idrica nella propria abitazione e su come l’utilizzo dell’acqua del Paese sia aumentato del 600 per cento rispetto al secolo scorso.

La scarsità delle precipitazioni ha provocato una crisi idrica nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Arno e Tevere), aggravata dallo spreco di acqua potabile che avviene nel nostro paese,  ultimi in Europa per efficienza. Oltre che per uso domestico, lo spreco è dovuto anche alle carenze infrastrutturali, alla mancanza di investimenti su tutto il territorio in aggiunta ai consumi e ai prelievi non autorizzati della rete idrica. È una crisi annunciata a cui ancora sembrano mancare risposte.

La gestione del clima e dell’acqua necessita di meccanismi di coordinamento incisivi a livello internazionale, se non si raccoglie infatti la sfida a livello globale, il problema non troverà mai una soluzione concreta e definitiva. La frammentazione delle risposte e delle politiche adottate ma scollegate tra loro,  non contribuiscono né alla cooperazione su vari livelli né ad affrontare il problema  su scala mondiale. La costante attenzione al cambiamento climatico da parte delle nuove generazioni può sicuramente essere una spinta per nuove proposte da sostenere, senza contare come anche la tecnologia potrebbe influire positivamente sulla sfida che dobbiamo raccogliere.


FONTI:

it.euronews.com

internazionale.it

unesdoc.unesco.org

pnas.org

Credits:

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