Di migranti non si parla più? Qual è la situazione di oggi

Dove sono i migranti?

Dove sono finiti gli ossessivi dibattiti politici sull’immigrazione, le aspre critiche alle politiche di accoglienza e le voci grosse su chi ha ragione in fatto di migranti? Da un po’ di tempo non se ne parla più. Per l’esattezza da quando è iniziata la pandemia.

Ma i migranti ci sono ancora e il fenomeno è più che mai presente. Non si sente solamente più la necessità di discuterne o, almeno, di interessarsene.

La questione migranti: origini del fenomeno

Parlare di immigrazione è complesso e richiederebbe un excursus a partire dal Dopoguerra, quando l’Italia era terra di emigrazione, più che di arrivi. Spesso si pensa che il fenomeno migratorio nel nostro Paese sia recente, ma non è così. Basta ricordare che gli italiani furono essi stessi dei migranti alla ricerca di terre più prospere, quando ancora non era stato raggiunto il benessere economico — si pensi a tutti gli italo-americani oggi presenti negli USA, o ai tanti trasferitisi in Germania. Fino all’inizio degli anni ’70, il numero di persone che partivano dall’Italia era maggiore di quelle che rientravano.

Solo con il boom economico e il consolidamento del sistema, i nostri connazionali hanno trovato pari opportunità in Italia, senza dover emigrare. Poi, dal 1973, il saldo migratorio inizia a essere in controtendenza e tale è rimasto fino a oggi.

Chi sono i migranti?

Immigrazione non significa solo arrivare in Italia con un barcone, causando un gran chiasso in televisione, come traspare dai grandi media. Troppo spesso ci si dimentica che gli immigrati non sono solo quelli su cui si è focalizzata l’attenzione dei politici negli ultimi cinque anni e, dunque, persone prevalentemente provenienti dalle comunità africane e che oltrepassano i nostri confini, entrando dalle coste del Sud Italia con barche strapiene, in condizioni estreme, spesso dopo gravi tragedie in mare.

Gli immigrati sono anche coloro che vengono dai Paesi dell’est Europa, come molte donne moldave o ucraine, le quali arrivano in Italia per lavorare come badanti o babysitter e avere i soldi per mantenere le loro famiglie nel Paese d’origine. Immigrate sono anche le numerose comunità cinesi che hanno saputo pian piano integrarsi e che oggi costituiscono la terza etnia più presente nel nostro Paese (secondo il numero di permessi di soggiorno attivi in data 1 gennaio 2019).

Immigrazione significa…

Perciò, immigrazione significa abbandonare la propria amata terra, sacrificare le proprie sicurezze, mettere da parte le proprie origini, per cercare di migliorare le proprie condizioni, che nel Paese natio risultano precarie.

Ma spesso essere migranti significa anche dover affrontare difficoltà di accoglienza e integrazione nello Stato di destinazione, nel quale si ripongono tante speranze. Questo aspetto è ciò che risalta negli ultimi anni, da quando gli sbarchi sulle nostre coste sono diventati ingombranti per alcune fazioni politiche e nell’UE si è aperto un vero e proprio dibattito mai risolto. Tuttavia, dopo anni di crisi e tumulti, dove sono finiti i migranti, categoria in difficoltà soprattutto in tempi di coronavirus?

Coronavirus e migranti

Sebbene non si senta più parlare all’ordine del giorno di immigrati e problematiche correlate, ciò non significa che i controversi sbarchi siano finiti. Semplicemente, la priorità spetta ad altri argomenti.

Leggendo i dati riportati dal Ministero dell’interno, nel periodo 1-29 gennaio 2021 sono stati registrati 897 migranti sbarcati, 376 in meno rispetto allo stesso periodo nel 2020, ma 742 in più rispetto al 2019. Come si nota, l’immigrazione è ancora viva, è presente e i problemi non si sono affatto risolti. Proprio nei giorni scorsi, la nave di soccorso Ocean Viking è riuscita a ottenere il permesso per poter far sbarcare 374 migranti ad Augusta, dopo varie peripezie legate alla situazione del coronavirus in Sicilia (ai tempi dei fatti in zona rossa).

La situazione vaccini: e i migranti?

Oltretutto, nonostante l’attenzione pubblica non si concentri su questo, c’è un nuovo dilemma in campo: i vaccini verranno somministrati anche ai migranti?

Se ci pensiamo, la categoria dei migranti è tra quelle più a rischio, per ovvi motivi. Tuttavia, il Governo italiano non ha aperto bocca sulla questione, o, meglio, non è stata evidenziata alcuna opinione da parte dei media. Oltre mezzo milione di persone, tra cui richiedenti asilo, migranti irregolari e rifugiati, rischiano di finire in fondo alla lista, o addirittura di essere esclusi dalla campagna vaccinale. Questo perché le dosi scarseggiano e i migranti sono improvvisamente non sono più una priorità.

Una questione irrisolta da tempo

Il perpetrare di politiche di aggressività e di rifiuto del diverso e poi di disinteresse nel momento più critico porterà solo a incrementare le difficoltà correlate alle migrazioni. La politica italiana dovrebbe riprogettare correttamente i piani di accoglienza e integrazione, proponendo soluzioni concrete ed eque insieme  all’Europa.

Inoltre, la pandemia mondiale dovrebbe far suonare un campanello di allarme, rendendo necessario prendersi cura dei più deboli, che sono i più esposti ai pericoli del coronavirus. Solo in questo modo le condizioni dei migranti potranno migliorare e il mondo garantirà più opportunità a tutti.

Fonti

Wired

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