Bias e stereotipi nel cinema: dalla sirenetta nera agli altri casi

Nel mese di settembre 2022 non si è fatto che parlare di una questione in particolare: il nuovo live action su “La Sirenetta” della Disney. In particolare, ciò che ha scatenato polemiche e indignazioni è stata la scelta dell’attrice protagonista. Ma perché tale scelta è stata tanto criticata? Cosa c’entrano i bias e gli stereotipi?

Il caso della Sirenetta nera

Correva l’anno 1989 quando la Disney rilasciava “La Sirenetta“, film d’animazione che racconta le vicende della principessa sirena che si innamora di un umano. La storia è tratta dalla fiaba omonima di Andersen, risalente al 1837. Da quel momento in poi, questa storia è entrata nell’immaginario collettivo mondiale. Nel 1913, addirittura, è stata realizzata una statua, raffigurante proprio la Sirenetta, che si trova tutt’ora su uno scoglio all’ingresso del porto di Copenaghen. Ormai è diventata un vero e proprio simbolo della città.

Negli anni non sono mancati nemmeno gli adattamenti cinematografici e televisivi. L’ultimo dei tanti uscirà, appunto, nel 2023. Come attrice protagonista è stata scelta Halle Bailey, una giovane cantante e attrice statunitense. Ebbene, questa scelta ha aizzato tantissime polemiche e contro-polemiche. In particolare, risulterebbe assurdo che a impersonare il personaggio della Sirenetta sia una ragazza nera.

Nell’immaginario collettivo, infatti, questo personaggio ha i capelli rossi ed è bianca. O meglio, questa è l’idea che tutti noi abbiamo in testa, quella a cui ci siamo affezionati e che portiamo dentro di noi, magari dall’infanzia. Dobbiamo ricordarci, però, che questa storia, come tante altre, è semplicemente il frutto della fantasia di uno scrittore. Non si tratta di una storia fondata su fatti realmente accaduti, che (al contrario) meriterebbe una certa accuratezza rappresentativa.

L’accusa di essere “politically correct”

Chi critica la scelta dell’attrice che interpreterà “La Sirenetta” accusa l’industria cinematografica di essere troppo “politically correct”. Con questo termine si intende il tentativo di rispettare tutte le categorie di persone, evitando qualsiasi tipo di pregiudizio. In certi casi, però, si rischia di risultare esagerati. Eppure, non è la prima volta che l’opinione pubblica viene animata da una polemica del genere.

Oltre alla Sirenetta nera: il blackwashing

Di recente coniazione, il “blackwashing” indica proprio la scelta di far interpretare a un attore nero un ruolo che, storicamente, appartiene a un’altra etnia. Certe volte questa scelta può essere compiuta, semplicemente, per un desiderio di inclusività. Si vuole semplicemente dare spazio a nuove rappresentazioni di storie di fantasia. Eppure, molti sostengono che, in diversi casi, si tratti di una scelta prettamente politica, che non rispetta la credibilità della storia.

Per fare un altro esempio, nel 2018 era scoppiata una polemica riguardo a “Troy: Fall of a city“, un adattamento televisivo dell’Iliade di Omero che includeva molti attori neri. Eppure, bisogna ricordare anche che, in passato, è drammaticamente esistito il “whitewashing”. E, in questo, caso, non si trattava proprio di tentativi di inclusività, anzi.

Il whitewashing

Per decenni, nel secolo scorso, il razzismo ha dominato anche nel grande e piccolo schermo. Gli attori neri sono stati relegati a ruoli minori, non venendo considerati e premiati per i loro meriti attoriali. Per farvi un esempio, tempo fa vi abbiamo parlato di “Hollywood” una miniserie che racconta proprio il “dietro le quinte” dell’industria cinematografica del dopoguerra. Si può percepire tutta la discriminazione presente all’epoca, che ha segnato la vita e l’esperienza di tantissimi artisti.

Un caso emblematico, raccontato anche nella miniserie, è quello che riguarda Hattie McDaniel, vincitrice de premio come Miglior Attrice Non Protagonista per il suo ruolo in “Via col vento“, nel 1940. Pur essendo la prima afroamericana ad aver vinto un Premio Oscar, non poté assistere alla cerimonia, proprio per la sua etnia. Il “whitewashing” è la tendenza a far interpretare ad attori bianchi dei ruoli che sono di altre nazionalità. Ha purtroppo permeato una grande parte della storia cinematografica, arrivando a colpire anche altre etnie. Basti pensare alle polemiche riguardanti l’adattamento cinematografico del 2017 di “Ghost in the shell“, con protagonista Scarlett Johansson. In questo caso, per interpretare un personaggio storicamente asiatico, è stata scelta un’attrice bianca.

Cosa c’entrano bias e stereotipi in tutto ciò

Prima parlavamo del fatto che la Sirenetta con i capelli rossi e la pelle di porcellana è un’immagine della nostra infanzia, che ci è stata inculcata e che è difficile sradicare. Questo può essere un esempio di “bias“, cioè una visione soggettiva e spesso distorta della realtà. Questa visione si basa sulla nostra esperienza del mondo, che inevitabilmente ci influenza.

Infatti, crescendo e facendo esperienza nel mondo, veniamo inevitabilmente influenzati da rappresentazioni, che a loro volta influenzano il nostro comportamento. I film e le serie tv, specialmente per la diffusione che hanno dell’attualità, sono fondamentali quando parliamo di rappresentazioni. Da quando siamo piccoli, facciamo esperienza del mondo tramite ciò che vediamo e che ascoltiamo.  Se siamo abituati a pensare alla Sirenetta in un certo modo, è molto difficile quindi “accettare” che sia rappresentata in un altro modo.

Il cinema è sperimentazione

Eppure, dovremmo ricordarci che il cinema è soprattutto sperimentazione. Prendere una storia classica e rimaneggiarla, cambiandola e modificandola, è ormai normale. Non dobbiamo, quindi, rimanere ancorati a una sola rappresentazione, capendo che le opere di fantasia appartengono a tutti.

In ogni caso, bisogna analizzare e comprendere sempre il contesto. Certi film scelgono un cast di attori neri proprio con l’intenzione di rivoluzionare una storia che appartiene al “dominio” bianco, ad esempio. Gli unici casi in cui varrebbe la pena discutere di questo argomento sono quelli in cui l’etnia del personaggio è fondamentale per la trama in sé.

Dobbiamo renderci conto di quanto sia importante dare spazio all’inclusività. Il razzismo, i pregiudizi e le discriminazioni sono ancora presenti fortemente e lo possiamo vedere ogni giorno. Il cinema è nato per trasmettere messaggi e ha, che lo si voglia o meno, uno scopo ideologico. Se vedere una sirenetta nera può educare le nuove generazioni a una visione maggiormente inclusiva, ben venga.


Fonti: 

tg24.sky.it

it.wikipedia.org

Credits:

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