Censurami questo! La satira politica ai tempi delle censure social

La satira è dura, stronza, fastidiosamente intelligente e, la maggior parte delle volte, incompresa: un po’ come la cugina da cui sei sempre stato sessualmente attratto senza alcuna spiegazione.  

Alla gente stupida non piace la satira, perché fondamentalmente non la capisce. È lo stesso motivo per cui la matematica fa schifo. 

Soprattutto, però, la satira è difficile e non immediata, perché non significa necessariamente insultare attraverso parolacce (però sono belle quindi usiamole, cazzo).

Satira non è: “Sai qual è la differenza tra una cagna e la tua ragazza? Nessuna, abbaiano entrambe, ah-ah-ah”. No, cazzo! Questa non è satira, questo è essere teste di cazzo. 

La satira non è satira 

Ai giorni nostri, qual è la cosa più importante? La famiglia, il lavoro, la reputazione, ricordarsi di non tenere gli animali sul balcone nelle giornate calde? 

No, niente di tutto questo. I social network sono importanti: sono quelli che rispecchiano la nostra vita o che vorremmo la rispecchiassero, dipende da quanto ci odiamo. 

Uniamo tutti questi fantastici puntini e cosa otteniamo? 

No, non quel giochino stupido della settimana enigmistica che facciamo tutti perché non sappiamo come si risolve un rebus. 

Otteniamo che la gente non capisce la satira o non la condivide per vergogna. 

Niente satira sui social 

I social sono segretamente anti-satira: non è che ti dicano di non farla eh, ma si comportano un po’ come tua madre quando ti diceva di fare qualcosa con il tono di voce di due ottave sopra il normale (chiaro segnale di minaccia imminente). 

La satira sui social quindi c’è, ma è blanda, tranquilla, noiosa come il gelato alla pesca. 

Certo, sui social troviamo meme satirici, vignette, magari anche qualche articolo, ma è una satira ammaccata, senza mordente, che fa solo ridere senza originare alcuna riflessione. 

Se proviamo a spingerci oltre, magari scrivendo un articolo come “Guida semiseria per aspiranti dittatori (momento pubblicitario: la guida esiste, andate a leggerla, che è una figata), ci ritroviamo bannati nel tempo di cinque minuti. 

Il responsabile 

Proprio come nel film Full Metal Jacket, la domanda da porsi è:

ma chi è quello stronzo, comunistapompinaro che ha firmato la sua condanna a morte?

Non lo sapremo mai, perché Facebook (per ora) non è un’intelligenza artificiale senziente, che capisce in toto ciò che una persona scrive in un post: riconosce solo delle parole e, se rientrano nella sua black list, ti dà il ben servito. Ma ciò non importa al momento.

Il punto su cui riflettere è che, per far notare al gigantesco occhio di Facebook che tu esisti, qualcuno ti deve segnalareE questo qualcuno magari  non capisce la satira, però ride alla battuta della cagna di prima, perché: “fattela una risata, no?”. 

La risata me la posso fare solo se la frase è comprensibile a chi ha un quoziente intellettivo pari o inferiore a quello di un broccolo (universalmente e scientificamente riconosciuto come la verdura più stupida e maligna al mondo). Se superiamo quella soglia, allora non vale più. 

La presa per il culo 

Però sui social troviamo tantissime altre meravigliose pagine o video spammati ovunque e senza logica, come per esempio quelli che ritraggono un umano coinvolto in azione zoofile, che se le segnali ci vogliono i mesi per farli scomparire e due anni di analisi per superare il trauma di tale scoperta. 

L’articolo satirico con le parole brutte no, ma il tizio che si scopa il cavallo va bene: possiamo tenerlo in piattaforma diversi mesi, perché la gente non segnala abbastanza. 

Certo: perché se l’articolo coinvolge in qualche modo il beniamino politico di qualcuno, viene segnalato immediatamente. Invece, il tizio che decide di scoparsi il becco di una gallina non fa incazzare, fa solo schifo, quindi non lo si segnala e si esce  semplicemente  dalla pagina.  

Quindi di chi è la colpa? 

È colpa della piattaforma che, in cuor suo, ha comunque le proprie ragioni per censurare senza capo né coda oppure della gente che si preoccupa sempre e solo dei propri interessi e vuole oscurare tutto ciò che non gli piace, ma, quando c’è davvero bisogno di segnalare, chiude tutto, perché pensa lo farà qualcun altro? 

Decidete voi, io vado a mangiarmi un gelato decente, che quello alla pesca mi fa schifo. 

 

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